Nelle scorse settimane da parte del Comitato Tutela del Conventino (che rappresenta una parte degli utilizzatori del Conventino), e dell’associazione Idra è stata condotta, a colpi di comunicati stampa, una forte polemica contro la possibile realizzazione di una piccola quota di alloggi all’interno del piano di recupero del Vecchio Conventino.
Nonostante la dichiarata volontà dell’Amministrazione comunale di confermare e rafforzare la destinazione del Conventino come spazio dedicato all’artigianato artistico e all’arte e di tutelare le attività presenti all’interno del complesso (anche le più deboli e marginali), l’intervento è stato presentato come uno stravolgimento della struttura e della sua vocazione.
"Ci chiediamo -afferma in un documento la Fondazione Giovanni Michelucci- come mai nei documenti firmati dal Comitato Tutela del Conventino e dall’associazione Idra non compare mai una parola sul fatto che:
· l’uso di diversi ambienti come deposito di materiali non funzionali alle attività presenti nel complesso occupa circa 800 metri quadri che avrebbero potuto e potrebbero più utilmente essere destinati a nuovi laboratori artigiani e studi artistici, per i quali è diventato difficile (se non impossibile) trovare nel quartiere locali a canoni accessibili, mentre nel Conventino le indennità di occupazione degli ambienti hanno da tempo un costo puramente simbolico;
· una organizzazione degli spazi meno dissipativa e privatistica potrebbe ancor più creare opportunità di inserimento di artigiani e artisti;
· sono stati seguiti, in più occasioni e anche in tempi recenti, interessi familistici e arbitrari nell’occupazione di una serie di locali vuoti residui invece che criteri riconosciuti e condivisi, e ciò è comunque avvenuto senza una richiesta inoltrata agli uffici competenti;
· c’è una evidente contraddizione tra il negare l’uso abitativo di una piccola quota dello spazio del Conventino, e il fatto che quest’uso appartenga sia alla storia sociale sia a quella presente, senza alcun stravolgimento del Conventino;
· la comunicazione tra le diverse ali del quadrilatero, che fu sbarrata dal fascismo, è accettata nella sua condizione di rottura e negazione dello spazio di relazione e formazione di aree separate;
· il Conventino che, dopo la dismissione dalla destinazione conventuale originaria ha sempre avuto un sistema di relazioni vitali col quartiere, si mostra oggi come una realtà chiusa e privata.
La Fondazione Michelucci ribadisce che:
· la priorità condivisa dall’Amministrazione comunale e da tutti i soggetti che partecipano alle attività del laboratorio è il consolidamento del Conventino come spazio dedicato all’artigianato artistico, all’arte e la tutela delle attività presenti all’interno del complesso;
· la Fondazione ha accettato di promuovere e gestire il Laboratorio di progettazione partecipata al Conventino perché la proposta di recupero del Conventino è stata configurata come salvaguardia del complesso e delle attività che vi si svolgono, contrariamente a quelle operazioni di riqualificazione che tendono ad espellere le attività e i soggetti economicamente più deboli;
· è nella piena legittimità dell’Amministrazione Comunale, proprietaria del complesso, richiedere che una piccola quota di alloggi (non invasiva della struttura e degli spazi dedicati a laboratori) sia compresa nel piano di recupero del Conventino, anche in considerazione del gran numero di sfratti in corso nel quartiere, che riguardano prevalentemente anziani e che destano grande preoccupazione;
· è nella piena autonomia del Laboratorio esprimere una valutazione di tale istanza come delle altre istanze che le associazioni di artigiani e artisti, il Quartiere, le associazioni dei cittadini e di categoria, portano come contributo ai temi del recupero;
· il piano di recupero del Conventino non va considerato in maniera isolata ma all’interno dei problemi e delle diverse azioni che riguardano l’Oltrarno.
Ogni valutazione va elaborata e discussa senza pregiudiziali, con il concorso più ampio di soggetti partecipanti, senza patenti di legittimità e senza difesa di interessi particolari o corporativi, ma con attento riferimento alla storia, alle caratteristiche e alle potenzialità del complesso, in sé e nel rapporto col quartiere e la città;
· la ricerca di un punto di vista condiviso è una costruzione faticosa, come dimostra la stessa esperienza del Laboratorio, in cui nessuno dei soggetti coinvolti può pensare di imporre la propria visione del mondo e del luogo; anche dietro il polverone sollevato sull’inserimento di piccoli alloggi ci sono posizioni legittime che vanno portate nella discussione collettiva mentre vanno respinte le posizioni di chi punta al mantenimento delle condizioni di privilegio;
· la disponibilità al dialogo, il rispetto per le idee altrui, la corretta rappresentazione delle posizioni degli interlocutori sono requisiti irrinunciabili senza i quali neanche la migliore delle ragioni merita di essere accolta;
· anche nella polemica più aspra, che può contribuire al miglioramento della proposta, non va cercato il nemico dove non c’è: la tutela di interessi particolari, anche se legittimi, non deve passare sopra alla storia delle persone, delle associazioni e delle istituzioni di cui sono parte, perché questo è una forma di degrado più grave di quella delle strutture".