​Verso gli Stati Uniti d’Europa: intervista a Salvatore Calleri

Sabato 29 marzo, dalle ore 15,00, il convegno alla Sala Capitolare della Basilica di Santo Spirito a Firenze

Nicola
Nicola Novelli
22 Marzo 2025 12:02
​Verso gli Stati Uniti d’Europa: intervista a Salvatore Calleri

Sabato 29 marzo, dalle ore 15,00, alla Sala Capitolare della Basilica di Santo Spirito a Firenze, si svolgerà l'incontro pubblico intitolato "Stati Uniti d’Europa: un’utopia necessaria!". All'evento, organizzato da www.statiunitieuropa.com con la Fondazione Caponnetto, parteciperanno numerosi relatori, tra esponenti di associazioni federaliste ed europarlamentari.

Nove da Firenze ha chiesto all'organizzatore, Salvatore Calleri, di introdurre gli argomenti del convegno fiorentino, ponendogli alcune domande sulla sua idea di Europa.

In conseguenza della deriva putinista del governo ungherese, l'Unione europea a 26 è diventata la "nuova normalità", ma dopo la bagarre scatenata in Parlamento dalle dichiarazioni provocatorie della Presidente del Consiglio Meloni relativamente al Manifesto di Ventotene, potrebbe diventare un'Unione a 25?

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Non penso che attualmente questo sia un problema oppure una situazione che possa avverarsi. La Presidente Meloni ha espresso una posizione confederale, che personalmente comprendo e che tra l'altro era presente nel programma elettorale, ma che non è in alcun modo la mia, che al contrario è una posizione federale. La Unione Europea segue un modello sostanzialmente confederale quindi la Meloni è la Unione Europea esprimono pressoché la stessa posizione sull'idea di Europa.

Da Londra e Parigi sembrano dire: ora facciamo sul serio e facciamo quello che si può veramente fare. Non le sembra che il dibattito scatenatosi in Italia dovrebbe essere ricondotto alla concretezza?

Ben venga la concretezza, sempre e comunque ma mai senza venire meno alle idealità di fondo del sogno europeo. Non dobbiamo dimenticare che in Europa nascevano le guerre mondiali fino al concretizzarsi del sogno europeo, iniziato il giorno in cui è venuta fuori una idea di un' unità sovranazionale che ha trovato la sua prima espressione nella CECA che fu fondata nel 1951 da Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Molti amano un’Europa onirica, ma quando si tratta di farla funzionare tutti sono insoddisfatti. Si continua ad oscillare tra due concezioni estreme: da una parte quella che concepisce l’Europa solo come uno spazio di libera circolazione e dall'altra quella federalista del super stato.

La Unione Europea è in una fase di piena crisi perché segue il modello sbagliato, quello confederale, un modello che rende le decisioni difficili al punto che al mondo non esiste nessun modello confederale attualmente. Pertanto se la UE vuole contare deve cambiare modello ossia scegliere quello federale con I Paesi che ci stanno. Partirei ad esempio dai fondatori della CECA per aggiungerci poi chi vuol far parte del progetto federalista coinvolgendo pure Regno Unito ed azzarderei pure il Canada perché ha valori europei.

L’Europa è già oggi più di uno spazio di libera circolazione (basti pensare che i membri dello European freee trade agreement sono confluiti nella UE, ma quello che sembra turbare i nostri politici è il suo concetto teorico.La libera circolazione di merci e persone la vedo, nonostante le mie critiche al modello UE, una cosa positiva. Una cosa che è stata utile anche dal punto di vista della formazione di una cultura europea.

I principi dello stato di diritto inseriti nel Trattato di Lisbona, sono oramai un pilastro ineludibile per gli stati membri. Oggi le economie dei 27 sono già integrate forse di più di quelle dei 26 Cantoni svizzeri. Come si fa a credere di potersi scavare una nicchia di vantaggio nella politica dei dazi dell'amministrazione Trump?

I principi dello Stato di Diritto mi piacciono ovviamente, ma trovo però deboli i trattati di Maastricht ed il successivo di Lisbona per le loro scelte di campo liberiste e rigoriste. La democrazia deve produrre benessere se non avviene ciò arrivano i totalitarismi e le autocrazie.

Si è ormai innescato un processo di sostituzione del ruolo degli Usa nella Nato, ma l’Italia è assente nelle fasi di messa a punto. Non teme che sfuggire ai nuovi meccanismi di cooperazione militare con gli altri stati membri possa relegare inesorabilmente il nostro paese ad un ruolo marginale anche nella Ue?

Serve un esercito europeo unico finanziato con un debito unico. Ossia un esercito federale in uno stato federale. L'attuale progetto di "riarmo" non mi convince in quanto non chiaro, spezzettato tra 27 Paesi. Ciò comporta a mio modesto parere una eccessivo debito ed uno spreco di risorse. Un esercito europeo inserito nel contesto NATO, farebbe bene pure alla NATO aumentandone l'autorevolezza. Detto questo auspicio anche un cambiamento di linguaggio politico. Non adoro i termini bellicistici che sento a giro.Serve autorevolezza non bellicismo.

L'autorevolezza di un esercito europeo federale aiuterebbe la pace oggi purtroppo a rischio. Non esiste un rischio di un Italia marginale in una UE, in quanto è la stessa UE ad essere geo-politicamente marginale in quanto confederale. Ossia siamo tutti attualmente in un contesto marginale. L'Italia, come altri Paesi deve semmai non cadere nella tentazione del bilateralismo, questo che potrebbe a prima vista sembrare un rafforzamento, a lungo andare si trasformerebbe in una grossa debolezza.

Se la minaccia imperialista della Russia costringe all’allargamento ai paesi balcanici, l'eventuale neutralità dell’Italia rischierebbe di relegare il nostro paese ai livelli periferici della costruzione europea?

L'Italia deve far parte di un progetto federalista. Non è assolutamente semplice, è una vera e propria utopia, ma è un'utopia necessaria. Per avere la pace dobbiamo avere una Europa forte ed autorevole. Un'Europa federale. E le manifestazioni in difesa dell'Europa non devono essere fatte in difesa dello status quo della UE ma per fare gli Stati Uniti d’Europa.

Concludo citando un conservatore che sceglierei come modello storico federalista è il mitico Winston Churchill noto per la sua posizione a favore degli Stati Uniti d'Europa espressa in modo chiaro nel 1946 all'Università di Zurigo il quale disse:

"Dobbiamo creare una specie di Stati Uniti d'Europa. Solo in questo modo centinaia di milioni di lavoratori saranno in grado di riconquistare le semplici gioie e le speranze che rendono la vita degna di essere vissuta. Il procedimento è semplice.Tutto ciò che occorre è che centinaia di milioni di uomini e donne decidano di fare il bene invece del male e di meritare come ricompensa di essere benedetti invece che maledetti".

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