Firenze – Più risorse nel contrasto alla violenza di genere e più forza al ruolo dei centri antiviolenza: queste le priorità da considerare per una rivisitazione della legge regionale contro la violenza di genere. È quanto emerge dai lavori del seminario indetto dalla commissione regionale per le Pari opportunità in corso per tutta la giornata di ieri, venerdì 28 ottobre, a palazzo Bastogi. Dal novembre 2007, quando la Toscana ha varato la legge regionale contro la violenza di genere, è cambiata la società, è aumentata la consapevolezza, ma la violenza contro le donne ha prodotto l’emergenza sociale del femminicidio.
Le istituzioni nazionali si sono mosse su un percorso appena avviato. “La Toscana si trova oggi di fronte alla necessità di mettere mano ad una possibile revisione di quella legge regionale. I lavori di questa giornata vogliono essere un contributo in questo senso”, dice la presidente della commissione Pari opportunità della Toscana, Rosanna Pugnalini. La violenza di genere “è un tema ormai strutturale. Le normative nazionali e il riassetto istituzionale ci fanno riflettere sull’organizzazione della rete che faceva capo alle Province”, spiega la presidente Pugnalini.
Grazie a quella legge di nove anni fa, “la Toscana è impegnata, dispone di una raccolta dati che, a differenza di altre realtà in Italia, riesce a far emergere il fenomeno, cresce il numero delle segnalazioni. In un momento di ristrettezze economiche – ha proseguito Rosanna Pugnalini – investire ulteriori risorse, come si appresta a fare la nostra Regione, è un segnale significativo”. La rivisitazione della legge può fornire gli strumenti per rendere più efficace l’azione di contrasto.
“La complessità degli interventi ha sicuramente inciso sulla tempestività delle risposte. Il ruolo della Regione resta fondamentale, a partire dalla promozione del rispetto di genere, cominciando dalle scuole”. La commissione regionale Pari opportunità, aggiunge Rosanna Pugnalini, “si sta attivando perché si possa intervenire con maggiore incisività anche sui libri di testo delle scuole elementari, che sembrano ancora figli di epoche passate, per il superamento degli stereotipi di genere.
Questo tipo di violenza non è solo una questione sociale o sanitaria, ha una matrice essenzialmente culturale”.
Le consigliere Anna Maria Celesti e Alessia Petraglia furono in Consiglio regionale le prime firmatarie della legge 59 del 2007. Oggi riprendono il senso di quel lavoro, che divenne presto unitario e vide la condivisione di tutte le altre consigliere nei vari gruppi di appartenenza: “Tre gli obiettivi fondamentali: il contrasto alla violenza di genere, indipendentemente dal sesso e dall’età; il riconoscimento istituzionale dei centri antiviolenza; la necessità di creare una rete tra istituzioni, centri antiviolenza, forze dell’ordine.
Sapevamo già che quella legge nasceva con dei limiti e che sarebbe stato necessario intervenire successivamente”. Ora, si tratta di “superare la logica dell’emergenzialità, destinare più risorse, scongiurare il rischio di attribuire un ruolo meramente tecnico ai centri antiviolenza, che invece devono diventare i soggetti principali del sistema, dedicare la necessaria attenzione al decisivo lavoro di prevenzione”.
Nella sessione del mattino sono intervenute rappresentanti dei centri antiviolenza come Teresa Bruno dell’associazione Artemisia, Maria Albano del centro Lilith, Loredana Dragoni del centro La Nara e Alessandra Paunez del centro Uomini maltrattati.
I lavori proseguono nel pomeriggio, quando si terranno le relazioni di Silvia Brunori e Bianca Cigolotti dell’Osservatorio sociale regionale, del difensore civico regionale Lucia Franchini, dei consiglieri regionali Valentina Vadi, Andrea Quartini e dell’assessore regionale con delega alle Pari opportunità Monica Barni.
Prevenzione e educazione, a partire dalle scuole primarie, saranno gli ambiti sui quali la legge toscana contro la violenza di genere dovrà essere prioritariamente aggiornata. Le intenzioni verso una revisione del testo normativo sono state concordi nel seminario organizzato dalla commissione Pari opportunità. Una apertura che arriva anche dal presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, intervenuto ieri pomeriggio. “La legge sarà da rivedere, anche alla luce della trasformazione delle istituzioni locali in corso, con le Province che progressivamente perdono il loro ruolo”.
C’è la “massima disponibilità – assicura il presidente a nome dell’Assemblea toscana – accogliamo volentieri anche la richiesta di giusto potenziamento della struttura a sostegno della commissione Pari opportunità, avanzata dalla presidente Pugnalini”. L’intenzione di “mettere mano in tempi brevi ad una legge che ha precorso i tempi, ma ora ha bisogno di una manutenzione forte”, viene confermata dalla vicepresidente della Regione, Monica Barni, che sintetizza i tre punti prioritari per le modifiche di legge: “Prevenzione e educazione, a partire dai libri di scuola; rafforzamento della rete per politiche sistemiche e durature; certezza di risorse”.
“Gli obiettivi sono già comuni, le condizioni per avviare il lavoro ci sono”, dice Rosanna Pugnalini a conclusione dei lavori. Obiettivi già emersi nella sessione del mattino e confermati dalle molte voci istituzionali. “Quella della Toscana è una legge di per sé ottima, ha bisogno solo di essere aggiornata, per far tesoro delle novità importanti di questi anni”, sostiene la senatrice toscana Donella Mattesini. Nel pomeriggio sono intervenuti anche il difensore civico della Toscana Lucia Franchini, la consigliera regionale Valentina Vadi (Pd), che ha ripercorso le azioni della Regione e ha ricordato un’altra legge regionale, “quella sulla cittadinanza di genere: la Toscana su questi temi è arrivata presto – ha detto la consigliera – e ha compreso per tempo che più aumenta il riconoscimento della parità di genere, più si demoliscono gli stereotipi che alimentano la violenza di genere.
Nel momento in cui andremo a rivedere la legge dovremo capire a chi trasferire il ruolo di coordinamento che è stato delle Province”; e il consigliere regionale Andrea Quartini (Movimento 5 stelle), secondo il quale, “per prevenire con efficacia serve una rivoluzione culturale”, la violenza di genere “è un diritto negato” e il “reddito di cittadinanza potrebbe essere già un elemento importante per aiutare tante donne a uscire dalla morsa del ricatto economico”. Il consigliere ha voluto anche evidenziare come “episodio discutibile l’aver ospitato Miss Italia in Consiglio regionale.
Quel messaggio è regressivo, mi sarebbe piaciuto l’avesse rilevato anche la vostra commissione”.