In lutto per la morte di Carlo Giuliani, ragazzo di 23 anni, il Genoa Social Forum, con i suoi partecipanti fiorentini, promuove una giornata di mobilitazione e di contro-informazione sulle giornate di Genova. Vi hanno aderito numerosi gruppi e forze politiche tra cui l'Unione Metropolitana e il Coordinamento cittadino dei DS, nonché lo stesso Gruppo consiliare dei DS di Palazzo Vecchio, le RdB del Pubblico Impiego di Firenze.
Il programma prevede alle ore 17.15 un concentramento sotto la Prefettura di via Cavour da dove verso le ore 18 si muoverà un corteo che raggiungerà Piazza S.S.Annunziata passando per Piazza San Marco.
Dalle 18.30 in poi in Piazza S.S.Annunziata ci saranno interventi e testimonianze di chi ha partecipato alle iniziative di Genova organizzate dal GSF sia per rilanciare i contenuti del GSF contro la Globalizzazione neoliberista, sia per esprimere indignazione e protesta per la violenta repressione delle manifestazioni da parte del Governo.
"Polizia e Carabinieri -afferma il documento degli organizaatori- anziché isolare le frange estranee al GSF a cui è stato consentito l’attacco indiscriminato alla città, hanno utilizzato e alimentato questi episodi per caricare brutalmente i partecipanti che stavano manifestando nelle forme condivise e unitarie del pacifismo, della nonviolenza e della disobbedienza civile.
Chiediamo verità e giustizia senza mistificazioni su ciò che è avvenuto a Genova e che è documentato dalle centinaia di giornalisti indipendenti che hanno operato spesso in un clima di intimidazione.
Riteniamo inaccettabile l’operazione di polizia condotta sabato notte presso la sede del GSF in cui sono stati violentemente picchiati giornalisti, legali e medici del GSF.
Questa operazione è l’evidente tentativo di falsare la verità, delegittimare e criminalizzare il Genoa Social Forum perché espressione di un movimento ampio, plurale e ricco nelle sue diversità.
Chiediamo per questo le dimissioni del ministro dell’interno Scajola.
Nella settimana genovese il GSF ha espresso un grande movimento che ha saputo contestare con efficacia il pensiero unico del G8 che crede esclusivamente in una globalizzazione economica senza il minimo rispetto per i diritti e la dignità delle popolazioni".
Greenpeace ha deciso di aderire alle manifestazioni indette dal Genoa Social Forum che si terranno in varie città italiane a partire dal pomeriggio di oggi, contro la violenza inaudita adottata dalle forze di polizia a Genova.
"Nessuno striscione, bandiere o altre etichette -afferma un documento dell'associazione- l'adesione di Greenpeace sarà silenziosa, per sottolineare il tentativo di reprimere anche le forme non violente di protesta messo in atto dalle forze "dell'ordine" nel capoluogo ligure.
Greenpeace inoltre esprime una forte condanna al governo Berlusconi per la gestione del confronto con le forze sociali e con le numerose espressioni democratiche del dissenso convenute a Genova da tutto il mondo.
La decisione di applicare una repressione fredda e brutale anche nei confronti della componente pacifica e inerme dei manifestanti, e di non isolare le frange violente, è un fatto di inaudita gravità di cui il governo dovrà essere chiamato a rispondere, sia a livello nazionale che internazionale".
"Chiediamo al presidente del Consiglio di avviare una procedura d'urgenza per stabilire le responsabilità di quanto accaduto in questi giorni a Genova ed accertare se la violenza di una ristretta minoranza non sia servita da alibi ad una inaccettabile violenza delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti pacifici" ha dichiarato Domitilla Senni, Direttore Esecutivo dell'ufficio italiano di Greenpeace.
Greenpeace aveva già giudicato un fallimento il summit genovese del G8 conclusosi il 22 luglio scorso.
In particolare, in campo ambientale era stata confermata l'assoluta intransigenza statunitense rispetto al Protocollo di Kyoto; Canada e Giappone puntavano nel frattempo a subordinare qualunque ipotesi di ratifica all'ottenimento di concessioni aggiuntive, miranti oltretutto a depotenziare l'efficacia del protocollo stesso.
