25 aprile: celebrato solennemente il 69° anniversario della Liberazione nazionale

Cerimonie in piazza dell’Unità e in Palazzo Vecchio. Una mostra in Sala d’Arme dedicata a Ivano Tognarini. Forza Italia rende omaggio a partigiani e militari alleati

Nicola
Nicola Novelli
25 aprile 2014 21:47
25 aprile: celebrato solennemente il 69° anniversario della Liberazione nazionale

La città di Firenze ha ricordato solennemente nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio il 69° anniversario della Liberazione nazionale, nel ricordo di Ivano Tognarini presidente dell’Istituto Storico della Resistenza della Toscana deceduto nel marzo scorso. Dopo i saluti del vicesindaco – che ha chiesto ai presenti un minuto di raccoglimento in memoria di Tognarini – e del presidente dell’Anpi Silvano Sarti la prolusione ufficiale è stata tenuta dal professor Simone Neri Serneri, ordinario di Storia contemporanea presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Siena e nuovo direttore dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.

“A settanta anni di distanza – ha detto il professor Neri Serneri – il ricco calendario di iniziative organizzati hanno senso se siamo consapevoli che la memoria non va mantenuta viva ma va coltivata. Non una pianta da proteggere, ma semi da gettare guardando al terreno, al clima, insomma alla società e al tempo in cui viviamo, altrimenti non danno frutti. Per questo la lotta di allora, con le sue specificità che non si riproducono, ha però un valore generale, perché ha generato valori e regole”.

Poi un richiamo all’Europa e all’iniziativa organizzata dal Circolo Reims denominata “Festa della Liberazione europea”. “Ecco – ha proseguito Neri Serneri – noi siamo davanti a questa sfida: avere ben chiaro che la nostra Resistenza, la nostra Liberazione erano già allora un pezzo integrale della storia d’Europa. Dobbiamo assumere l’Europa e la sua storia, allora come oggi, come nostra storia, nei suoi grandi risultati come nelle sue tragedie: il fascismo, il colonialismo, il socialismo autoritario, il nazionalismo nei suoi vari travestimenti.

Se facciamo fino in fondo i conti con quella storia – e noi italiani per primi non l’abbiamo fatta né con la nostra, né con la storia del continente e invece questo è il compito che tutti abbiamo davanti, come istituzioni, istituti di cultura, docenti e studenti – le regole che ci siamo dati rischiano di essere sterili, di rimanere un’esperienza bellissima, ma ormai appartenuta ad un altro tempo. Invece, se sapremo farci promotori, insieme ai nostri concittadini europei di una riflessione profonda su quanto ancora di quella storia ci portiamo dietro, sulle eredità che ci ha lasciato, su quante tensioni all’interno e preclusioni verso l’esterno ancora essa alimenta, certamente saremo in grado di dire che i valori, i principi, le regole che ci siamo dati il 25 aprile di settant’anni sono ancor quelli dei nostri tempi”.Il programma di celebrazioni del 25 aprile è iniziato in piazza dell'Unità Italiana, dove sono state deposte corone al monumento ai Caduti di tutte le guerre, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, con i gonfaloni del Comune di Firenze, della Regione Toscana e della Provincia di Firenze, la bandiera del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale del Corpo Volontari della Libertà e i labari delle associazioni dei partigiani.

Sono state lette preghiere da parte di don Massimo Ammazzini per la chiesa cattolica, dal rabbino capo Josef Levi per la comunità ebraica e da Stefano Gagliano per il consiglio dei pastori di Firenze. Al termine della cerimonia si è formato un corteo, preceduto dalla Filarmonica Rossini, che ha raggiunto Palazzo Vecchio. Durante la cerimonia nel Salone dei Cinquecento l’assessorato all’educazione, in collaborazione con la commissione consiliare pace, diritti umani, solidarietà e relazioni internazionali, ha organizzato la lettura di alcuni brani tratti dal libro “Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana” a cura dell’Associazione Culturale La Stanza dell’Attore, con la partecipazione di alcuni studenti del liceo classico Michelangelo.

Nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio si sono susseguite iniziative delle associazioni che, all’interno de “Le Chiavi della Città”, hanno realizzato i progetti “Storia Viva”, “Piccoli Passi verso la Costituzione” e “Dalla Liberazione alla Nascita della Costituzione”. Poi la proiezione di filmati sulla Resistenza , l’Italia fascista e la Costituzione, a cura della sezione Oltrarno dell’Anpi e della Mediateca Nazionale. Gli esperti della Biblioteca Nazionale di Firenze hanno allestito la mostra “1946-1948 Repubblica, Costituente, Costituzione”.

Nella programmazione anche la lettura scenica tratta dal libro “Fulmine, un cane coraggioso” con l’autrice Anna Sarfatti e le voci narranti Gianni Andrei e Lorenzo degli’Innocenti, a cura dell’Associazione La Nottola di Minerva. Sempre in Sala d’Arme sono stati esposti gli elaborati preparati dagli alunni e studenti delle scuole fiorentine. La giornata di celebrazioni si è conclusa alle 17 in piazza Signoria col concerto della Filarmonica Rossini.Questa mattina una delegazione di Forza Italia, guidata da on.

Massimo Parisi, coordinatore regionale di Forza Italia, il candidato sindaco Marco Stella, Andrea Badò candidato in consiglio comunale assieme ai candidati nei quartieri Stefano Baldassari, Davide Bisconti, Rossella Petrillo, Guido Castelnuovo Tedesco – ha partecipato alla cerimonia ufficiale che il Comune di Firenze ha organizzato in piazza dell'Unita' Italiana per ricordare il 69° anniversario della Liberazione. Dopo aver reso omaggio a tutti gli italiani – partigiani e civili - che hanno lottato per la democrazia e la libertà, la delegazione si è recata presso il cimitero Usa di Falciani per deporre un omaggio floreale e un nastro con la scritta “non dimentichiamo” per ricordare e rendere omaggio al sacrificio di tantissimi ragazzi provenienti da lontano caduti in Italia in nome della libertà. “Il 25 aprile non è la festa di una parte di italiani, il 25 aprile è e deve essere la festa di tutti gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà.- dichiarano gli esponenti azzurri- Contribuire a creare una memoria condivisa e collettiva della storia patria sulle cui basi costruire un futuro finalmente libero da distinzioni ideologiche anacronistiche che fanno solo male all’Italia”. Questo il commento di Andrea Badò al termine delle due iniziative.

“Se oggi viviamo in un regime democratico in cui ognuno può esprimere liberamente le proprie opinioni lo dobbiamo alla generosità dei tanti che allora combatterono e caddero per liberare la nostra terra dal nazi-fascismo. A loro rinnoviamo la nostra gratitudine e dal loro sacrificio dobbiamo ripartire per costruire, tutti insieme, un’Italia unita e forte”.Un 25 aprile all’insegna del ricordo e che ha unito quello che è un appuntamento istituzionale consolidato con la memoria attiva nelle vecchie e nuove generazioni.

Il Comune di Pontassieve, insieme alle Amministrazioni di Pelago e Rufina e in collaborazione con l’ANPI hanno organizzato una giornata per il 69° anniversario della Liberazione Nazionale ricca di emozioni e che si è rivelata l’occasione per rinnovare e far diventare gli eventi del passato una fonte di stimolo per il presente, attualizzando il significato della Resistenza e della guerra di Liberazione. Dopo la Santa Messa in memoria dei Caduti nella Chiesa di San Michele Arcangelo, Piazza Vittorio Emanuele II, Pontassieve, alle ore 10.00 nella Sala del Consiglio Comunale sono stati omaggiati del Ponte Mediceo - il massimo riconoscimento dell’Amministrazione Comunale – i partigiani Natale Benvenuti, partigiano Stoppa, e Osvaldo Guidi, nome di battaglia Mandrake.

