77° anniversario della Liberazione: le memorie dei sopravvissuti

Il 25 aprile nei luoghi delle stragi per capire le atrocità commesse

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 aprile 2022 23:39
77° anniversario della Liberazione: le memorie dei sopravvissuti

Firenze – Nei luoghi delle stragi per capire le atrocità commesse e il grande valore della libertà, oggi ancora più importante vista la guerra incivile che si sta consumando in Ucraina dove uomini e donne stanno combattendo non solo per il proprio Paese ma per la democrazia dell’Europa intera.

L’anniversario della Festa della Liberazione celebrato oggi a Sant’Anna di Stazzema è stato caratterizzato dal parallelismo fra i tanti episodi tragici e crudeli avvenuti in queste settimane, come a Bucha e a Makariv, con i fatti accaduti il 12 agosto del 1944 in quello che oggi è il Parco nazionale della Pace di Stazzema, in cui morirono oltre 500 civili uccisi dai nazifascisti. Dai fatti di ieri a quelli di oggi è emersa oggi la necessità di riaffermare quei valori che hanno fondato la Costituzione italiana e i principi dell’Unione Europea.

Sono stati questi i temi principali degli interventi che si sono susseguiti oggi alla Fabbrica dei diritti di Sant’Anna di Stazzema. «In questo 25 aprile ci siamo trovati di fronte ad un conflitto davvero inaspettato, crudele, che non risparmia nessuno, che non ha pietà di donne e bambini. Abbiamo tutti nel cuore il loro grido di dolore», ha detto la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che è salita nel Parco nazionale della pace per manifestare la sua preoccupazione per un conflitto che sembra aver fatto «tornare indietro le lancette dell’orologio rispetto a quel cammino di cooperazione internazionale avviato nel secondo dopoguerra».

Approfondimenti

La seconda carica dello Stato, dopo aver deposto la corona di alloro al cippo dei caduti davanti alla chiesa di Sant’Anna, insieme al sindaco di Stazzema Maurizio Verona e al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, ha tenuto l’orazione ufficiale nella struttura della Fabbrica dei diritti.

«Celebrare qui la giornata del 25 aprile ha un significato molto particolare – ha affermato Maria Elisabetta Alberti Casellati -. Qui a Sant’Anna sono state scritte alcune tra le pagine più drammatiche della storia del nostro Novecento. Qui a Sant’Anna abbiamo visto vittime innocenti cadere nel disegno perverso di una ferocia demolitrice e fratricida. Qui a Sant’Anna abbiamo toccato con mano cosa significa violare l’essenza stessa dell’umanità. È davvero difficile dare un senso al dolore delle famiglie, alla sofferenza di una intera comunità che, a 78 anni di distanza, continua a vivere il ricordo di quella tragedia.

Eppure, proprio la Festa della Liberazione ci dimostra che quella follia devastatrice non è riuscita ad annientarci. Siamo riusciti a risollevarci dalla barbarie e dalla spirale dell’odio animati dall’attaccamento all’umana solidarietà, dal senso dell’onore, da una forte volontà di rinascita». Secondo la presidente del Senato «la cornice di aspirazioni, valori e ideali seminati nei lunghi mesi della resistenza e poi sapientemente cuciti nel tessuto della Costituzione è infatti all’origine del progetto Europeo che ha consentito di realizzare su scala sovranazionale un disegno di pace, giustizia, dialogo e benessere.

Questo è il grande messaggio che il Parco Nazionale della Pace affida a ciascuno di noi».

Il sindaco di Stazzema, e presidente del Parco nazionale della pace di Sant’Anna, Maurizio Verona ha sottolineato il valore della Resistenza, che oggi lui riconosce nell’impegno in atto di tanti giovani ucraini per difendere la loro libertà e il loro popolo. «Siamo grati ai Partigiani, ai resistenti, a quei ragazzi che sacrificarono la loro gioventù, la loro vita per lottare per la libertà, giovani coraggiosi che scelsero di ribellarsi al fascismo, che decisero di schierarsi dalla parte giusta, ma anche quella più difficile in quel contesto storico, si rifiutarono di credere obbedire e combattere».