"Se -afferma in un documento Tommaso Tozzi
Docente di Teoria e Metodo dei Mass Media, Accademia di Belle Arti di Carrara e Docente di Teoria e Metodo di Sceneggiatura Multimediale, Master in Multimedialita', RAI e Universita' di Firenze in rappresentanza del gruppo di lavoro sulla comunicazione no-profit sTRANONETWORk- dopo aver letto queste nostre riflessioni, arrivate anche voi a rispondere affermativamente a questa inquietante domanda allora il secondo quesito che dovete porre alla vostra coscienza e' cosa fare per cambiare lo stato di cose presenti.
Poniamo questi interrogativi dopo i fatti di Genova ed in particolare dopo l'annientamento della centrale di comunicazione del Genoa Social Forum.
Dopo tre giorni di massacri in piazza e un morto, il giovane manifestante Carlo Giuliani, dove - ed e' un insegnamento da recepire per il futuro - le forze dell'ordine si sono rapportate con le centinaia di migliaia manifestanti pacifici *solo* su un piano militare (il black block e' stato solo il pretesto per fare cio'), dopo centinaia di feriti fra cui tanti gravi, arriva nella nottata di sabato la notizia dell'assalto illegale ad un centro di informazione indipendente su cui tutti dobbiamo riflettere e che ci ha spinto a porre questi interrogativi.
Le modalita' infatti con cui si sono svolte le iniziative repressive della manifestazione - dalla morte di Giuliani, alle squadre di supposti infiltrati vestiti in stile manifestante che si mescolavano con gli altri in piazza per provocare - e soprattutto le modalita' con cui si e' svolto questo ultimo gravissimo episodio dell'incursione del Genoa Social Forum ci portano alla naturale conclusione di affermare che l'Italia sta evolvendo verso una forma antidemocratica.
Prima che sia troppo tardi bisogna porre in atto una denuncia e una reazione politica di livello internazionale per cercare di uscire da questo nuovo clima di dittatura.
Un esperimento di autogestione dell'informazione - che copriva non solo la Rete (dove affluivano con tempestivita' audio, video, immagini che avrebbero poi fatto il giro dei mainstream media mondiali) ma anche nel reale (dove questa controinformazione veniva diffusa nelle radio di movimento e nelle piazze di citta' italiane) -, e' stato stroncato nel sangue trasformando una sperimentazione di comunicazione in problema di ordine pubblico.
Radiogap ha smesso da Genova di funzionare dopo l'irruzione brutale della polizia mentre le ultime parole in diretta da Genova urlavano "e' come il Cile, e' come il Cile...
calma.... seduti e mani alzate... resistenza passiva...". Poi da Genova il silenzio. Un silenzio che e' un pugno nello stomaco.
Arriviamo dunque sinteticamente a denunciare quanto e' successo stanotte - 22 luglio 2001 - nella sede operativa del movimento pacifico di protesta Genoa Social Forum, sede anche delle attivita' di produzione di informazioni indipendenti relative alle contromanifestazioni antig8, con il solo evidente scopo di fermare l'operazione di denuncia da parte dei media indipendenti nei confronti della repressione di movimenti pacifici raggiunto in questi giorni:
- ferite e arrestate tutte le persone presenti dentro il centro
- allontanati anche violentemente i parlamentari e gli avvocati dalla scena del massacro
- posti in essere perquisizioni e sequestri di strumenti e materiali informativo e danneggiamenti di attrezzatura in maniera (inutile dirlo) illegale e illegittima.
Tutto cio' non solo e' grave, incostituzionale, illegale, illegittimo, inammissibile e quant'altro.
Ma e' anche il segnale che l'Italia e' oramai incapace di garantire le liberta' democratiche e costituzionali ai propri cittadini ed e' per questo che invitiamo i giornalisti e le forze politiche soprattutto NON italiane (quelle italiane non si sa per quanto ancora avranno agibilita' politica) a denunciare ogni forma di violenza contro il diritto a fare controinformazione".
“I risultati del vertice sono stati insoddisfacenti. C’è un movimento nuovo di carattere globale e trasversale che deve crescere e maturare, e che non può che essere non violento.
Giusta la commissione d’inchiesta parlamentare per verificare come è stato gestito l’ordine pubblico, poiché sono stati commessi gravi errori”. Sono questi i tre temi che hanno caratterizzato la riflessione sui fatti di Genova illustrata dal sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, nel corso del suo intervento in consiglio comunale. “Quello che è accaduto a Genova è molto grave. E’ comprensibile anche l’ondata emotiva che ha travolto tutti noi, ma adesso è il momento di iniziare a ragionare”, ha precisato Domenici.
