Boccaccio: è un suo manoscritto il misterioso documento conservato nella Biblioteca Riccardiana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 giugno 2006 19:35
Boccaccio: è un suo manoscritto il misterioso documento conservato nella Biblioteca Riccardiana

E’ ospitato a Palazzo Medici Riccardi, nella Biblioteca Riccardiana, il misterioso manoscritto, traduzione del De Amore di Andrea Cappellano, ora attribuito a Giovanni Boccaccio.

Proprio di questo tema: “Un manoscritto d’autore attribuibile a Boccaccio?” tratta un convegno organizzato oggi all’Università Statale di Milano.

Alla scoperta è giunta la ricercatrice di Filologia romanza, Beatrice Barbiellini Amidei che ha seguito la pista del De Amore, una sorta di vademecum laico sul comportamento amoroso.

Ripercorrendo questo filo, a caccia delle analogia con la novella di Griselda, scritta da Giovanni Boccaccio (1313-1375) nella decima ed ultima giornata del Decameron, la studiosa si è casualmente imbattuta nel manoscritto cartaceo vergato prima del 1372 e conservato proprio alla Biblioteca Riccardiana di Firenze (con la segnatura 2317).

L’ipotesi scientifica emersa riguarda la possibilità che nel caso del codice conservato a Palazzo Medici Riccardi (Sede della Provincia di Firenze, nelle cui sale è ospitata la Biblioteca Riccardiana) si possa parlare di un manoscritto autografo con testi inediti di ser Giovanni Boccaccio.



Secondo quanto riporta il Corriere della Sera si tratterebbe di “un vero e proprio libro amoroso, probabilmente destinato a un giovane amico che ne aveva fatto richiesta allo scrittore ormai anziano, perfettamente padrone dei vari codici della letteratura erotica”.

“La presenza a Palazzo Medici Riccardi di questo manoscritto attribuito a Boccaccio – dice il Presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi – è una felice coincidenza che premia gli sforzi fatti dall’Amministrazione provinciale per la valorizzazione del Palazzo dei Medici come ‘contenitore’ culturale, e nello stesso tempo ci offre nuovi spunti per la valorizzazione di quel genio fiorentino che non finisce mai di stupire e di stupirci”

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