Si scioglie il mistero che ha avvolto per secoli la chiesa di S. Biagio a Caldana (Grosseto). E' stata la studiosa fiorentina Maria Gemma Guidelli a fare chiarezza sulla costruzione di questa piccola chiesa e soprattutto su colui che ne realizzò i progetti. Il padre di S.Biagio non è, come per secoli è stato tramandato, Antonio da Sangallo il Vecchio, ma bensì addirittura Michelangelo Buonarroti. Fu proprio il grande maestro, autore l'altro degli affreschi della Cappella Sistina a Roma, a realizzare i disegni della facciata e degli interni della Chiesa di S.
Biagio. I disegni della facciata sono stati ritrovati dalla Guidelli presso l'archivio di Casa Buonarroti, quelli relativi agli interni presso la National Gallery di Londra. La ricerca della Guidelli ha preso il via dallo studio dei disegni della facciata, oggetto della sua tesi di laurea in storia dell'arte, la terza della sua carriera.
Successivamente la studiosa fiorentina ha proseguito la sua indagine ponendo l'attenzione sugli interni della chiesa di San Biagio. Piano piano grazie ad una massa enorme di prove documentali, tutte le tessere di questo mosaico hanno cominciato ad andare al loro posto e la studiosa è così giunta a questa scoperta sensazionale.
"San Biagio - sono le parole di Maria Gemma Guidelli, esperta tra l'altro di psicologia dell'arte - non è una semplice chiesa ma un grande mausoleo eretto in suffragio dei familiari del granduca Cosimo I dei Medici". I familiari in questione sono la moglie di Cosimo Eleonora da Toledo ed i figli Don Garzia ed il cardinale Giovanni. Questi tre personaggi persero la vita alla fine del 1562 proprio durante un viaggio che Cosimo e la sua corte fecero nella Toscana meridionale per verificare lo stato di avanzamento dei progetti di fortificazione delle Maremme.
"Nel 1563 - è ancora la Guidelli a parlare - a pochi mesi di distanza da quei fatti luttuosi presero il via i lavori di costruzione della chiesa di San Biagio di Caldana, lavori che terminarono nel 1575". Nacque quindi questa chiesa, opera unica nel panorama architettonico della Maremma di quel periodo storico. " Non è chiaro - secondo la studiosa - di chi fu l'iniziativa di costruire S. Biagio, se della famiglia Austini o di Cosimo I, ma è certo che di questa edificazione Cosimo I fosse pienamente a conoscenza".
La famiglia Austini e soprattutto il suo capostipite Marcello sono gli altri protagonisti di questa storia.
A questa dinastia è legata la rinascita di Caldana e la costruzione dei suoi monumenti più importanti.
Marcello Austini infatti acquistò il 19 agosto 1558 il castello di Caldana ed i relativi possedimenti che versavano in quel periodo in grave stato di abbandono. Appena comperato il territorio egli ricostruì il castello, vi condusse abitanti per ridare vita e prosperità a quel luogo rimasto abbandonato per decenni.
Benché senesi, gli Austini furono sempre particolarmente legati a Cosimo I e alla corte medicea e ne rappresentarono il braccio operativo sul territorio.
Marcello
Austini, amico di Giorgio Vasari, fu indicato con l'appellativo di
"familiare" dei Medici. Da Cosimo I nel 1564 ottenne l'investitura feudale con il titolo di Conte. E' particolarmente curioso che un progetto di questa importanza sia stato realizzato a Caldana, un insediamento, che seppur utile dal punto di vista strategico nella Toscana meridionale nei pressi dei possedimenti della moglie di Cosimo Eleonora da Toledo, era pur sempre un centro minore, soprattutto se si pensa che Cosimo I de Medici, passato alla storia tra l'altro per l'edificazione di città e di fortezze, non si dimostrò mai particolarmente propenso all'architettura religiosa.
Ma quale è stato l'apporto di Michelangelo alla costruzione di questa chiesa mausoleo ? "Quasi certamente - è la risposta di Maria Gemma Guidelli - Michelangelo, che nel 1563 aveva 88 anni e che l'8 febbraio dell'anno successivo sarebbe morto a Roma, non è mai stato fisicamente a Caldana ma ha certamente disegnato i progetti della facciata e dei due fondali interni".