Il sindaco ha anche ringraziato l’Unione delle Fornaci della terracotta, e il sindaco di Montelupo Fiorentino, per aver donato i vasi con il logo del Parco nazionale della pace. «Sant’Anna di Stazzema – ha proseguito Verona - è stata teatro di un crimine contro l’umanità. Qui sappiamo bene quanto sia importante l’Europa e le sue istituzioni. È necessario che l’Europa diventi forte socialmente e politicamente, vogliamo che assuma il ruolo di protagonista anche per fermare il conflitto in Ucraina.

È necessario relegare ad una esigua minoranza i nazionalisti, che auspicano invece il ritorno all’Europa delle Nazioni». Il primo cittadino di Stazzema ha anche fatto presente tutto il suo dissenso per la guerra in corso in Europa: «Putin in Ucraina si sta comportando come si comportarono i nazisti in Italia nel 1944. Di fronte alla crisi ucraina, ai crimini contro la popolazione civile, non ci possono essere né se né ma, ci può essere solo una ferma condanna. Il dato di oggi, è che c’è un popolo che sta cercando di difendere la sua democrazia, sta resistendo, e un esercito che ha violato indiscriminatamente i confini di uno Stato sovrano.

Noi siamo dalla parte della povera gente, che non ha più una casa, che deve lasciare tutto, siamo dalla parte di chi ha visto il proprio territorio occupato». Maurizio Verona ha ricordato anche due superstiti simbolo di Sant’Anna, che hanno dedicato le loro vite alla memoria del 12 agosto 1944: Enrico Pieri scomparso a fine 2021, e Cesira Pardini medaglia d’oro al merito civile e scomparsa poche settimane fa. Oggi inoltre è stata dedicata la sala Europa della Fabbrica dei diritti a l’ex presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.

Molto sentito l’intervento di Don Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera che ha concluso le celebrazioni del 25 aprile alla Fabbrica dei Diritti. «La guerra è il fallimento della politica umana – ha esordito Don Ciotti -. Fermatevi perché la guerra è una follia. Per le 560 persone trucidate a Sant’Anna in questo modo non ci sono parole. Oltre a quella in Ucraina ci sono altre 33 guerre nel mondo». Secondo Don Ciotti in Italia c’è bisogno di «rigenerare la nostra società con un cambiamento vero, è questa la liberazione di oggi.

Liberarci dagli individualismi, dagli egoismi, dall’indifferenza e dall’autoreferenzialità, dagli “io”». Una frase di Don Ciotti ha toccato particolarmente la platea delle autorità e della gente giunta a Sant’Anna nonostante la pioggia: «Ci siamo liberati del fascismo ma esiste ancora una mentalità fascista: sono coloro che fanno i forti con i deboli e i deboli con i forti».

Il presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna, Umberto Mancini: «Sono motivo di sconforto e di turbamento le immagini delle città e dei paesi devastati che, ormai da due mesi, vediamo sulle televisioni, i racconti raccapriccianti che leggiamo sui giornali, il lugubre conteggio giornaliero del numero delle vittime. Sono immagini, sono racconti che qui, a Sant’Anna, conosciamo bene. I segni della sofferenza, del dolore e dello smarrimento che vediamo sui volti delle donne, dei vecchi e dei bambini ucraini, sono gli stessi che hanno segnato i volti delle nostre donne, dei nostri vecchi e dei nostri bambini».

Simona Bonafè, parlamentare europea: «Qui a Sant’Anna ritroviamo i valori pilastro della nostra Costituzione. Oggi ci dobbiamo impegnare perché quei valori vengano salvaguardati. Ecco che allora l’Europa deve essere protagonista di un nuovo processo storico che va riaperto, per trovare una convivenza pacifica fra popoli, che è possibile perché l’abbiamo sperimentata per decenni in Europa».

Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana: «In questa disgrazia l’auspicio è che l’Europa possa trovare una maggiore unione e un nuovo senso di pace. Ma dobbiamo ripartire dai valori dell’antifascismo e dalla resistenza, come quella del popolo Ucraino che stanno mettendo in atto per l’autodeterminazione del proprio popolo e per costruire un mondo di pace».

Il presidente del Consiglio regionale della Toscana ha partecipato a diverse iniziative per celebrare il 25 Aprile e ricordato, a La Romagna di San Giuliano Terme, la staffetta partigiana pisana Mirella Vernizzi, donna straordinaria con la quale lo stesso presidente aveva un impegno importante: diventare amplificatore di memoria. A La Romagna ha ricordato il valore della nostra Carta Costituzionale e le parole di Calamandrei che esortava ad andare nei luoghi delle stragi per conoscerla ed amarla.

Nel corso della giornata si è recato anche a Pisa, alla Loggia dei Banchi, per le celebrazioni ufficiali del Comune, della Prefettura e dell'ANPI, quindi al pranzo popolare a Bientina, organizzato da Anpi al Circolo il Risorgimento.

“San Casciano, entrano i neozelandesi, che feste, liberati dalle canaglie tedesche, cioccolate, caramelle, sigarette, oh quanta roba da molto non veduta, ancora il cannone, ho perso tutto, pure il letto. Oh la guerra!”. Gioia e angoscia per ciò che la guerra, con l’arrivo liberatorio degli alleati, giunti dall’altro capo del mondo, ha regalato a chi aveva perso ogni speranza e ciò che la guerra, con l’oppressione nazifascista, ha spazzato via, ha interrotto ferocemente, compreso un amore appena sbocciato.

Dalle pagine del diario di guerra e di narrazione quotidiana, riferita agli anni 1940- 1945, di Zelinda Marcucci e delle centinaia di lettere d’amore che la giovane sancascianese, a poco meno di venti anni, scrisse dalla sua casa di via del Cassero indirizzate all’amato Bruno Parenti, anch'egli di San Casciano, prigioniero negli Stati Uniti e poi liberato dagli americani nel 1946, emerge la storia preziosa di una testimonianza d'amore e resistenza.

Una cronaca emozionante e dettagliata della vita consumata dal terrore, svuotata lentamente, giorno dopo giorno, dalla povertà, dalla violenza, dalla morte, dal senso della perdita di un’identità e di un futuro. Missive di una fitta corrispondenza da San Casciano e New York, e viceversa, bollettini di guerra che danno conto nel luglio ‘44 dell'avanzata degli alleati a San Casciano e delle azioni di guerra in corso nelle grandi capitali del mondo come Mosca, Londra e Bruxelles, fiumi di parole scritte a mano e con il cuore di una ragazza di campagna, che batteva solo per difendersi e sopravvivere ad un destino ingiusto e crudele, fotografie dell'epoca ingiallite e puntualmente datate.

Sono i documenti originali di un tesoro storico che il figlio di Zelinda e Bruno, Luca Parenti, ha ritrovato in una valigia e oggi custodisce con tanta cura. Con questa e altre storie e rare pagine di guerra, testimonianze dirette e indirette, episodi tenuti in vita dai ricordi, che rischiano di disperdersi nelle maglie del tempo, di alcune cittadine e cittadini novantenni, il Comune di San Casciano ha celebrato il suo 25 aprile, il settantasettesimo anniversario della Liberazione, il primo in presenza, dopo due anni di rievocazioni in solitaria e collegamenti on line a causa della pandemia.

