I detenuti in Toscana sono oltre 4.000 con condizioni di sovraffollamento delle carceri insopportabili. Basta pensare che nel carcere fiorentino di Sollicciano sono recluse 980 persone, a cui si aggiungono altre 50 in regime di semilibertà, quando la capienza massima sarebbe di 480 persone. Sono circa 400, poi, i detenuti nella provincia fiorentina ai quali vengono applicate misure alternative alla detenzione in carcere. La Toscana è una delle regioni dove è maggiore la presenza di carceri: 18 istituti in tutto tra cui 11 case circondariali, 5 case di reclusione e un ospedale psichiatrico giudiziario, a Montelupo Fiorentino.
Da questi dati è partita la riflessione del convegno, organizzato dall'assessorato al lavoro e all'immigrazione con delega all'area carcere, che si è tenuto ieri nel Salone de' Dugento. Il convegno si intitolava, appunto, "Il difensore civico nelle carceri - Una nuova figura a tutela dei diritti dei cittadini detenuti". L'incontro al quale hanno partecipato, oltre agli amministratori degli enti locali, anche studiosi, rappresentanti del Terzo settore e delle associazioni che si occupano del mondo del carcere, aveva il compito di aprire un confronto sulla necessità di istituire la figura del difensore civico nelle carceri, partendo dal decreto di legge di cui è primo presentatore il senatore Luigi Manconi, che è stato ospite del convegno.
La figura del difensore civico in carcere, in analogia a quella del difensore civico "civile", che è stato istituito in Toscana all'inizio degli anni Settanta, prima che in tutte le altre regioni italiane, ha il potere di contattare l'organo della Pubblica amministrazione che ha disposto un'azione e di seguito quello gerarchicamente superiore per chiedere spiegazioni. In caso d'inerzia o nei casi più gravi spetterà a questo organo censurare l'operato delle autorità anche pubblicamente. Il difensore civico in carcere dovrà essere, dunque, una nuova ed autorevole figura di garanzia, ma svolgere anche un ruolo di mediazione nei rapporti tra le parti, di aiuto e sostegno a tutte le persone impegnate nel carcere, per la prevenzione dei comportamenti non rispettosi dei diritti.
E' stato il sindaco, Leonardo Domenici ad aprire il convegno ricordando l'importanza di giungere all'istituzione del difensore civico nelle carceri con l'approvazione in tempi rapidi dell'apposito disegno di legge. All'assessore Marzia Monciatti, che ha avuto qualche mese fa la delega all'area carcere, è spettato coordinare e concludere la giornata di studio e di confronto, al quale ha partecipato anche un rappresentante dei detenuti. "L'Amministrazione si sta adoperando per rafforzare la collaborazione che c'è da sempre con le direzioni carcerarie, vogliamo che le carceri non siano luoghi opachi, esclusi dalla città che invece vuole aprirsi al dialogo - ha detto l'assessore Marzia Monciatti - .
Il difensore civico nelle carceri sarebbe uno strumento molto utile per rinnovare il contatto con questo mondo".
Tre città italiane, Genova, Roma e Milano, è stato ricordato nel convegno, si sono mobilitate per l'istituzione a livello cittadino, sull'esempio della figura già esistente per il settore "civile", del difensore civico in carcere; mentre Lombardia e Lazio stanno pensando a leggi regionali per creare questa figura.
Tante bambole di stoffa, morbide e colorate, invaderanno per la Domenica delle Palme, il 13 aprile, piazza della Repubblica.
Sono le bambole create dentro e fuori le sezioni femminili del carcere di Sollicciano in seguito a un'iniziativa nata per dare una risposta al bisogno economico di molte detenute e poi proseguita fuori dalla casa di reclusione. L'assessorato all'immigrazione, lavoro e carcere che supporta da tempo le associazioni "Pantagruel" e "Il Ramo in fiore" nei laboratori interni ed esterni a Sollicciano sostiene l'iniziativa del 13 aprile che vedrà l'esposizione dei lavori delle detenute, semilibere e affidate.
Nella piazza, infatti, per tutto il giorno, dalle 9 alle 19, sarà allestita una tenda con l'esposizione di bambole e pupazzi, sempre in stoffa. Il progetto, nato nel 2001, si è articolato in un corso di formazione e successivamente in un laboratorio che ha coinvolto circa 30 donne seguite da tre insegnanti. Tutto è partito da tre associazioni: la Pantagruel, il Ramo in Fiore e l'associazione La Strada di Milano, a cui si è aggiunto il carcere di Sollicciano con un finanziamento del Ministero.
All'assessore con la delega al carcere Marzia Monciatti è stato poi presentato il progetto per la creazione di un laboratorio esterno al carcere dove potessero svolgere attività le persone sottoposte a misure alternative alla detenzione. Il piano di lavoro è stato accolto e finanziato per il 2002 e anche per il 2003. Il laboratorio esterno è stato inaugurato a dicembre 2002 nella sede dell'associazione "Pantagruel" in via Tavanti 20. Questo laboratorio resta aperto per tre mezze giornate alla settimana, per 6-8 persone semilibere o in affidamento al servizio sociale.
Tutti questi prodotti sono artistici e fatti con materiali assolutamente naturali (lana di pecora grezza e colorata, cotone, seta, miglio), le bambole, inoltre, hanno anche un valore terapeutico ed è importante che vengano fatte da persone che vivono la realtà del carcere.