FIRENZE 16 GENNAIO- Nelle imprese toscane con almeno 50 addetti (1.457 unità delle quali: il 33% ha sede nella provincia di Firenze e il
48,5% opera nell'ambito dell'industria manifatturiera) si continua ad assumere.
E' quanto emerge dall'indagine dell'Osservatorio del Lavoro nelle Grandi Aziende in Toscana (O.L.G.A.), condotta da Unioncamere Toscana per il periodo marzo 1999-maggio 2001, che evidenzia una crescita dell'occupazione pari al 6,6%.
L'occupazione nelle imprese medie e grandi aumenta soprattutto a Siena, Lucca e Livorno.
Sul versante opposto Grosseto, unica provincia toscana in cui le aziende medio-grandi registrano una variazione dell'occupazione di segno negativo.
L'espansione del numero di addetti è risultata consistente soprattutto nella sanità (+28,6%), negli altri servizi (+19,1%) e nelle costruzioni (+17,4%). Nell'ambito del manifatturiero sono da segnalare il +69% delle cokerie e raffinerie e il +32,2% del legno, mentre l'unico settore che ha fatto registrare una diminuzione è stato il tessile-abbigliamento (-6,5%).
Con riferimento all'anzianità di iscrizione al Registro delle Imprese, le migliori performance occupazionali sono state messe a segno dalle imprese che si sono costituite nel corso degli anni Ottanta.
Vanno bene le aziende con un numero di addetti non superiore a 500, le aziende più "radicate sul territorio" - quelle cioè con sede dell'impresa nella stessa provincia dello stabilimento - e le imprese con capitale sociale superiore a cinque miliardi di lire.
Si rileva una diminuzione nel numero di occupati per le aziende che si sono costituite prima del 1970 e per le aziende con un numero di addetti
superiore a 500.
Secondo i dati rilevati dall'Osservatorio di Unioncamere Toscana a maggio 2001, il 48,5% delle imprese medio-grandi opera nell'ambito dell'industria manifatturiera; il 10,8% si colloca nel settore del commercio.
Seguono gli altri servizi (8,4%) e i trasporti (7,8%).
Delle 1.457 unità locali medio-grandi presenti in Toscana, la maggior parte è localizzata in provincia di Firenze: 491 unità locali pari, in termini percentuali, al 33,7%. In seconda posizione, per presenza di imprese medio-grandi, si colloca la provincia di Lucca (11,5%), seguita da Pisa (9,9%) e Arezzo (9,5%). La provincia di Grosseto si posiziona in fondo alla classifica: i dati relativi al Maggio 2001 segnalano, in questa provincia, 33 unità locali con almeno 50 addetti, poco più del 2% del totale regionale.
Sintesi di Renzo Ricci
"L'economia toscana si affaccia al 2002 in una situazione di estrema incertezza, a causa della sua nota sensibilità alle vicende congiunturali internazionali e della sua spiccata specializzazione verso il mercato nordamericano, che tradizionalmente assorbe una larga fetta delle esportazioni regionali.
Sul versante del mercato del lavoro, i dati dell'ultima rilevazione trimestrale condotta dall'ISTAT nello scorso mese di ottobre evidenziano una situazione positiva. Gli occupati sono infatti saliti da 1.449 mila dell'ottobre 2000 a 1.460 mila, per un incremento percentuale su base annua dello 0,8%. Il tasso di disoccupazione regionale si è attestato al 4,8%, rispetto al 9,3% nazionale. Il quadro occupazionale appena tracciato, che fa riferimento all'intero sistema produttivo regionale, può essere approfondito per le imprese medio-grandi grazie al monitoraggio realizzato dall'Unioncamere.
L’Osservatorio del Lavoro nelle Grandi Aziende in Toscana (O.L.G.A.), infatti, permette di focalizzare l'attenzione sulle caratteristiche strutturali e sulle dinamiche occupazionali delle unità locali con almeno 50 addetti.
I risultati che emergono dall’indagine per il periodo Marzo 1999-Maggio 2001 appaiono nel complesso soddisfacenti. Le unità locali con 50 addetti e oltre ubicate in Toscana hanno infatti messo a segno, per il periodo considerato, una crescita dell'occupazione pari al 6,6%.
