Kaled in concerto mercoledì 14 (ore 21.15) al Piazzale Michelangelo di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 luglio 2004 12:11
Kaled in concerto mercoledì 14 (ore 21.15) al Piazzale Michelangelo di Firenze

Khaled non ha certo bisogno di presentazioni: è, semplicemente, universalmente considerato il Re del Rai, uno dei pionieri dell’etno-world, uno di quegli artisti che hanno saputo fare delle proprie delle tradizioni culturali un linguaggio universale, capace di scavalcare ogni barriera geo-politica e di dar vita ad opere popolari, nel senso più ampio del termine – e cioè, al tempo stesso, legate alle radici ed ascoltate in tutto il mondo da un pubblico vastissimo. Nato a Sidi El Houari, vicino Orano, il 29 febbraio 1960, fin da piccolo manifestò un eccezionale interesse per il canto, osteggiato dal padre che lavorava nel garage della polizia (in famiglia l' unico artista era uno zio suonatore di accordeon).

Ma a 14 anni, sotto l'influenza di Elvis Presley e Johnny Holiday, Khaled era già fuori dalla scuola, cacciato per le sue ripetute assenze, e leader di un gruppo chiamato "Cinque Etoils" che si esibiva durante le feste di matrimonio e, la sera, nei cabarets, all' insaputa del padre. Nel 1974 incide la prima canzone che passa totalmente inosservata, per cui Khaled deve continuare a guadagnarsi da vivere facendo diversi mestieri come cameriere, barman, ecc. I tempi non erano ancora maturi come lo furono due anni dopo, quando scoppiò la febbre del rai, di cui Khaled fu il simbolo, esprimendo il desiderio generazionale di rompere ogni conformismo, sia in fatto di rapporti uomo/donna che riguardo l' uso di alcool.

Anche dal punto di vista più strettamente musicale, cambiò la strumentazione che l' accompagnava introducendo gradualmente chitarra elettrica e sintetizzatore in sostituzione degli strumenti tradizionali; questa ansia di modernizzazione ne fece il simbolo della gioventù algerina in modo che a 17 anni aveva già inciso 5 LP di successo ed era ammirato sia dai giovani borghesi che dalle masse proletarie per i suoi testi crudemente anti-moralisti. Questo successo non deve far pensare però né all' arricchimento (erano gli improvvisati editori a trarne profitto) ne' a particolari spunti artistici (erano cassette registrate alla bella e meglio, magari riutilizzando brani già incisi) e di ciò Khaled era consapevole a tal punto da desiderare già a 20 anni di trasferirsi a Parigi, simbolo di libertà; occorreranno 6 anni perché il suo sogno si realizzi, quando nell' 86 venne invitato a cantare al Festival di Bobigny, che fu la svolta della sua carriera anche perché in quella occasione incontrò il suo futuro manager Djilali Ourak, che indirizzò la sua carriera.

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