Il primo per aver preso parte e esserne stato testimone del periodo della Resistenza che lo vide in prima linea nel nostro territorio e nei territori che furono scenari della Resistenza, in particolare in Valdisieve e sull’Appennino tosco-romagnolo e per non aver in tutti questi anni mai abbandonato quei valori e quegli ideali di libertà e averli trasmessi e raccontati alle nuove generazioni. Guidi per aver scelto appena ventenne di combattere per la Libertà dando il proprio contributo - con il nome di battaglia di Mandrake - alla lotta partigiana in particolare sul Pratomagno. Entrambi per essere da anni sempre lì in prima fila ad assolvere il suo dovere di rappresentare i Partigiani e fieri di portare il vessillo dell’ANPI. Prima del corteo anche spazio alle nuove generazioni con la premiazione delle classi delle scuole della Valdisieve che hanno partecipato al concorso adotta un articolo della Costituzione, realizzato in collaborazione con la Sezione soci Coop Valdisieve.

E’ stata la voce dei giovani a dare così “freschezza” a attualità a temi lontani nel tempo, ma che - come hanno sottolineato le istituzioni presenti - devono sempre essere ricordati e tramandati tra le generazioni. Il corto poi è partito – anche quest’anno molto partecipato - alle ore 11 fermandosi per la deposizione delle corone ai monumenti ai caduti del Borgo di Pontassieve e di San Francesco (Pelago).

"Oggi celebriamo una giornata fondamentale per la storia della nostra Repubblica: quella che ha sancito la vera rinascita del nostro Paese. Per gli italiani infatti, la data del 25 aprile 1945 simboleggia il risveglio della coscienza nazionale e del riscatto morale e civile dopo la Seconda Guerra Mondiale" Così ha esordito il Prefetto di Pisa Francesco Tagliente, intervenuto questa mattina alla cerimonia del 25 aprile a Palazzo Gambacorti, sede del Comune di Pisa. Celebrazioni come quella odierna – ha proseguito – al di là del significato istituzionale, costituiscono importanti opportunità per dare spazio alla memoria attiva, mantenendo vivo il ricordo delle ferite inferte all’Italia intera durante il Secondo Conflitto Mondiale. Obiettivo di queste cerimonie è infatti quello di valorizzare la memoria, attualizzando il significato della Resistenza e della guerra di Liberazione, quali fondamenti essenziali dell’identità storica del nostro Paese. Il Prefetto ha poi evidenziato che per Pisa questa giornata ha una valenza ancor più profonda, poiché quest’anno si celebra il 70° anniversario della liberazione della città, che avvenne il 2 settembre 1944. Quel giorno – ha detto – finì un lungo e straziante periodo di sofferenze, lutti e stragi, intensificatesi a partire dal 31 agosto 1943, tragica data del bombardamento a tappeto da parte delle forze alleate, che devastò la parte di Mezzogiorno causando la morte di centinaia e centinaia di civili, costringendo la popolazione a fuggire dal terrore delle bombe verso le campagne e le colline circostanti, per non parlare del danneggiamento di edifici e costruzioni di altissima rilevanza storica e artistica.

Penso, ad esempio, al Camposanto Vecchio, al Palazzo Reale, al Giardino Scotto, alle Chiese di S. Michele in Borgo, Santo Stefano dei Cavalieri, S. Paolo a Ripa d’Arno e alla Basilica di San Piero a Grado, oltre a tante altre importanti strutture. Il lungo e drammatico elenco di scempi e massacri, il sangue versato da tanti cittadini in quel periodo, il dolore che ancora attanaglia i familiari e i discendenti di quelle vittime – ha sottolineato Tagliente – rende tutt’altro che scontato ricordare i caduti e il sacrificio a cui, peraltro, fu sottoposta tutta la cittadinanza pisana in quei 12 mesi: dall’eccidio di via S.

Andrea, in cui morì Pardo Roques, alle stragi di San Biagio, Coltano e Pettori; dai morti di San Rossore alla carneficina della Romagna, dove perse la vita la giovanissima Livia Gereschi e, purtroppo, molti altri ancora. A tutto il popolo pisano, dunque – ha proseguito – va la mia profonda vicinanza, non solo istituzionale. Partecipo alle cerimonie di questa giornata con grande emozione e rispetto, per quel che Pisa ha rappresentato in un periodo così drammatico della storia italiana.

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