E' il tema del Convegno - dibattito che ha luogo il 2 febbraio 2002 (ore 9.45 – 17.30) all'Aula Magna dell'Istituto Agronomico per l'Oltremare (Via A. Cocchi 4, Firenze).
La ricerca genomica e i suoi sviluppi stanno sistematicamente sfidando una conoscenza di senso comune, e i modi in cui gli scienziati comunicano all'opinione pubblica i contenuti e la rilevanza dei risultati della ricerca biomedica appaiono del tutto insufficienti rispetto all'esigenza di familiarizzare i cittadini con le nuove conoscenze e le loro applicazioni pratiche, e di integrare le nuove conoscenze nel contesto della cultura generale.
Le tecnologie sviluppate oggi per migliorare piante e animali domestici, e per spiegare e trattare le malattie sono senza dubbio tra le più sicure fra quelle sinora utilizzate dall'uomo a tali scopi, nonché quelle con le maggiori potenzialità di recare benefici a tutta l'umanità e all'ambiente.
È certo paradossale che gli scienziati che le hanno sviluppate e che intendono usarle, invece di essere incentivati nelle loro ricerche, vengano pubblicamente trattati alla stregua di pericolosi delinquenti.
Ciò accade un po’ in tutta Europa, e in Italia in particolare, dove gli attacchi alla scienza hanno raggiunto in questi ultimi mesi livelli molto gravi, che vanno dall'espressa minaccia di chiudere i numerosi centri di ricerca dove si fanno sperimentazioni e si producono piante transgeniche, all’azione presso il Parlamento Europeo per ottenete la censura della scelta inglese di consentire la sperimentazione della tecnologia della clonazione sulle cellule embrionali per sviluppate nuovi approcci terapeutici.
La causa del manifestarsi di questo fenomeno è da ricercarsi nel ritardo dell'azione educativa e informativa, nelle tragedie ambientali e sanitarie causate dall'inefficienza dei controlli pubblici e nella refrattarietà della comunità scientifica, europea e italiana, a farsi coinvolgere nel dibattito pubblico, creando, così, una serie di malintesi, alla cui costruzione e conservazione concorrono gli stessi scienziati.
Il dibattito pubblico sul significato della ricerca in campo genetico e biotecnologico è stato e continua a essere in larga parte caratterizzato dal prevalere delle problematizzazioni etiche, sociali e legali implicate nella ricerca.
L’opinione pubblica sta costruendosi un'immagine delle ricerca genomica e delle applicazioni delle tecniche di biologia cellulare fortemente caratterizzata in senso pratico, a scapito del piano conoscitivo. Le modalità con cui gli obiettivi della genomica sono diventati oggetto di dibattito pubblico stanno creando nella società aspettative abbastanza contraddittorie in termini di benessere e di rischi.
È urgente, quindi, incrementare l'informazione e la formazione scientifica, sviluppando una comunicazione più trasparente, e soprattutto educando l’opinione pubblica sull'importanza intrinseca della ricerca fondamentale, in modo che i cittadini siano in grado di comprendere criticamente e di decidere consapevolmente.
Risulta chiaro dai recenti avvenimenti, che l'atteggiamento rassicurante assunto dagli scienziati non convince l'opinione pubblica: lo statuto sociale e culturale dello scienziato non è più quello di fine Ottocento, ed è in atto nell'opinione pubblica una crisi di sfiducia nei riguardi della scienza e degli scienziati.
Nei Paesi anglosassoni la scienza è stata sempre considerata parte integrante della formazione culturale e intensi sono gli sforzi educativi e divulgativi per migliorare la comprensione pubblica degli sviluppi scientifici per mettere i cittadini in condizione di giudicare più appropriatamente e partecipare alle scelte politiche.
Gli scienziati anglosassoni affrontano oggi più attivamente i dibattiti pubblici controversi, mentre in paesi a forte tradizione umanistica come l'Italia la scienza stenta a essere considerata e diffusa come una forma di cultura, con il grave rischio di una ulteriore marginalizzazione degli scienziati e del prevalere di atteggiamenti antiscientifici.
Alcuni paesi europei, come la Gran Bretagna, stanno rivedendo i meccanismi istituzionali e comunicativi attraverso cui vengono dibattute le controversie etiche e giuridiche sollevate dagli avanzamenti scientifici e tecnologici.
Appare importante ed urgente che le istituzioni politiche istruiscano, sulla base di un efficace dialogo con la cittadinanza, regole chiare e allo stesso tempo tali da non frustrare la creatività scientifica, pregiudicare la crescita della conoscenza e precludere le potenziali applicazioni terapeutiche. Il che e possibile solo se si investe in educazione e in attività che promuovano nella cittadinanza una consapevolezza critica delle sfide culturali, sociali ed economiche che le biotecnologie rappresentano.
La stessa comunità scientifica dovrebbe agire per modificare un'immagine distorta e negativa della ricerca biotecnologica, impegnandosi perché a livello delle istanze governative e dei media la discussione rientri nei binari della ragionevolezza. Non si può restare indifferente mentre si diffonde l'idea che gli sviluppi conoscitivi e terapeutici delle biotecnologie rappresentino una pericolosa strada verso una nuova forma di schiavitù: queste tecniche possono in realtà liberare ulteriormente l'uomo da malattie e sofferenze.
L'emergere a livello pubblico di un'effettiva comprensione della posta in gioco e del ruolo che possono svolgere le biotecnologie per migliorare la qualità della vita, ma soprattutto molti dei problemi sanitari e alimentari dei paesi in via di sviluppo, dipenderà anche dal superamento di malintesi che stanno caratterizzando il dibattito pubblico.
Ciò premesso, il Convegno proposto dovrebbe contribuire al raggiungimento di alcuni degli obiettivi indicati, presentando al comune cittadino e ai non esperti/cultori della materia un quadro informativo generale sul settore dell'ingegneria genetica e le biotecnologie, con un approccio non tecnico, ma sicuramente rigoroso.