L'espansione del numero di addetti è risultata consistente soprattutto nel settore del legno, nei servizi sanitari e sociali, negli altri servizi e nelle costruzioni. Nel dettaglio provinciale l'occupazione nelle imprese medie e grandi cresce soprattutto a Siena, Lucca e Livorno. Chiude la classifica Grosseto, unica provincia toscana in cui le aziende medio-grandi registrano una variazione dell'occupazione di segno negativo. Con riferimento all'anzianità di iscrizione al Registro delle Imprese, le migliori performance occupazionali sono state messe a segno dalle imprese che si sono costituite nel corso degli anni Ottanta.
Vanno bene le aziende con un numero di addetti non superiore a 500, le aziende pi˘ "radicate sul territorio" - quelle cioè con sede dell'impresa nella stessa provincia dello stabilimento - e le imprese con capitale sociale superiore a cinque miliardi di lire.
Il quadro generale dell'economia toscana: positivi i segnali del mercato del lavoro
E' certamente difficile tracciare il quadro dell'economia regionale, in un momento in cui, per effetto dei recenti avvenimenti e delle forti tensioni internazionali, gli istituti di ricerca pi˘ accreditati si affrettano a rivedere verso il basso - e con ovvie difficoltà - le previsioni di crescita formulate fino alla fine dell'estate.
Il problema maggiore è legato all'attuale impossibilità di valutare con precisione l'estensione nel tempo e nello spazio della "guerra al terrorismo".
La nota sensibilità dell'economia toscana alle vicende congiunturali internazionali e la consolidata specializzazione verso il mercato nordamericano hanno comunque indotto gli esperti a rivedere verso il basso le previsioni di crescita per il 2002: dal 2,3% all'1,2%. Si tratta peraltro di un'operazione pi˘ che lecita poichÈ, se la sensibilità dell'economia toscana alle vicende congiunturali internazionali spiega l'ottima performance del 2000 - anno in cui, con una crescita del 3,6%, è stato messo a segno il miglior risultato del decennio - l'impatto dell'attuale situazione sarà probabilmente più grave che per altre regioni del Paese.
Passando alle dinamiche del mercato del lavoro, per il momento i segnali che arrivano continuano ad essere più che rassicuranti.
La fotografia scattata dall'indagine trimestrale ISTAT nello scorso mese di ottobre conferma infatti il buon momento attraversato dalla regione, dove il numero degli occupati è risultato pari a 1.460 mila unità. Il ritmo di crescita su base annua dell'occupazione regionale è stato pari allo 0,8%, seppure in decelerazione rispetto al recente passato e inferiore alla dinamica rilevata, con riferimento allo stesso periodo di tempo, a livello nazionale (+1,2%). Quali sono stati i macro settori di attività economica che hanno contribuito alla crescita dell'occupazione? Nel confronto con ottobre 2000, i dati rilevati dall'ISTAT lo scorso mese di ottobre indicano che, per quanto riguarda la nostra regione, la performance positiva è certamente imputabile all'industria in cui il numero di occupati è passato da 487 mila a 500 mila unità, per un incremento percentuale su base annua del 2,7%.
Perde occupati l'agricoltura (-3,6%), mentre si rimangono stabili gli occupati nel terziario (+0,1%).
Il tasso di disoccupazione si attesta al 4,8%, un decimo di punto in pi˘ rispetto a quanto rilevato nello scorso mese di luglio, ma quasi un punto percentuale in meno rispetto al 5,7% rilevato nel mese di ottobre del 2000.
Le caratteristiche strutturali delle aziende medio-grandi in Toscana
Il quadro occupazionale tracciato nel paragrafo precedente, che fa riferimento all'intero sistema produttivo regionale, può essere approfondito per le imprese medio-grandi grazie al monitoraggio realizzato dall'Unioncamere.
L’Osservatorio del Lavoro nelle Grandi Aziende in Toscana (O.L.G.A.), infatti, permette di focalizzare l'attenzione sulle caratteristiche strutturali e sulle dinamiche occupazionali delle unità locali con almeno 50 addetti.
I dati commentati nel presente lavoro fanno riferimento alla situazione fotografata nel Maggio 2001 e utilizzano come termine temporale di confronto il mese di Marzo del 1999.
La fotografia scattata alle unità locali in Toscana con almeno 50 addetti nel Maggio 2001 consente di definirne le principali caratteristiche strutturali: la distribuzione per settore di attività economica; la localizzazione; l'età; il livello di capitalizzazione e la distribuzione per classe di addetti.
La distribuzione delle imprese medio-grandi per settore di attività economica conferma informazioni in parte già note (Tavola A).
