Al fine di salvaguardare l'immagine di tipicità e qualità dei prodotti toscani e in attesa di maggiori e piu' definite indagini sui rischi legati all'utilizzo di organismi transgenici, l'assessore Moreno Periccioli ha indicato in una lettera inviata all'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione in campo agricolo e forestale un pacchetto di misure cautelative da adottare nei confronti dell'utilizzo dell'ingegneria genetica: si va dall'alt alla sperimentazione nelle aziende regionali, all'esclusione dal marchio di qualità regionale sull'agricoltura integrata per le varietà realizzate utilizzando piante geneticamente modificate.
E si prevede, in prospettiva, anche l'esclusione di aziende che utilizzano piante transgeniche dai contributi finanziari in agricoltura. Si tratta di misure che hanno lo scopo di tutelare il consumatore e le aziende che producono in maniera ecocompatibile.
"Non vogliamo esprimere un rifiuto delle biotecnologie e delle potenzialità dell'ingegneria genetica -spiega Periccioli- ma nemmeno consegnare alla scienza senza alcuna cautela ciò che di piu' importante possiede l'agricoltura toscana: la sua tipicità, la sua genuinità, il rapporto simbiotico con l'ambiente.
Occorrono maggiori garanzie sui rischi derivanti dall'utilizzo di organismi modificati e sul loro impatto. Garanzie che, ad oggi, non esistono".
L'iniziativa dell'assessore all'agricoltura prende le mosse in una fase di autentico boom, nell'agricoltura mondiale, delle cosiddette piante transgeniche. Negli Stati Uniti, in Messico, in Argentina, Brasile e Cile si fa un uso massiccio di queste colture; secondo le ultime stime la superficie coltivata con piante geneticamente modificate nel mondo supera ormai i 30 milioni di ettari.
In particolare negli States si stima che le specie transgeniche abbiano permesso un incremento produttivo non inferiore al 5%, e un decremento dei costi di produzione nell'ordine del 25%: risultati legati alla maggiore resistenza di queste piante agli insetti nocivi e ai diserbanti.
In Europa, l'attenzione verso l'uso delle piante modificate si e' espressa in una serie di regolamenti comunitari che pongono una serie di vincoli e con i quali, per esempio, si richiede al produttore di notificare al ministero della sanità e dell'ambiente tutte le informazioni necessarie per valutare rischi per la salute e per l'ambiente derivanti dall'uso di piante geneticamente modificate.
Attualmente in Italia esistono sperimentazioni in campo per colture transgeniche di tabacco e mais, pomodoro e cicoria, riso e barbabietola, patata e pomodoro. Le caratteristiche introdotte riguardano prevalentemente la resistenza a insetti o virus e la tolleranza ad erbicidi. Non mancano tuttavia esempi di transgeni che conferiscono sterilità maschile (è il caso della cicoria), che modificano la composizione dell'amido (patata), o che aumentano la capacita' di conservazione del pomodoro. Sono evidenti i vantaggi di queste colture, specie dal punto di vista economico: aumenta la produttività (più resa, potenziamento delle qualità nutrizionali), diminuiscono i costi di produzione (meno insetticidi, meno fitopatie, possibilità di utilizzo di diserbanti non selettivi e meno costosi).
Ma a quali costi per l'ambiente circostante? E con quali conseguenze per il consumatore? E' da questi punti interrogativi che scaturiscono le misure indicate dall'assessore all'agricoltura. Alcune strutture di ricerca evidenziano infatti le possibili conseguenze ambientali connesse all'utilizzo di organismi geneticamente modificati: Il primo rischio e' quello della selezione di razze di insetti resistenti. Un'altra preoccupazione riguarda la migrazione dei caratteri modificati geneticamente ad altre piante sessualmente compatibili con le varietà modificate (ad esempio la resistenza agli erbicidi che può trasmettersi a piante infestanti).
I geni modificati possono insomma muoversi nell'ambiente e alterare la biodiversità vegetale e animale. Non solo: secondo gli esperti i geni modificati possono anche essere fonte di danni per la salute dell'uomo provocando l'insorgenza di allergie alimentari, incrementando le tossine nel cibo, alterando il contenuto nutrizionale e infine aumentando la resistenza agli antibiotici. Di fronte a questi rischi, l'assessorato all'agricoltura ha deciso di muoversi a difesa della qualità e genuinità dei suoi prodotti e dell'equilibrio inalterato da secoli fra attività agricola, paesaggio e ambiente.
Coerentemente con questo indirizzo viene quindi decisa la non attivazione delle sperimentazioni presso le aziende regionali (richieste in tal senso erano giunte per il mais e la barbabietola da zucchero), e l'esclusione dai disciplinari del marchio per l'agricoltura ecocompatibile della possibilità di coltivare varietà provenienti da modificazione genetica.
Insomma, chi utilizzerà prodotti con il marchio della Regione Toscana avrà la sicurezza di non consumare cibi provenienti da modificazioni genetiche. Inoltre verrà verificata la possibilità di escludere dall'accesso ai contributi finanziari le aziende e imprese che utilizzano organismi geneticamente modificati. Si tratta di misure in ogni caso fortemente connesse allo stato di avanzamento delle ricerche in questo settore: "Queste indicazioni - sono parole dell'assessore - potranno anche essere riviste nel momento in cui saranno dissipati i dubbi relativi ai possibili rischi per l'ambiente naturale e per la salute dei consumatori derivanti dall'utilizzo di organismi geneticamente modificati".