Se lo domanda, dilaniata, anche la redazione di NOVE, composta dagli aderenti all'associazione culturale Rete di Comunicazione tra i quali sono rappresentate opinioni discordi.
Oggi ne presentiamo due. Come sanno i nostri lettori, lo spirito di servizio di questa esperienza di volontariato della comunicazione ci fa diffidenti dai personalismi. Per ciò abbiamo deciso di rinunciare sempre alle firme. Vogliate scusarci anche in questa occasione.
"Caro direttore,
volevo con questa lettera manifestare il mio dissenso rispetto alla posizione presa dal notiziario sugli avvenimenti di Genova.
Non torneremo mica ai manganelli assassini e alle spranghe angeliche foriere di ideali di pace?
La storia dovrebbe insegnare a non ripetere gli stessi errori del passato.
E allora memori del passato diciamo come stanno le cose: i servizi segreti hanno armato gruppi di sobillatori, essi hanno agito indisturbati, protetti.
Ma i poliziotti non sono assassini, fanno il loro lavoro.
Certo qualcuno godrà nel manganellare, altri meno, altri affatto, altri si saranno imboscati, ma non si può dire che sono assassini, forse solo usati.
Siamo forse mafiosi io o te? No, certo, ma agli occhi di molti stranieri lo siamo in quanto italiani.
Allora cerchiamo di capire una cosa: concentrando l'attenzione sul poliziotto e colpevolizzando le forze dell'ordine non facciamo altro che fare il giuoco proprio di quelli che vorremmo combattere. E' non vorrei essere accusato di plagio del pensiero di Pasolini.
E poi basta con questi non violenti e paladini di un mondo migliore che seminano distruzione salvo poi a sera tornare a casa da papà dirigente d'azienda del quale poi prenderanno il posto.
Quanti ne abbiamo visti al liceo! Ricordi?.
Io penso anche al proprietario della Uno bruciata acquistata a rate e magari ancora non pagata per intero.
Chi odierà? Il poliziotto o il manifestante?
Che tristezza! Vogliono tornare i compagni combattenti?
Mentre a Genova distruggevano, forse qualche povero ragazzo stava lavorando in un cantiere sottopagato e sfruttato! Questi sono gli eroi. Chi abitava a cento passi e combatteva, non chi passa le giornate tra attivi d'istituto e occupazioni.
Per questo e per mille altri motivi sono qui ad esporre dissento dalla linea con la quale sono state messe in rete le notizie sul G8.
Forse io sono un illuso, ma altri lo sono più di me, perchè giuocano a fare il rivoluzionario.
Ma non nei week end e per Natale".
[M. R.]
"Caro Marco,
mi fa piacere vedere animarsi la nostra passione politica, anche se sono disperato per i fatti di Genova, che temo peseranno per anni sulle spalle delle giovani generazioni di questo paese.
Dalle nostre pagine in questi giorni abbiamo provato a dare conto della tremenda complessità delle faccende genovesi.
Abbiamo riportato testimonianze di prima mano (raccolte per telefono dai toscani presenti) che documentavano l'incredibile disinteresse della Polizia per il Black Block, i cui aderenti hanno campeggiato indisturbati in un area pubblica nei pressi di Bocca D'Asse.
Ma abbiamo anche riferito del disagio di qualche partecipante all'assemblea del GSF di venerdì sera, quando molte voci si levarono auspicando per sabato una reazione violenta, una vendetta all'aggressività delle forze dell'ordine.
Bisognava pur raccontare -visto che ci era stato riferito- che reparti della Folgore delle caserme di Livorno e Pisa erano stati dislocati sabato nei dintorni del capoluogo ligure in attesa di ordini.
Così la redazione sportiva non ha pututo tacere le voci che da settimane circolavano nell'ambiente dei tifoserie calcistiche toscane, secondo cui in moltissimi si stavano preparando per fare violenza a Genova in mezzo ai manifestanti pacifici, sia ultras di estrema sinistra, che provocatori di estrema destra.
Le notizie raccolte e verificate si devono pubblicare, sempre.
E' il dovere di coerenza che abbiamo posto a fondamento di questa esperienza di giornalismo non professionistico (la redazione è fatta anche di giornalisti, ma non soltanto).
Perché crediamo in un futuro in cui la comunicazione dovrà essere parte integrante della professione di chiunque, dell'essere cittadini attivi. Perché crediamo che le informazioni non siano mai troppe. Perchè siamo convinti che non si debba più avere paura di esprimere idee radicali, o contrapposte. Atrimenti quando potrà mai crescere anche in Italia una opinione pubblica matura, indipendete e autonoma dai Soloni dell'informazione?
Domenica è morto Indro Montanelli. Onore al merito. Ma le cose cambiano, anche a Firenze".
[nove.]