di Enrico Bosi, consigliere di Forza Italia
Il tema della cultura a Firenze è da sempre tanto indigesto quanto sgradito agli amministratori della nostra città, che più volte su questa materia hanno dato e continuano a dare prove di incapacità, insipienza, pressappochismo, indifferenza, malgoverno, operando scelte che poi si rivelano sciagurate e fonte di sprechi.
Elencare tutte le "performance" dell'amministrazione in campo cultuale è impresa ardua e di incerta utilità, per cui ci limiteremo, nel presente, a concentrare la nostra attenzione solo su quelle più recenti.
La cultura a Firenze, ha fra le sue tante negative peculiarità, non solo quella di aver smarrito il ricordo che la città è stata culla di valori di civiltà e di cultura universali, ma, anche, più modestamente, di fornire l'occasione di incontro tra personalità e soggetti pubblici che, a vario titolo, con pochi meriti e parecchi demeriti, se ne occupano. Ne scaturiscono grottesche quanto improbabili collaborazioni ed iniziative che poco di buono promettono. Così dal congiunto sforzo organizzativo degli Assessorati alla Partecipazione democratica e alla Cultura del Comune di Firenze nasce il ciclo di incontri "Il futuro della cultura nel territorio fiorentino", con il dichiarato intento di avvicinare i cittadini, le associazioni e gli operatori del settore alla cultura e ad alcuni temi particolari quali la conservazione dei beni culturali, l'arte contemporanea, il piano di gestione del centro storico secondo le indicazioni dell'Unesco.
Protagonista, dunque, dell'iniziativa il tandem Siliani e Bevilacqua. Il primo distintosi ultimamente per l'incredibile vicenda del crocefisso nei locali dell'anagrafe di Palazzo Vecchio, considerate anche le radici cattoliche dell'assessore in questione. L'altra per l'inesauribile susseguirsi di sprechi per finanziare iniziative che poco hanno a che fare con il buon governo della città e che al contrario alimentano occasioni di spreco di denaro pubblico mediante l'attribuzione di incarichi ad personam (siamo già oltre la dozzina in pochi mesi) e l'attivazione di costosi quanto inutili percorsi partecipativi in cui la scarsa frequenza cittadina e la sterile discussione di scelte già compiute ed imposte dai piani dell'amministrazione la fanno da padrona.
Strano modo di concepire la partecipazione specie quando ad essa si attribuisce la qualifica di democratica: la vicenda del progetto dell'ex panificio militare di via Mariti che si arricchisce della critica di esponenti della maggioranza dopo le proteste degli abitanti, le polemiche sui lavori della tranvia (perché l'amministrazione non ha attivato alcun percorso concretamente partecipativo?) e la mancata ricerca del consenso su altre iniziative, spacciate per popolari ne sono sicura testimonianza.
Ma la cultura ha anche permesso di conoscere, dopo mesi di "fragoroso" silenzio e mancata informazione, nuovi sviluppi del progetto tanto caro ai soggetti pubblici coinvolti: sto parlando della vicenda della Fondazione della cultura in cui spicca l'ingombrante presenza del presidente della Camera di Commercio fiorentina Mantellassi e l'iniziativa delle amministrazioni pubbliche incapaci ancora una volta di favorire e ricercare l'ingresso di soci privati (anche quelli già presenti nella defunta Firenze Mostre hanno fatto un passo indietro).
E che dire infine di Firenze 2010 che trova discordi gli assessori coinvolti, tra chi sostiene che deve essere un organo di coordinamento dei progetti culturali e chi lo ritiene uno strumento propositivo e di studio. L'associazione nata con lo scopo di gestire il piano strategico non ha finora prodotto alcunché di concreto, nonostante le trionfalistiche dichiarazioni dell'assessore Nencini e i proclami del Sindaco, ai quali vorrei ricordare che Torino, esaurita la fase di realizzazione del primo, è già al secondo Piano strategico.