Von der Leyen chiede di usare tutte le leve finanziarie a disposizione per “riarmare l’Europa”. Di fronte al disimpegno degli Stati Uniti in Ucraina, la presidente della Commissione europea ha proposto un piano in cinque punti per “riarmare l’Europa” e proseguire il sostegno a Kyiv.
E temendo un crollo dell'alleanza occidentale sotto Donald Trump, l'establishment politico tedesco ha deciso di smantellare il “freno al debito” del Paese con una spesa senza precedenti per la difesa e le infrastrutture, che potrebbe raggiungere un totale di 1.000 miliardi di euro nel prossimo decennio. La Danimarca e la Finlandia hanno raddoppiato la solidarietà nordica martedì, firmando a Helsinki un patto di difesa che rafforza la cooperazione nel Mar Baltico, le missioni di addestramento NATO e le operazioni dei caccia F-35.
Anche Bulgaria vuole acquistare i sistemi di artiglieria CAESAR. Il ministro della Difesa Atanas Zapryanov, rispondendo a un'interrogazione del deputato Ivaylo Mirchev, ha annunciato l'interesse della Bulgaria nell'acquistare i sistemi di artiglieria francesi. Il deputato della coalizione filo-europea PP-DB ha chiesto al ministro come la Bulgaria partecipi agli appalti pubblici congiunti nel settore della difesa a livello di Unione europea (programma EDIRPA).
Ma c'è un altro fronte che preoccupa l'Europa e non solo gli esponenti politici. Perché l'amministrazione Trump sta ponendo ostacoli significativi all'ingresso dei prodotti agroalimentari europei nel mercato Usa.
L’imposizione di dazi sul cibo regionale negli Usa metterebbe a rischio il record di esportazioni che nei primi nove mesi del 2024 hanno registrato un nuovo balzo del 35% superando gli 800 milioni, in un mercato, quello statunitense, divenuto sempre più strategico per il settore agroalimentare toscano, con l’ulteriore pericolo di alimentare la già fiorente industria del falso. Tra i prodotti più penalizzati ci sarebbero olio e vino che da soli valgono il 90% di tutti i flussi commerciali oltre oceano.
E’ quanto afferma Coldiretti Toscana in riferimento al messaggio del presidente Donald Trump agli agricoltori americani di prepararsi a produrre di più dopo l’annuncio dell’imposizione di tariffe aggiuntive dal 2 aprile sulle merci provenienti da Messico, Canada e Cina, che interesseranno anche l’alimentare.
“L’imposizione di dazi sulle nostre esportazioni aprirebbe ovviamente uno scenario preoccupante, tanto più in considerazione dell’importanza che il mercato statunitense ha per le nostre produzioni agroalimentari e non solo. – spiega ancora la presidente regionale, Letizia Cesani -. Il mercato Usa vale il 25% di tutto l’export Made in Tuscany nel mondo: è il principale paese di destinazione dei nostri prodotti extra Ue. E’ strategico per tanti prodotti, dal vino all’olio, ma anche per formaggi ed insaccati. Per questo crediamo che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane”.
Gli scambi commerciali di prodotti alimentari tra Toscana e Usa sono nettamente a favore del nostro agroalimentare. Il disavanzo commerciale è enorme con appena 18 milioni di euro di prodotti a stelle e strisce importati. Un mercato diventato negli ultimi anni, sotto l’amministrazione Biden, sempre più importante passando dai 689 milioni di euro del 2021 quando alla Casa Bianca c’era Trump 1, ad 876 milioni nel 2023, un record già destinato a frantumarsi nel 2024 superando con probabilità il miliardo di euro. Le ricadute di eventuali dazi colpirebbero – con una sovrattassa del 10% secondo un recente studio di Prometeia - il 12,2% dell’intero export con la provincia di Grosseto che sarebbe la più penalizzata.
L’altro timore di Coldiretti è che, eventuali dazi del 25% sul cibo italiano, farebbe alzare i prezzi al consumo per i consumatori americani, che potrebbero essere portati a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, proprio a partire dai cosiddetti “italian fake”. Gli Stati Uniti sono infatti oggi il Paese che detiene saldamente la leadership produttiva del falso Made in Italy con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro.
Basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa – sottolineano Coldiretti Toscana e Filiera Italia – sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York. Ma il problema riguarda un po’ tutte le categorie, dall’olio d’oliva con l’ormai celebre “Tuscany Sun” al “Salame Tuscana” fino a passata e sughi. Una fiorente industria del falso che potrebbe avvantaggiarsi del calo di consumi del vero cibo italiano allontanando gli americani da un modello alimentare sicuramente più sano, salubre ed equilibrato.
Un danno per l’economia certo ma anche per la loro salute.