Secondo i dati rilevati nel Maggio del 2001, il 48,5% delle imprese con 50 o pi˘ addetti opera nell'ambito dell'industria manifatturiera; il 10,8% si colloca nel settore del commercio. Seguono gli altri servizi (8,4%) e i trasporti (7,8%).
Delle 1.457 unità locali medio-grandi presenti in Toscana, la maggior parte è localizzata in provincia di Firenze: 491 unità locali pari, in termini percentuali, al 33,7%. In seconda posizione, per presenza di imprese medio-grandi, si colloca la provincia di Lucca (11,5%), seguita da Pisa (9,9%) e Arezzo (9,5%).
La provincia di Grosseto si posiziona in fondo alla classifica: i dati relativi al Maggio 2001 segnalano, in questa provincia, 33 unità locali con almeno 50 addetti, poco pi˘ del 2% del totale regionale.
L'anzianità delle aziende medio-grandi attualmente in vita - misurata dall'anno di iscrizione al Registro delle Imprese (Tavola B) - evidenzia una discreta capacità di sopravvivenza. Infatti, seppure le aziende di più recente iscrizione - quelle cioè costituitesi negli anni Novanta - rappresentino il 35,6% del totale - e quindi la classe pi˘ consistente - è rilevante la quota percentuale di aziende nate fra il 1981 e il 1990 (25,1%).
Inoltre quasi il 40% delle unità locali con 50 o più addetti si è costituito prima del 1980. Dall'analisi congiunta delle informazioni relative alla data di iscrizione al Registro delle Imprese e alla localizzazione emergono alcuni elementi interessanti. Nell'ambito della provincia di Firenze, ad esempio, l'incidenza percentuale delle imprese nate prima degli anni Settanta risulta pari al 27,5%, dato questo superiore di ben sette punti percentuali rispetto al dato medio regionale (20,9%). Pisa risulta invece la provincia toscana in cui l'incidenza percentuale delle imprese "anziane" è la più contenuta: il 11,8% rispetto al 20,9% della Toscana.
Se facciamo invece riferimento alle imprese medio-grandi di più recente costituzione - nate cioè durante gli anni Novanta - queste rappresentano il 51,5% del totale in provincia di Grosseto (rispetto al 35,6% regionale) e appena il 29,3% in provincia di Lucca.
Sulla base delle informazioni disponibili è possibile costruire una graduatoria secondo l'età media delle unità locali in Toscana per le principali classi di attività economica (Tavola C). Fra i settori di attività in cui si concentrano le imprese con maggiore anzianità di iscrizione, i dati rilevati segnalano il commercio e la riparazione di auto e motocicli (36,1 anni), la fabbricazione di prodotti minerali non metalliferi (30,3 anni) e le altre industrie estrattive (29,5 anni).
I settori di attività economica caratterizzati invece da imprese mediamente pi˘ giovani sono la fabbricazione di autoveicoli e rimorchi (8,9 anni), lo smaltimento di rifiuti solidi e acque di scarico (8,2 anni) e la produzione di energia elettrica, gas e vapore (5,4 anni). La distribuzione delle aziende medio-grandi per classe di capitale (Tavola D) evidenzia che la presenza pi˘ elevata si registra in corrispondenza della classe 1-5 miliardi, a cui appartengono 314 delle 1.457 unità locali toscane (il 21,6% in termini percentuali).
Con riferimento alle altre classi di capitale, il 19,0% delle aziende medio-grandi ha un capitale sociale superiore ai 25 miliardi e il 14,1% un capitale sociale compreso fra i 5 e i 25 miliardi. Sono infine 333, pari al 22,8%, le unità locali con capitale sociale inferiore al miliardo di lire.
I dati rilevati al Maggio 2001 confermano che sono le aziende maggiormente capitalizzate - quelle cioè con capitale sociale superiore ai 25 miliardi - ad assorbire il maggior numero di addetti: 63.138 su 189.428 (pari al 33,3%).
Si conferma, quindi, la correlazione positiva spesso registrata, pur con alcune eccezioni, tra capitale sociale e numero di addetti. Per contro, le unità locali con capitale sociale inferiore ai 200 milioni di lire assorbono appena il 7,3% del totale degli occupati nelle aziende medio-grandi della Toscana.
