Sarà presentato sabato 12 marzo 2005 alle 17,30 il nuovo saggio di Marino Biondi, La cultura di Prezzolini (Polistampa, cm 12x17, pp. 204, Euro 9). Avverrà alla Fondazione Circolo Rosselli in piazza della Libertà 16 a Firenze, relatori Corrado Pestelli e Riccardo Pratesi. Saranno presenti inoltre l'autore e l'editore.
Il volume ripercorre l'evoluzione del pensiero di Prezzolini attraverso lo studio delle tre diverse edizioni de La cultura italiana, da quella pubblicata nel 1906 insieme a Papini col titolo "La coltura italiana" all'ultima, pubblicata nel 1927, particolarmente interessante per gli studiosi del periodo fascista.
Attraverso la lettura, l'analisi e la collazione delle diverse edizioni di quello che Biondi ha sapientemente definito "il libro uno e trino", il saggio ripercorre il rapporto di Prezzolini con il maestro Benedetto Croce, studia i suoi contatti con il mondo dell'editoria e del giornalismo italiano e il suo ruolo di precettore degli italiani e di "padre del giornalismo moderno".
Non è il solito Prezzolini "antiitaliano" quello che emerge dalle pagine di Biondi: è un Prezzolini tenacemente fiducioso nelle capacità della comunicazione, che non si lascia disilludere come fa Papini, ma che cerca di realizzare il sogno di ergersi a grande pedagogista della cultura italiana, tanto che quando abbandona l'Italia lo fa come un amante deluso.
Dopo avere scritto nel 2002, sempre per Polistampa, di Scrittori e miti totalitari, analizzando le figure di Malaparte, Pratolini e Silone, Biondi completa oggi la sua analisi del disagio intellettuale nella prima metà del Novecento, tema presente anche nel carteggio che chiosa il saggio, tra Benedetto Croce e Karl Vossler, simbolo di un'amicizia italo-tedesca durata cinquant'anni.