Il primo punto è il vertice. “Ci sono state novità?”, si è domandato il primo cittadino di Firenze. “Avverto la totale insufficienza degli obiettivi raggiunti – ha precisato Domenici -. Forse c’è stata qualche novità rispetto al passato, ma il contrasto tra il clima da immagine che il G8 voleva raffigurare e i problemi concreti di cui si doveva discutere, è particolarmente forte”. Secondo tema il movimento. “Si sta sviluppando un movimento nuovo, che deve ancora crescere e maturare.
Esso appare composito e il suo carattere preminente è la globalità e la trasversalità. Proprio per tali caratteristiche, per essere un movimento che si rifà ai temi della globalità, non può che essere non violento”. Il tema della non violenza, ha aggiunto il sindaco, doveva essere posto con maggiore decisione al centro del dibattito prima dell’inizio del vertice, e in ogni caso, “dobbiamo aver chiaro che i violenti portano in primo piano i temi dell’ordine pubblico, non quelli della lotta all’Aids, al protocollo di Kyoto e alla crescita dei paesi poveri”.
Infine l’ordine pubblico. Qui le parole del sindaco di Firenze sono state precise e chiare. “L’ordine pubblico è un problema che deve essere affrontato con equilibrio. A Genova mi sembra si possa dire che sono stati commessi degli errori, almeno nella disposizione delle forze dell’ordine. E poi mi chiedo se sia stata impartita una precisa direttiva sull’uso delle armi da fuoco”. A questo punto, ha ricordato Domenici, “mi sembra condivisibile la proposta di una commissione d’inchiesta parlamentare, soprattutto alla luce della perquisizione di sabato notte nelle due scuole genovesi.
E’ stato un fatto grave. Non credo che quella perquisizione sia stata di per sé illegale, né anticostituzionale, ma certamente, alla luce di quanto ritrovato e delle modalità con cui è stata eseguita, si può dire che è stata ingiustificata”.
Infine il sindaco di Firenze ha auspicato che le manifestazioni in preparazione per i prossimi giorni si svolgano in modo pacifico e non violento.
«Gli oltre 100 miliardi di danni causati dai teppisti dovrebbero essere ripagati ai genovesi dai leader della sinistra comunista, dalle tute bianche e dai leader del Genova social forum che non hanno esitato un momento ad accusare le forze dell’ordine senza prima verificare le loro oggettive e gravissime responsabilità».
E’ quanto ha dichiarato, intervenendo in Consiglio comunale, il capogruppo del CCD Federico Tondi.
Tondi ha anche espresso «piena solidarietà ai pacifici manifestanti ed ai giovani delle forze dell’ordine rimasti feriti negli scontri di Genova che in nome dello Stato rischiano la vita per 1 milione e settecentomila lire al mese» e «cordoglio per la morte del giovane Carlo Giuliani» che «però non può diventare un martire della democrazia».
Il capogruppo del CCD, nel suo intervento, ha ricordato anche «il carabiniere Mario Lacanica che, con il suo gesto ha salvato non solo la sua vita ma anche quella dei commilitoni da un sicuro omicidio».
«Condanniamo fermamente ogni violenza ed auspichiamo che la magistratura accerti fino in fondo ogni responsabilità».
E’ quanto hanno dichiarato il capogruppo di Insieme per l’Ulivo in Toscana Giovanni Fittante ed il capogruppo dei Verdi Alessio Papini intervenendo in Consiglio comunale a proposito degli scontri per il G8 di Genova. «C’è poi da stigmatizzare - hanno aggiunto i due consiglieri - la responsabilità politica di chi non ha saputo garantire il diritto democratico a manifestare pacificamente, isolando e arrestando i teppisti ed i delinquenti arrivati a Genova con il chiaro intento di seminare solo distruzione.
E c’è anche da condannare chi ha permesso la violenta perquisizione della sede e l’ufficio stampa del Genoa Social Forum».
Fittante e Papini hanno poi rivolto un appello «affinché i giovani che erano a manifestare pacificamente non si arrendano e proseguano il loro impegno civile con la forza delle loro idee e delle loro proposte».
«Solo la lotta pacifica, democratica e di massa può isolare la violenza e le provocazioni da qualsiasi parte esse provengano». E’ quanto ha dichiarato in Consiglio comunale il consigliere dei Comunisti Italiani Lorenzo Marzullo secondo il quale «la violenza ha un solo esito, il nulla».