La graduatoria secondo il capitale sociale mediano delle unità locali in Toscana per classe di attività economica conferma in prima posizione le aziende di produzione di energia elettrica, con oltre 2.600 miliardi di capitale sociale.
In seconda posizione si collocano gli istituti bancari (con oltre 300 miliardi), seguiti dalle aziende che operano nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti (oltre 11 miliardi di lire). Le ultime posizioni della graduatoria sono occupate da aziende del cuoio e del calzaturiero (500 milioni); dall'industria del legno e dei prodotti in legno (440 milioni) e dalla fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo ("appena" 199 milioni).
La distribuzione delle unità locali per classe di addetti (Tavola F) conferma la tendenza in atto nella nostra regione al ridimensionamento degli stabilimenti con oltre 1.000 addetti.
La fotografia scattata nel Maggio 2001 rileva in Toscana soltanto 7 unità locali con oltre 1.000 addetti: 3 in provincia di Firenze, 2 in provincia di Livorno e 2 in provincia di Pisa.
La distribuzione degli occupati per classe di addetti evidenzia che, al Maggio 2001, la maggioranza relativa degli occupati appartiene ad aziende con un numero di addetti compreso fra 100 e 499. Su un totale complessivo di 189.428 occupati in aziende medio-grandi, infatti, oltre 90 mila è occupato in unità locali che appartengono alla classe 100-499 (il 47,5% del totale).
Le imprese pi˘ piccole, quelle cioè con un numero di addetti compreso fra 50 e 99, assorbono circa 64 mila occupati, pari al 33,8% del totale. Sono infine le imprese over 1.000 ad assorbire la quota minore di occupazione: poco pi˘ di 14 mila occupati dei quasi 190 mila "contati" a Maggio 2001.
Le dinamiche occupazionali delle unità locali con almeno 50 addetti
Dopo aver tracciato l'identikit delle imprese toscane con almeno 50 addetti, definendone le principali caratteristiche strutturali, i dati rilevati nell'ambito dell'Osservatorio dell'Unioncamere consentono di valutare le dinamiche occupazionali relativamente al periodo Marzo 1999-Maggio 2001.
Le modalità di rilevazione delle informazioni permettono di monitorare le tendenze occupazionali nelle imprese medio-grandi a due diversi livelli. Il primo confronto, di cui ci occupiamo nel presente paragrafo, scaturisce dalla lettura dei cambiamenti che emergono raffrontando il totale delle unità locali iscritte a Maggio 2001 con il totale delle unità locali iscritte a Marzo 1999. I risultati che emergono da tale confronto registrano, dunque, i cambiamenti che hanno interessato tutte quelle aziende che in almeno una delle due date considerate si trovavano tra quelle iscritte nel Registro delle Imprese.
In realtà, oltre che sulle aziende complessivamente rilevate nei due periodi, l'analisi delle dinamiche occupazionali può essere effettuata sullo stesso gruppo di aziende (panel), mettendo a confronto i risultati delle due successive rilevazioni.
Di questo aspetto ci occuperemo nel paragrafo successivo.
L'analisi della dinamica occupazionale per il periodo compreso fra il Marzo del 1999 e il Maggio del 2001 (Tavola G) evidenzia che il numero di occupati nelle unità locali medio-grandi è cresciuto del 6,6%: gli addetti sono infatti passati da 177.661 a 189.428.
Il dato regionale sottende dinamiche provinciali abbastanza diverse. L'incremento occupazionale pi˘ rilevante si registra in provincia di Siena, dove gli occupati nelle imprese medio-grandi sono passati da 9.856 a 11.497, per una crescita percentuale del 16,6%.
Anche le province di Lucca e Livorno hanno messo a segno risultati decisamente positivi: +9,2% a Lucca; +9,0% a Livorno.
Negativa invece la dinamica occupazionale registrata a Grosseto, unica provincia toscana che, per il periodo considerato, evidenzia un calo occupazione del 2,1%.
Nel dettaglio settoriale, i dati segnalano una buona performance per il comparto manifatturiero che, come è stato precedentemente evidenziato, assorbe la maggiore quota di occupati (il 51,0% del totale degli occupati in imprese medio-grandi).
Gli addetti del settore sono passati da 91.554 del Marzo 1999 a 96.642 del Maggio 2001, per un incremento percentuale del 5,6%.
