Antonio Arosio (Monza l9l1- Milano l994), sodale d' Arturo Martini e Marino Marini, é senz'altro una delle figure più interessanti dell'arte italiana di questo secolo. La sua opera ha infatti preso forte ispirazione dalle vicende storiche che hanno segnato gli anni '30 e '40.
Inviato come "pittore di guerra" prima in Africa, poi in Grecia, quindi in Russia, egli ha saputo interpretare in maniera magistrale un compito così complesso, affrancandosi da un ruolo di banale propaganda e documentazione, vivendo invece con reale occhio di artista le vicende belliche, sottolineandone gli aspetti tragici, umani e fortemente realisti.
La Mostra che Palazzo Lanfranchi gli dedica ripercorre i periodi che Arosio trascorse in Africa, Grecia e Russia documentando in tal modo non solo l'aspetto più legato al suo compito di "pittore di guerra", ma anche il suo sincero interesse per la realtà antropologica e geografica che costituisce uno delle note più caratteristiche della sua opera.
Per esempio, nella sezione dedicata alla guerra d'Etiopia, una serie di intensi ritratti di uomini, donne e bambini indigeni, ci rivela l'assoluta estraneità dell'artista verso quella retorica nazionalista che pretendeva di presentare la guerra coloniale come una missione di civiltà. I volti dei suoi soggetti sono scrutati, nelle pause della guerra, con uno sguardo attento e partecipe, capace di cogliere tutta la loro dignità umana e il retaggio di una civiltà antichissima. " ... l'impressione dei primi giorni in me era un insieme di crani lunghi lunghi, di gambe secche secche, di sciarpe verdi e gialle.
( ... )Però so che non ho visto tutto, e il negro e la sua vita mezzo primitiva, mezzo ascetica, ritorno a dire, é la cosa che più mi interessa in questa terra dall'aria sottile e asciutta. "
Nella sezione dedicata alla guerra greco-albanese é visibile come Arosio abbia usato invece, di fronte a una campagna bellica propagandata come trionfale, l'ironia e la caricatura per umanizzare e rendere evidente l'inadeguatezza dell'esercito italiano: la vita dei soldati viene mostrata in tutta la sua aspra durezza quotidiana, negli scontri vittoriosi come nei momenti di sconfitta, e i volti duri, impassibili dei fanti e degli alpini, sembrano cos? pervasi da una profonda amarezza.
Una corposa parte dell'esposizione é dedicata alla tragica campagna di Russia, un capitolo della storia italiana che ancora stenta a far parte della nostra memoria visiva: il gran numero di disegni eseguiti da Arosio in quei drammatici mesi ci aiutano a colmare un vuoto figurativo con un'intensità e una partecipazione umana particolare rispetto al precedenti disegni..
Un'immagine che sembra aver suggestionato in maniera decisiva la fantasia di Arosio é quella dell'autocarro smembrato
dall'esplosione e abbandonato a dare una muta testimonianza della violenza trionfante sulle capacità razionali dell'uomo: "nulla é più rappresentativo in questa guerra di queste carcasse nere seminate nella steppa sull'orlo delle piste di Russia...
".