Una giornata di festa vissuta insieme alla comunità e un viaggio intrapreso a tappe nei luoghi della memoria sancascianese, tra San Casciano, Cerbaia, Montefiridolfi, Mercatale, Fabbrica, Tondo delle Corti, Valigondoli, ha reso omaggio ai caduti, alle vittime civili e militari e al patrimonio di testimonianze che il paese alle porte di Firenze conserva attraverso la memoria dei suoi abitanti. A condurre il giro il sindaco Roberto Ciappi “I nostri testimoni sono stati i primi portatori di pace e di diritti - ha detto il sindaco Roberto Ciappi - di un mondo nuovo libero e tollerante, aperto alla ricostruzione e alla convivenza pacifica, valori che oggi più che mai sono indispensabili”.

“Da ogni luogo del nostro percorso oggi abbiamo riaffermato - continua il sindaco - i principi della Carta Costituzionale, la conquista di valori fondanti come la libertà, la democrazia”. “Abbiamo sottolineato l’importanza della memoria – rimarca - senza la quale non potremmo neanche pensare di progettare il nostro futuro, e il bisogno di costruire quotidianamente e in ogni sfera della nostra vita il ponte della pace come antidoto alla guerra”.

Oltre al diario di guerra e ai documenti originali del '44 di Zelinda Marcucci, ci sono i ricordi di Ilvana Dainelli del Cigliano, nonna del sindaco Ciappi, e Italo Buiani di Spedaletto, testimoni diretti di uno degli episodi più drammatici che ha macchiato di sangue la terra sancascianese. Entrambi ricordano la storia di una bambina, Lucia Martinelli, colpita a morte a 9 anni, vittima di una scheggia causata da un bombardamento nazifascista. In particolare Italo, che aveva accolto nella sua casa in via Colle d’Agnola la famiglia sfollata di Lucia, racconta della lenta agonia della piccola di cui era divenuto compagno di giochi.

“Era il 27 luglio del 1944, giorno della Liberazione di San Casciano - ricorda commosso - quando la bambina, mandata dal padre a prendere dell’acqua ad una sorgente vicina, tornò a casa in fin di vita colpita alla testa da una scheggia di granata, l’ho vista morire sotto i miei occhi, dopo aver trascorso tre giorni in coma nella mia casa, la sua morte avvenne il 30 luglio e ancora ho quelle immagini scalfite nella mia mente”. Storia altrettanto commovente è quella di Loretta Bencini, invalida di guerra, che porta ancora i segni del proiettile alla gamba, salva per miracolo.

Aveva 5 anni quando il 27 luglio 1944, Loretta, uscendo con la madre Bruna Piazzini, nata nel 1914, dal rifugio di via dei Cofferi a Mercatale, fu colpita alla gamba e assistette all’uccisione della madre che morì sul colpo. Loretta Bencini fu portata prima in una casa, poi caricata su una scala, passando tra i campi e i boschi, perché la strada era stata minata dai tedeschi in ritirata. “Fui condotta a Villa Nunzi a Mercatale e successivamente trasportata dai soldati alleati presso l’ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, è qui che mia nonna, Giuseppa Piazzini, scongiurò i medici di non amputarmi la gamba”.

Ancora oggi Loretta Bencini porta quella scheggia all’interno della propria gamba salvata dalla nonna.

Il sindaco di Firenze Dario Nardella suona, col suo violino, in diretta al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, 'Bella Ciao' in omaggio alla festa della Liberazione. E' accaduto oggi, quando il primo cittadino, intervistato da Francesca Fagnani e Giorgio Lauro, ha deciso di 'imbracciare' il suo strumento musicale preferito per esibirsi, in diretta audio e video, nell'esecuzione del celebre brano.

Dopo due anni di sosta causa la pandemia e ritornata nel giorno della Liberazione la classica gara podistica giunta alla quarantaseiesima edizione della Maratonina del Partigiano,manifestazione organizzata della Polisportiva Bonelle con la collaborazione del Circolo Arci Bonelle e l’Anpi provinciale di Pistoia, sulla distanza di km 13,500.

La manifestazione si e snodata lungo le strade della zona sud della città di Pistoia e che portano al cippo di Silvano Fedi per poi ritornare alla sede di partenza al Circolo Arci.

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