Le performance del manifatturiero risultano complessivamente soddisfacenti anche nel dettaglio subsettoriale. A fronte di una perdita di quasi 1.000 posti di lavoro (-6,5%) nel tessile e abbigliamento, tutti gli altri comparti hanno messo a segno risultati positivi: dal +2,2% delle imprese alimentari al +69,0% delle cokerie e raffinerie.
I dati rilevati nell'ambito dell'Osservatorio evidenziano buone performance anche per le imprese medio-grandi che operano nel terziario: i settori pi˘ dinamici si sono rivelati la sanità (+28,6%), gli altri servizi (+19,1%) e le costruzioni (+17,4%).
Fanno eccezione il comparto dell'energia e le aziende che erogano servizi finanziari: per il periodo considerato la contrazione dell'occupazione è risultata rispettivamente del -3,8% e del -2,6%. L'andamento dell'occupazione nelle unità locali con almeno 50 addetti può essere analizzato anche in funzione dell'anzianità dell'azienda. Come spesso abbiamo sottolineato nelle precedenti indagini, in generale sono le aziende di pi˘ recente costituzione a mettere a segno le migliori performance occupazionali.
Tale aspetto è probabilmente da attribuirsi alla razionalità della scelta economica di creare una nuova impresa che, considerato il numero iniziale di occupati non certo marginale, avviene nella fase crescente del ciclo del prodotto. Tuttavia, la fotografia scattata nel Maggio 2001 evidenzia che le aziende pi˘ dinamiche, dal punto di vista occupazionale, si sono rivelate quelle costituitesi nel corso degli anni Ottanta. L'incremento nel numero di addetti per le imprese nate fra il 1981 e il 1990 è pari, infatti, al +13,9%.
Buona, anche se pi˘ contenuta, la dinamica delle imprese pi˘ giovani (+9,5%) e delle imprese che si sono costituite nel corso degli anni Settanta (+6,8%). Le imprese pi˘ anziane, quelle cioè che sono nate prima del 1970, sono state invece interessate da un calo di occupati: da 44.467 del Marzo 1999 a 42.944 del Maggio 2001, pari al -3,4%.
L'analisi delle dinamiche occupazionali nel dettaglio della dimensione aziendale indica che il numero di occupati cresce per le imprese fino a 500 addetti: +8,6% per le imprese che appartengono alla classe 50-99 e +11,9% per le imprese che appartengono alla classe 10-499.
Risulta invece negativa la dinamica per le imprese con un numero di addetti compreso fra 500 e 999 (-7,2%) e per le imprese con oltre 1000 addetti (-8,0%).
Per quanto riguarda l'entità del capitale sociale (Tavola L), i dati pi˘ recenti segnalano una performance decisamente brillante per le imprese con oltre 5 miliardi di capitale sociale. Nel dettaglio, si registra un +14,8% per le imprese che appartengono alla classe 5-25 miliardi e un +12,6% per le imprese con oltre 25 miliardi di capitale.
Positiva, ma contenuta, la dinamica per le imprese che appartengono alla classe 1-5 miliardi (+3,7%) e per le ditte individuali (+0,9%). Fanno registrare invece un calo nel numero di addetti le imprese con capitale fino a 200 milioni (-2,9%) e le imprese della classe 200-1000 milioni (-0,5%).
Come noto, la sede dell'impresa può essere all'interno della stessa provincia o in altre province rispetto all'unità locale (stabilimento, sportello bancario, ecc.) considerata nel panel dell'Osservatorio.
Per quanto riguarda questo aspetto, i dati emersi dall'ultima rilevazione sembrano attenuare la tendenza - quasi sempre rilevata nel corso degli ultimi anni - ad una performance dell'occupazione migliore per quelle unità locali per le quali la sede dell'impresa è ubicata nella stessa provincia. A fronte infatti di un incremento medio degli addetti del 6,6%, le imprese con sede nella stessa provincia registrano una crescita occupazionale del 7,4%. Per contro, si registra un aumento del 5,3% del numero di occupati per le unità produttive che hanno la sede dell'impresa ubicata in altre province.
L'analisi nel dettaglio provinciale evidenza che per molte province toscane la dinamica occupazionale è risultata migliore proprio nelle unità locali che hanno sede fuori dalla provincia. E' questo il caso di Grosseto (-3,9% nella provincia; +0,1% fuori dalla provincia); Lucca (+7,7% nella provincia; +12,2% fuori dalla provincia); Massa Carrara (+2,7% nella provincia; +4,2% fuori dalla provincia); Pisa (+2,7% nella provincia; +13,2% fuori dalla provincia); Prato (+4,4% nella provincia; +11,8% fuori dalla provincia).
