A quasi dieci anni dall’entrata in vigore della legge 5/95, l’89% dei Comuni toscani ha avviato le procedure per la formazione dei propri strumenti urbanistici; il 32% ha concluso il primo passaggio, approvando il piano strutturale; il 20% ha concluso tutto l’iter approvando anche il Regolamento urbanistico. In media, i Comuni hanno impiegato 4 anni e mezzo per arrivare alla fine delle procedure, migliorando sensibilmente i tempi, che prima della legge 5 erano di 6-8 anni. Le difficoltà maggiori le incontrano i Comuni più piccoli.
Sono alcuni dei dati presentati oggi dall’Irpet nel corso di un seminario organizzato dalla commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale, che proprio in questo periodo sta lavorando alla cosiddetta “super 5”, la nuova proposta di legge sul governo del territorio. Si tratta – è stato spiegato da Giovanni Maltinti, Rita Allegrini e Chiara Agnoletti dell’Irpet – di un primo monitoraggio, ancora in itinere, degli effetti della legge sul territorio, che ha preso in esame non solo l’andamento delle procedure, ma anche il contenuto dei piani e dei regolamenti approvati.
Lo studio ha messo in luce, ad esempio, che le previsioni di incremento del carico massimo destinato alle residenze negli strumenti urbanistici sono piuttosto contenute, con un valore medio del 12%, più alto per i Comuni minori e per le zone interne: si parla del 15% per l’Appennino, 13,7% per la zona dell’Arno, 15,6% per le aree interne e meridionali, 6,6% per costa e arcipelago. Circa un quarto degli incrementi sono da addebitarsi agli ‘strascichi’ della normativa precedente. “Sono dati che ci confortano e che ci possono essere molto utili nel lavoro che stiamo facendo sulla nuova legge, che contiamo di portare all’approvazione entro la fine dell’anno – ha commentato il presidente della commissione Territorio e ambiente, Sirio Bussolotti – Lo studio smentisce quanti hanno sostenuto che la legge 5 ha permesso di travalicare le regole, mentre conferma che sono i Comuni più piccoli a trovare le maggiori difficoltà.
Per evitare che utilizzino il territorio soltanto come fonte di introiti, dobbiamo lavorare ancora per trovare il modo di renderli più autonomi”. Dopo l’intervento di Alessandro Cavalieri, responsabile dell’Area programmazione e controllo della Regione, ed il dibattito coordinato da Alfonso Lippi, segretario della commissione Territorio e ambiente, è stato l’assessore regionale all’urbanistica, Riccardo Conti, a tracciare qualche conclusione. “Nella nuova legge – ha detto – abbiamo introdotto una procedura di valutazione dei piani, prima assente, e abbiamo rafforzato le modalità di collaborazione tra i diversi enti: la ricerca dell’Irpet conferma la necessità di queste modifiche.
L’urbanistica va governata favorendo il più possibile la formazione di piani strutturali comuni tra più enti locali”.