Si è svolta mercoledì scorso presso il Dopolavoro Ferrovieri di Via Alamanni una affollata assemblea (oltre 150 presenti) dei Comitati dei Cittadini sul Piano Strutturale del Comune di Firenze, convocata con il titolo: Quale città saremo? Quale città vogliamo essere.
Il corposo documento (oltre 1500 pagine) che, una volta approvato, sostituendo il Piano regolatore, determinerà, insieme al Regolamento Urbanistico, il volto e la sostanza della Firenze dei prossimi decenni, è stato studiato approfonditamente da un Gruppo di lavoro che in questa prima occasione ne ha descritte sia le caratteristiche formali che i contenuti, evidenziando quale risulta essere la “filosofia” e il drammatico impatto sulla città e i cittadini.
Ancora una volta, come nel caso del Piano Strategico e come in numerose altre vicende (una tra tutte quella dello scempio della Fortezza), i Comitati, spesso accusati di occuparsi di “dettagli” della vita cittadina, sono stati l’unica forza che ha dimostrato volontà e capacità di analisi seria e approfondita sui temi rilevanti per la città.
Se questo è un merito dei Comitati (qui insieme a Unaltracittà/Unaltromondo e Rifondazione Comunista), al tempo stesso denuncia drammaticamente la fragilità (se non il disinteresse) di tutti coloro che, partiti, gruppi consiliari, associazioni ambientaliste e culturali, non hanno ritenuto utile - o forse saputo - presentare in una manifestazione pubblica le loro osservazioni sullo strumento di pianificazione territoriale per eccellenza della nostra città.
A distanza di pochi giorni dalla data entro la quale sarà possibile presentare le “osservazioni”, i Comitati, denunciando come i cittadini non siano stati né preventivamente consultati sui loro bisogni, né successivamente informati in modo adeguato sui contenuti del P.S.
così da poter valutare ciò che tanto profondamente li riguarda, hanno ribadito, fornendo precise e puntuali analisi (illustrate anche da carte e proiezioni), l’urgenza irrimandabile di scelte che facciano proprie, non solo a parole, le priorità di Sostenibilità, Partecipazione e Trasparenza.
Nel corso della serata Mario Bencivenni ha mostrato il carattere subalterno del Piano Strutturale ai progetti previsti dal Piano Strategico, concordato con i poteri forti della città, falsamente partecipato e pervicacemente perseguito nonostante la sua elevata pericolosità e la manifesta incapacità di gestione e realizzazione delle opere.
Maurizio De Zordo (Unaltromondo/Unaltracittà) ha illustrato quali dovrebbero essere, secondo leggi e disposizioni, le caratteristiche di un Piano Strutturale, disattese da quello proposto; in particolare come a un’analisi diffusa, facciano seguito poche e vaghe disposizioni.
Antonio Fiorentino ha messo in luce le problematiche legate alle Aree dimesse e alle Aree di trasformazione, sottolineando come il “minimalismo” normativo del piano favorisca gli interventi contrattati con la proprietà immobiliare e finanziaria, sostenendo la privatizzazione del territorio e anticipando le norme della riforma urbanistica di Berlusconi.
Manlio Marchetta (il suo intervento è stato letto) ha analizzato il modo con cui il piano affronta i problemi della mobilità, ponendo in evidenza errori metodologici, segnalando anche la pericolosità del modello centripeto del trasporto pubblico che il piano propone.
Paolo Celebre ha sostenuto e dimostrato la minaccia geologica della Circonvallazione nord (il tubone), l’inefficacia rispetto all’obiettivo di alleggerire il traffico sui viali, la minaccia che questa infrastruttura potrà rappresentare al precario equilibrio storico ambientale della collina fiorentina.
Vincenzo Simoni (Unione Inquilini) ha denunciato con forza l’inadeguatezza del piano, incapace di affrontare l’emergenza casa a Firenze, esso favorisce al contrario l’aumento dei prezzi e degli affitti degli immobili e non sviluppa in modo significativo il patrimonio edilizio pubblico.
Monica Sgherri (Rifondazione Comunista) ha posto in evidenza l’estromissione dal centro storico dei ceti economicamente più deboli e il conseguente aumento della pressione demografica sui comuni dell’hinterland.
Giorgio Pizziolo (il suo intervento è stato letto) si è soffermato sul pericoloso impatto ambientale delle operazioni previste dal piano strutturale, che sancisce l'edificabilità di ogni ritaglio di suolo libero al di fuori di ogni controllo e di ogni pianificazione certa.
È seguito un dibattito animato, con nuovi spunti e approfondimenti, forniti da Comitati e cittadini (tra cui alcuni docenti universitari).
Martedì 1 marzo alle ore 12,00 le osservazioni elaborate dal gruppo di lavoro saranno consegnate ufficialmente in Palazzo Vecchio.
In quell’occasione si terrà un presidio in Piazza della Signoria.