L'analisi delle performance occupazionali sul panel
Come abbiamo rilevato, la lettura delle dinamiche temporali può essere effettuata, oltre che sulle aziende che risultano iscritte al Registro delle Imprese in almeno una delle due date considerate, su uno stesso gruppo di aziende (panel), fotografate in due diversi momenti della loro vita.
In tal modo il risultato è pi˘ omogeneo e consente di verificare, oltre che la variazione complessiva dell'occupazione, la distribuzione del fenomeno secondo la sua entità: uno stesso risultato medio può essere infatti raggiunto attraverso diverse dinamiche dell'occupazione. Da questa operazione si sono ottenuti i risultati di cui alla Tavola N, che vengono di seguito commentati.
L'incremento medio dell'occupazione, precedentemente valutato al 6,6%, viene qui calcolato al 7,7%. Ancora una volta, il dato medio regionale nasconde traiettorie provinciali diverse: l'occupazione cresce in maniera consistente a Livorno (+15,5%), Siena (+11,5%) e Pisa (8,9%).
Buona anche la dinamica messa a segno nella provincia capoluogo che, per il periodo considerato, vede crescere il numero di occupati nelle imprese medio-grandi dell'8,0%. La situazione appare invece pi˘ difficile a Pistoia e a Grosseto, dove la diminuzione nel numero di occupati nelle imprese medio-grandi è risultata rispettivamente dell'1,2% del 3,6%. Fra i settori economici pi˘ dinamici, si segnalano la sanità (+27,5%), gli altri servizi (+16,6%) e i trasporti (+13,0%). I risultati del "panel" evidenziano una perdita di occupati nel settore alberghiero con una contrazione, per il periodo considerato, dello 0,4%.
Con riferimento alle altre caratteristiche disponibili (livello di capitalizzazione, età, distribuzione per classe di addetti e sede dell'impresa), i dati del "panel" evidenziano una situazione complessivamente positiva. Perdono tuttavia occupati le società di persone (-0,4%), le imprese più anziane (-0,1%) e le imprese più piccole. Per queste ultime la diminuzione di occupati rilevata sul periodo Marzo 1999-Maggio 2001 è risultata addirittura del -36,4%. La distribuzione della variazione degli occupati secondo le diverse caratteristiche considerate nella Tavola N consente di costruire un interessante indicatore della "stabilità" dell'occupazione per i diversi segmenti delle singole modalità delle aziende.
Tale indicatore viene calcolato rapportando il numero delle aziende che segnalano variazioni annuali in pi˘ o in meno di oltre il 5% al totale delle aziende considerate.
Ne deriva un risultato secondo le diverse modalità considerate che vede, ad esempio, valori minimi per Siena - scarsa stabilità per l'occupazione all'interno dell'azienda - e massimi per Massa Carrara che, in ambito regionale, risulta la provincia caratterizzata dal valore pi˘ elevato dell'indicatore.
Tra le altre modalità presenti nella Tavola N si registra il minimo della "stabilità" per le aziende che erogano servizi finanziari, per le società di persone, per le imprese che si sono formate negli anni Settanta e per le imprese con un numero di addetti non superiore ai 50.
Conclusioni
I risultati presentati evidenziano, nel complesso, una buona performance dell'occupazione nella media e grande impresa toscana: il numero di occupati è cresciuto, fra il Marzo 1999 e il Maggio 2001, del 6,6%.
A questo risultato hanno contribuito prevalentemente le aziende della provincia di Siena, Lucca e Livorno. Sul versante opposto si registra un calo dell'occupazione - sempre con riferimento alla media e grande impresa - nella provincia di Grosseto. Nel dettaglio settoriale, le migliori performance sono state messe a segno dalle aziende che operano nella sanità (+28,6%), negli altri servizi (+19,1%) e nelle costruzioni (+17,4%). Nell'ambito del manifatturiero sono da segnalare il +69,0% delle cokerie e raffinerie e il +32,2% del legno, mentre l’unico settore che ha fatto registrare una diminuzione è stato il tessile-abbigliamento (-6,5%).
Infine, con riferimento alle altre caratteristiche strutturali delle imprese esaminate, si rileva una diminuzione nel numero di occupati per le aziende che si sono costituite prima del 1970 e per le aziende con un numero di addetti superiore a 500".