Subito insorgono le rappresentanze dei tassisti, sostenendo che il servizio è soddisfacente.
Ma interviene anche il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito:
"Una faccenda marcia e brutta, questa dei taxi e di una corporazione asserragliata sui suoi privilegi: incurante di adeguarsi alle richieste di un'utenza che, definire in molti casi esasperata, e' limitarsi nel linguaggio per buona educazione.
Sempre in prima fila contro ogni forma di liberalizzazione, le corporazioni dei taxisti fiorentini (e non solo), che hanno costituito un cartello blindato contro ogni forma di concorrenza, si distinguono per costi alti e senza scelta: avrà pure un significato il fatto che tutti i prezzi sono uguali fra di loro, sia che si scelga un'azienda "pinco" o la cooperativa "pallo"? E quello che le corporazioni dei taxisti chiamano "prezzi uniformati a garanzia per gli utenti" non e' altro che un cartello oligopolista che impedisce qualunque nuova offerta basata sulla scelta degli utenti per qualità e convenienza.
Ci vogliono far credere che il problema delle difficoltà nelle ore di punta e' risolvibile con una migliore flessibilita' dell'orario di lavoro, ma e' quanto ci raccontano da anni e che mai hanno realizzato, e i bivacchi di tassisti nelle ore morte si alternano ad altrettanti bivacchi di utenti nelle ore di punta.
Quindi, c'e' qualcosa che non funziona. Soprattutto in quello che ci propongono periodicamente.
Mediamente un taxista, con mezzo miliardo di lire, acquista -al mercato nero, quindi esentasse- una licenza il cui valore legale e di qualche centinaia di migliaia di lire; in qualche modo, quindi, deve rifarsi di questo esborso, e lo fa pagare ad utenti che, di fatto, diventano finanziatori di attivita' illegali. Ogni volta che si parla di come prende forma l'avvio del mestiere di taxista, le corporazioni non negano e non assentono, ma si indispettiscono molto e fanno finta di nulla, perche' rimangono nudi, al pari di qualunque altro lavoratore che, in questo finto mercato, deve districarsi tra legale e illegale per cercare di sopravvivere.
Ma cosi' non può continuare, perche' il circolo da vizioso si e' già trasformato in infernale: occorre spezzare il filo omertoso che hanno stabilito con un'amministrazione comunale che, bene informata di questa condizione illegale, fa finta di ignorarla ma la usa per governare la situazione e ribadire il suo potere di veto e di vita sul trasporto pubblico privato.
Per noi c'e' solo una soluzione: la liberalizzazione. Il resto e' fumo negli occhi e adeguamento del preesistente ai nuovi modi del vecchio potere economico.
Liberalizzazione significa più taxi, più qualità e prezzi più bassi per utenti che, in base alle loro scelte, acquisirebbero quella funzione di indirizzo di mercato che oggi e' inesistente e che, invece, e' alla base di un'economia aperta e senza privilegi".