I-TIGI Racconto per Ustica domenica 18 e lunedì 19 novembre 2001

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 novembre 2001 21:26
I-TIGI Racconto per Ustica domenica 18 e lunedì 19 novembre 2001

Nuovo allestimento-riduzione dall’evento teatrale per il ventesimo anniversario della strage di Ustica con testi composti da Daniele Del Giudice e Marco Paolini al Teatro Puccini.
I-TIGI è la sigla del DC9 Itavia che il 27 giugno 1980 è precipitato con i suoi ottantuno passeggeri e membri dell’equipaggio nel "punto Condor", dove il Tirreno è profondo 3700 metri. I-TIGI è anche uno dei capitoli più belli del romanzo di Daniele Del Giudice "Staccando l’ombra da terra". Quelle pagine furono il nucleo di partenza dello spettacolo "I-TIGI Canto per Ustica" portato sulla scena da Marco Paolini nell’estate 2000 a Bologna e Palermo e trasmesso in tv da Rai Due.

Del Giudice e Paolini hanno lavorato per mesi sull’istruttoria del giudice Rosario Priore, che ricostruisce la ragnatela immensa di testimonianze vere e false, reticenze e coperture che ha avvolto la sorte delle 81 vittime di Ustica. Su uno scenario di guerra di drammatica attualità, la tragedia narrata da Marco Paolini si fa memoria e ricerca di verità in nome di un popolo ignaro e sommerso.
"La proposta di raccontare la storia di Ustica mi è arrivata nell’estate 1999 da Daria Bonfietti per conto dell’Associazione familiari delle vittime del disastro -racconta Marco Paolini- Il percorso è durato un anno.
Ho lavorato insieme a Daniele Del Giudice e Giovanna Marini e insieme ad altri: consulenti, giornalisti, periti.

Ovviamente la difficoltà maggiore è stata l’opera di selezione e sintesi dell’enorme mole di dati contenuti nella sentenza istruttoria depositata dal Giudice Priore. Da questo lavoro è nato un copione. Ma una narrazione non sopporta il peso di una tale mole di informazioni se non si stabilisce tra queste un nesso causale, una relazione diretta; il racconto provoca delle attese in chi ascolta, si pretende di capire, di aver la soluzione ad ogni domanda. Alla fine sempre qualcuno mi chiedeva ‘ma secondo te in poche parole com’è andata veramente?’ Questo è il modo migliore di vanificare due ore di faticosa ricerca di verità.
Al mio popolo piacciono i drammoni, le tragedie, ma si appassiona di più al finale che alla ricostruzione della trama.

C’è un aereo di passeggeri che cade all’improvviso, è stato colpito? Da cosa e chi è stato? Non posso rispondere a queste domande dirette, ma posso ricostruire tutti gli indizi, le registrazioni e le tracce che permettono di capire cosa quel giorno accadeva nel cielo intorno a quell’aereo.
La storia del DC9 I-TIGI è di quelle che vanno raccontate perché contengono tutti gli elementi della tragedia classica, come l’insepoltura, la mancanza di giustizia, il confronto impari tra vittime e potere, ma in più questa vicenda propone alcuni argomenti di stringente attualità.

Questa è una tragedia globale perché vittime, testimoni e colpevoli appartengono a paesi e sistemi diversi e non c’è nessun giudice che riesca ad erigersi al di sopra delle differenze e dei conflitti planetari fra ragioni del diritto e ragion di stato tra richiesta di giustizia, esigenza di verità e convenienza del silenzio inconfessabili decisioni, arroganza dei poteri.
Nel giugno del 2000 lo spettacolo I-TIGI Canto per Ustica è stato presentato a Bologna capitale europea della cultura per quell’anno, e poi replicato a Palermo nel mese di luglio.

La registrazione dello spettacolo di Bologna è stata integralmente trasmessa da Rai 2 a distanza di pochi giorni, nel luglio 2000 ed è stata vista da due milioni di spettatori.
Dopo l’esperienza di Bologna e Palermo con Giovanna Marini e il suo quartetto, dopo la trasmissione su Rai 2 e l’uscita della videocassetta registrata insieme ad un quaderno che racconta l’esperienza mia e di Daniele Del Giudice ho sentito il bisogno di tornare all’origine, decomporre tutto il lavoro fatto e ritrovare una narrazione semplice, poco teatrale.

Parto quindi dal copione del Canto per Ustica, faccio a meno dei canti di Giovanna, cambio le parole e sera per sera uso lo spazio teatrale come un’aula e seguo l’evolversi della vicenda in un’altra aula, quella del tribunale di Roma dove questa storia viene ancora radiografata, indagata e contestata agli imputati. Mi sembra necessario raccontarla ancora per modificarla, per farla diventare un modo di ragionare su ciò che ci accade intorno, per questo la proposta è rivolta soprattutto a piccoli teatri, scuole, gruppi e associazioni che possono essere interlocutori attivi di questa riflessione."

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