«E’ certo che noi Comunisti - ha detto Marzullo - ci batteremo per una vera globalizzazione: quella dei diritti sociali e civili, quella che permetterà ai più deboli di vivere con dignità in un mondo migliore. E lotteremo per tenere alti gli ideali del Genoa Social Forum, ovvero il riscatto del Sud del mondo, condannato a fino ad oggi ad un destino di miseria e sfruttamento».
«Non faremo passare nessuna forma di autoritarismo - ha concluso il consigliere di Comunisti Italiani - che si vorrebbe imporre al nostro paese ma con trasparenza e nel pieno rispetto delle regole democratiche lotteremo per i valori e gli ideali della nostra Costituzione e della Repubblica, nate dalla Resistenza».
Questo il testo dell'intervento del gruppo consiliare dei DS:
«E' necessario globalizzare i diritti: emerge con chiarezza, anche per merito dell'azione politica delle moltissime associazioni riunite nel Genoa Social Forum, che non è più pensabile una globalizzazione liberistica, che massimizzi i soli profitti a danno dei diritti dei cittadini, dei popoli, dell'ambiente.
Non ci sono risposte certe ed esaustive alla domanda di partecipazione, di giustizia e di uguaglianza che viene dai popoli del Terzo e Quarto Mondo, ma è certo che occorre una rivoluzione copernicana, che i Paesi più industrializzati sostengano con nuovo slancio l'azione delle grandi Agenzie internazionali (in primis l'ONU) e che siano rilanciate politiche attive di solidarietà e di sviluppo. In questo senso non si può non registrare come il vertice dei G8 abbia assunto alcune primi indirizzi in questa direzione, che tuttavia appaiono tardivi, timidi, dettati più che altro dalla necessità di rispondere alle sollecitazioni che vengono dall'ampio, magmatico, contraddittorio, ma crescente movimento che ha preso le mosse nel 1999 a Seattle.
E' necessario perseguire uno sviluppo solidale e sostenibile: non è pensabile che le politiche di sviluppo siano il prodotto spontaneo delle "dinamiche di mercato". E' un idea semplicistica, che non considera il crescente divario di risorse, di tecnologie, di popolazione che divide Nord e Sud del Mondo. Sono necessarie politiche attive di solidarietà, ma soprattutto un azione che punti a perequare le attuali abissali differenze di opportunità. Lo sviluppo deve essere un bene condiviso, e deve tenere conto del limite oggettivo nelle risorse naturali: non è perciò pensabile il meccanico trasferimento altrove del modello di vita dei Paesi più ricchi.
Da questo punto di vista il più grosso fallimento del vertice è rappresentato dal "nulla di fatto" in merito alla questione del rispetto del Protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas climalteranti, chiaro segno della svolta a destra segnata dall'elezione di George William Bush alla Casa Bianca, e che vede in Silvio Berlusconi il principale "baluardo" in Europa di dissennate politiche di sviluppo energivore e senza qualità.
E' da apprezzare l'azione del Presidente della Regione Toscana: con la sua azione, che nei colloqui di San Rossore ha visto il punto più alto, Claudio Martini ha gettato un ponte di comunicazione tra le Istituzioni locali, sempre più importanti in forza del processo di federalismo solidale voluto dal Centrosinistra, e i movimenti pacifici e nonviolenti che hanno posto da tempo all'attenzione dell'opinione pubblica i temi sopra accennati.
Stupiscono gli attacchi che da più parti vengono portati a Claudio Martini: li giudichiamo ingenerosi o strumentali. I critici dovrebbero riflettere sulla distanza crescente che va scavandosi tra le Istituzioni formali, benché democraticamente elette, e i movimenti, le associazioni, le istanze organizzate dei cittadini e dell'opinione pubblica. Distanza sintomaticamente simboleggiata dai G8 letteralmente asserragliati nel cuore di Genova, apparsi chiusi in un rituale di riunioni, incontri e colazioni di lavoro appena scalfito dall'incontro con i rappresentati dei Paesi più poveri.
Il Presidente della Regione Toscana, invece, ha coraggiosamente aperto un dialogo che, se proseguito nel tempo, può consentire di mettere a punto una piattaforma di proposte concrete per quella globalizzazione dei diritti che molti osservatori imparziali ormai auspicano apertamente.
