Massimo Fini è " CYRANO " al Teatro Puccini dal 4 al 6 novembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 ottobre 2004 11:39
Massimo Fini è

Massimo Fini è un giornalista difficilmente etichettabile come schierato per una parte o l'altra, come sa chi lo ha talvolta ascoltato a Zapping, da cui da oltre un anno è sparito, forse proprio perché non schierato . Aveva un accordo con la RAI per fare un programma di costume in 15 puntate "Cyrano" un contratto firmato, una prima puntata registrata, che , come suggeriva il titolo, «Morire prima, morire tutti», era sarcasticamente dedicata all'incapacità, tutta moderna, di accettare la vecchiaia e la morte.

Il programma era già stato segnalato dai giornali, quando Il giorno dopo la registrazione lo hanno chiamato e gli hanno detto che il programma non si poteva fare perché in alto c'era stato un veto sulla sua persona. L’idea di questo Cyrano teatrale si basa sulla convergenza tra il sistema televisivo e cinematografico con il teatro, ed è un tentativo di trasformare una conferenza in uno spettacolo teatrale, proponendo un programma censurato in una dimensione ancora libera quale il teatro.

Cyrano è infatti il titolo del format che sarebbe dovuto andare in onda tutti i martedì notte su Rai Due, a partire dall’ottobre 2003, ma che è stato censurato per la scomoda presenza nel ruolo del noto eroe romantico del giornalista e scrittore Massimo Fini. Il programma conteneva nella regia contenuti molto vicini alla suggestione teatrale, ecco che la scelta del teleteatro non diventa un ripiego, bensì il luogo predestinato allo sviluppo ed all’amplificazione del messaggio. L’obbiettivo principale comunque non sembra tanto quello di combattere la censura, fatto importante ma tutto sommato marginale e inoltre molto italiano, ma di visualizzare in che condizioni si sia ridotto l’uomo occidentale.

E dove lo sta portando la sua folle corsa, resa miope dalla opulenza, ma genitrice di depressioni, frustrazioni, perdite di senso. Vittima delle oligarchie, confuso da una finta democrazia, chiuso all’interno di un meccanismo di consapevolezza del suo stato ma incapace di ribellarsi. In un momento di rinnovato interesse per il teatro impegnato , vale davvero la pena di assistere a questo spettacolo di difficile collocazione. Siamo lontani , infatti, dal teatro-finzione, qui il teatro si allontana dal suo ruolo tradizionale per mostrare ciò che in televisione viene taciuto.

Il suo ruolo è forse più etico, che estetico.
AL

In evidenza