" I lavori di realizzazione del progetto - prosegue ancora la studiosa fiorentina, tre lauree una delle quali in psicologia - furono portati avanti da Bartolomeo Ammannati, altro grande autore cinquecentesco, molto legato a Michelangelo, al quale Michelangelo non fece mai mancare ispirazione, consigli e consulenze".
Per secoli la chiesa di San Biagio è stata attribuita ad Antonio da Sangallo il Vecchio. "Questo errore è - secondo la Guidelli - dovuto inizialmente alla constatazione che tale edificio era di qualità troppo elevata per una piccola località così lontana dai centri economicamente e culturalmente più ricchi della Toscana.
Era quindi necessario trovare un "padre" in grado di generare un'opera così raffinata.
L'utilizzazione di materiali costruttivi molto simili ad una chiesa che si trova a Montepulciano, dedicata anch'essa a San Biagio, e realizzata da Antonio da San Gallo il Vecchio fecero il resto e per secoli anche la chiesa di Caldana fu riconosciuta come opera del Sangallo". Praticamente nessuno se non di recente ha messo in dubbio quell'attribuzione.
Con il passare degli anni infatti, deteriorandosi gli stretti rapporti tra Firenze e quest'angolo di Maremma instaurati da Cosimo I e da Marcello Austini,
Caldana divenne sempre più marginale ed anche la sua gemma architettonica venne dimenticata.
"Sono molteplici le dissonanze stilistiche tra la chiesa di Caldana e quella di Montepulciano tali da permettere di poter affermare in tutta tranquillità che si trattano di opere di autori diversi. In più - ci dice la Guidelli - c'è un aspetto di carattere cronologico che di per sé smonta definitivamente quell'attribuzione. Il San Biagio di Caldana è stato costruito a partire dal 1563, Antonio da Sangallo il Vecchio nacque nel 1455 e morì nel 1535. Quasi trenta anni prima".
La scoperta di Maria Gemma Guidelli è stata accolta molto positivamente dai massimi studiosi del settore.
Tra breve sarà oggetto di una pubblicazione curata dalla Soprintendenza ai Beni Monumentali di Siena che avrà certamente una vasta eco internazionale e porterà Caldana e l'intero territorio comunale di Gavorrano al centro dell'attenzione degli studiosi dell'opera michelangiolesca e dei media.
"Sono veramente felice dei risultati della ricerca della studiosa Maria Gemma Guidelli" sono le parole dell'architetto di Grosseto Alberto Vero.
L'architetto ha portato avanti per anni la tesi che la chiesa di San Biagio a Caldana non potesse essere opera di Antonio da Sangallo il Vecchio.
Le prove documentali ritrovate dalla Guidelli sono per lui il suggello a ciò che aveva sempre pensato.
"Mi sono avvicinato alla chiesa di San Biagio nel 1981 - è l'architetto Vero a raccontare - quando sono stato incaricato di curare il progetto di restauro e di consolidamento della facciata e della struttura complessiva della chiesa di Caldana.
Lavorando ore ed ore nella chiesa non ho potuto non riflettere sulle caratteristiche stilistiche di quell'edificio. Il suo linguaggio era molto più raffinato di quello espresso da Antonio da Sangallo il vecchio nella chiesa di San Biagio a Montepulciano, l'edificio considerato per secoli in un certo senso il "gemello" della chiesa di Caldana.
Soprattutto l'interno denota una raffinatezza tale attribuibile ad un periodo maturo del rinascimento".
"Ciò è testimoniato - sono ancora le parole dell'architetto che espresse tali teorie in una conferenza nel giugno del 1998 - dal gusto per il decoro anche degli spazi angusti, segno evidente di un "disegno" che coniuga l'architettura, la scultura ed il gusto scenografico pittorico. Il linguaggio sia dal punto di vista volumetrico e sia da quello plastico è quindi molto più articolato che in Sangallo".