Il Governo deve spiegare cosa è accaduto a Genova: sono troppi i lati oscuri che chiamano in causa un chiarimento da parte del Governo ed in particolare del Ministro dell'Interno. Centinaia di feriti e contusi, un giovane ucciso, alcune decine di miliardi di danni, le devastazioni diffuse per Genova: come è stato possibile che poche centinaia di ben noti violenti organizzati (i "black block") abbiano potuto raggiungere indisturbati la città, aggirarsi liberamente per le strade mentre le Forze dell'Ordine presidiavano esclusivamente "la zona rossa", infiltrarsi tra le centinaia di migliaia di giovani, donne, anziani che volevano pacificamente dimostrare la propria volontà di affermare un altro tipo di globalizzazione? Sono domande angosciose che gettano una luce sinistra sulle modalità con cui si sono organizzate e dispiegate le Forze dell'Ordine in città, e che non è attenuata, ma anzi enfatizzata dalla dura perquisizione condotta nelle scuole che ospitavano i giovani del Genoa Social Forum.
Riteniamo che la Magistratura debba intervenire immediatamente per chiarire non solo le modalità dell'uccisione di Carlo Giuliani, ma anche l'episodio della perquisizione notturna tra sabato 21 e domenica 22. E riteniamo che il Ministro dell'Interno dovrà dare esaurienti spiegazioni in merito, assumendosi tutte le responsabilità per la mancata prevenzione nei confronti di una minoranza di esecrabili violenti.
Il Gruppo consiliare DS condanna ogni forma di lotta violenta: il fatto più impressionante dei fatti avvenuti a Genova è che sia i contenuti del vertice dei G8 sia quelli delle associazioni riunite nel Genoa Social Forum sono stati quasi totalmente azzerati dagli scontri violenti tra le Forze dell’Ordine e le frange violente infiltrate a Genova.
E’ da respingere con nettezza, anche per questo motivo, ogni forma di lotta violenta che, inevitabilmente, finisce per fare il gioco di chi non intende discutere nel merito delle questioni serie poste dalla globalizzazione.
Con questo documento il Gruppo consiliare DS di Palazzo Vecchio aderisce alla manifestazione indetta a Firenze per domani pomeriggio, 24 luglio».
«Manifestiamo la doverosa pietà umana per la giovane vita spezzata di Carlo Giuliani ma non ci possiamo esimere dall’esprimere valutazioni politiche e sociali connesse con lo svolgersi dei fatti documentati: Giuliani stava aggredendo, con altri teppisti, un coetaneo carabiniere».
E’ quanto hanno dichiarato i consiglieri di Forza Italia in Consiglio comunale ricordando che «il povero giovane deceduto non apparteneva ai “Black bloc” ma era semplicemente uno dei manifestanti». «Il dato inquietante - hanno aggiunto - è dunque costituito dalle centinaia di giovani che, come Giuliani, hanno tenuto comportamenti analoghi. Questo dato deve sollecitare il senso di responsabilità delle forze politiche di sinistra: l’interrogativo è quale sia il confine tra manifestanti pacifici e manifestanti violenti».
«Chiare sono le colpe - hanno concluso i consiglieri di Forza Italia - di chi a Genova e ancor prima di Genova ha accolto o non è riuscito a emarginare queste frange di sobillatori violenti che obbedivano a precise strategie di guerra. A Genova hanno perso tutti, pacifisti e non e risultano pretestuose le richieste della sinistra di sollecitare le dimissioni del ministro degli interni Scajola. Esprimiamo solidarietà per i giovani delle forze dell’ordine che hanno pagato anche loro un pesante tributo di sangue.
Ai DS il pesante interrogativo: i violenti che hanno messo a ferro e fuoco Genova devono essere considerati “compagni che sbagliano” o “terroristi”?».
Il Presidente della Provincia Michele Gesualdi ha chiesto, a nome della Giunta, al Presidente del Consiglio provinciale Eugenio Scalise di convocare un’assemblea straordinaria – che si terrà probabilmente venerdì o lunedì prossimo – sui risultati del G8, “delle vicende inquietanti che lo hanno accompagnato e delle prospettive di impegno della nostra Provincia”.
“Sentiamo oggi l’esigenza – spiega Gesualdi – di continuare un dibattito sereno, costruttivo e fermo per contribuire a sanare i grandi squilibri che ha creato e che rischia di allargare una globalizzazione non solidale e non attenta ai bisogni dei più deboli”. Prima del G8, il Consiglio aveva svolto un ampio dibattito che si era concluso con l’approvazione di un documento sul vertice di Genova.
Ieri, su proposta del consigliere dei Comunisti italiani Alessio Pancani, il Consiglio provinciale ha osservato un minuto di silenzio per i fatti di Genova ricordando il giovane morto violentemente venerdì scorso.