Ieri pomeriggio la Polizia di Stato ha recuperato oltre 35.000 euro di monili in oro, bottino di una ben rodata tecnica di raggiro messa in atto ai danni di una coppia di anziani residenti nel centro cittadino.
Secondo quanto ricostruito dai falchi della Squadra Mobile della Questura di Firenze, la disavventura delle vittime avrebbe avuto inizio intorno alle 14.00, quando sul telefono fisso della loro abitazione sarebbe arrivata una strana telefonata da parte di un fantomatico carabiniere.
Quest’ultimo avrebbe informato l’anziana donna che il figlio era finito in guai seri per aver causato un incidente stradale nel quale era rimasto coinvolto un altro ragazzo gravemente ferito.
Per rendere ancora più credibile la storia, il presunto militare si sarebbe poi fatto passare il marito della signora facendo contattare quest’ultima da un suo “collega” sul telefono cellulare.
Quest’ultimo avrebbe suggerito alla donna di raggiungere il più velocemente possibile la Stazione dei Carabinieri in viale dei Mille, offrendosi di aiutarla con le indicazione stradali rimanendo costantemente al telefono.
A questo punto la signora, insospettita dallo strano percorso “guidato”, avrebbe intuito che qualcosa non andava.
Secondo quanto emerso, infatti, proprio in quei minuti in cui si sarebbe assentata da casa, un fantomatico avvocato avrebbe raggiunto il marito avvisandolo di essere “l’incaricato al ritiro dei gioielli” per pagare una multa che avrebbe salvato il figlio dalla prigione.
Quest ultimo, comprensibilmente spaventato, avrebbe infatti consegnato al presunto legale tutti i gioielli che custodiva in casa.
Sceso dal palazzo l’uomo avrebbe poi velocemente raggiunto la macchina di un presunto complice parcheggiata a pochi metri di distanza dall’abitazione.
I falchi della Squadra Mobile, che pattugliavano già la zona, hanno immediatamente fermato l’automobile trovando i due uomini con le “mani nel sacco”.
I due malintenzionati, infatti, cittadini italiani di 24 e 51 anni erano intenti a rovistare e fotografare il bottino appena sottratto alle vittime.
Bracciali, collane, anelli, orecchini, orologi e molti altri monili per un valore totale di oltre 35.00 euro.
Il maltolto è stato subito restituito alle vittime, l’automobile sequestrata e i due uomini, già noti alle forze di polizia, sono finiti in manette con l’accusa di truffa aggravata in concorso.
Il procedimento è attualmente pendente in fase di indagini preliminari e l'effettiva responsabilità delle persona indagate, in uno con la fondatezza delle ipotesi d'accusa mosse a loro carico, saranno vagliate nel corso del successivo ed eventuale processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini.
LA POLIZIA POSTALE INFORMA: OCCHIO ALLE NUOVE TRUFFE - Accade di recente che i truffatori – alla costante ricerca di nuovi strumenti con cui carpire la fiducia di tutti noi – sfruttino l’innovazione tecnologica, replicando numeri telefonici della Polizia postale, per ingannare le persone contattate, approfittando proprio della naturale fiducia che gli utenti nutrono nei confronti delle Forze di Polizia.
Le modalità operative usate dai malviventi possono variare.
L’utente viene di solito contattato da un falso operatore della Polizia postale, che riferisce di aver riscontrato un non meglio precisato “attacco informatico” ai danni del conto corrente del malcapitato e preannuncia l’invio di un SMS, al cui interno è presente un link, sul quale cliccare per ricevere le istruzioni necessarie a mettere in sicurezza i propri risparmi.
Per apparire più credibili, i truffatori contattano gli utenti con lo stesso numero telefonico del centralino degli Uffici della Polizia postale presenti a Firenze ed in ciascuno dei capoluoghi di provincia sul territorio regionale: si tratta del fenomeno noto come spoofing telefonico.
I malviventi usano le possibilità offerte dai servizi “VoIP” (Voice over Internet Protocol), con cui le chiamate vengono trasmesse direttamente su internet, al fine di poter scegliere il numero telefonico che apparirà sul dispositivo della vittima, simulando, così, che sia proprio quello della Polizia postale.
In altri casi, invece, la vittima viene dapprima contattata tramite un messaggio SMS apparentemente proveniente dal numero dell’istituto di credito presso cui ha acceso il proprio conto e che proprio per questo si accoda alle notifiche già effettivamente ricevute dalla banca, rendendo la comunicazione credibile. Questo messaggio avvisa l’utente di un probabile accesso abusivo al conto, da cui sarebbero in corso dei prelievi non autorizzati.
Il messaggio può essere inviato anche da un falso numero solo in apparenza riconducibile a Poste Italiane, ad esempio con mittente “PosteInfo”, con cui l’utente viene informato di connessioni anomale al proprio conto e viene invitato a cliccare su un link.
Il link apre, in genere, “pagine clone” di Poste Italiane o del proprio istituto di credito, inducendo in errore la vittima, che spesso fornisce le proprie credenziali.
Successivamente, di norma, giungono anche delle chiamate, sempre attraverso numeri oggetto di spoofing, da parte di ipotetici “operatori antifrode”, per convincere l’utente ad eseguire le operazioni dispositive dal proprio conto, con varie modalità, come recarsi presso uno sportello ATM o effettuare direttamente un bonifico su un conto diverso, in modo da “mettere al sicuro i propri risparmi”.
Succede persino che se l’utente non si lascia facilmente convincere, il truffatore prospetti una successiva chiamata da parte della Polizia postale, che confermerà l’attacco al proprio conto e suggerirà di effettuare le operazioni di trasferimento del denaro su un conto “sicuro”, diverso da quello della vittima.
La vittima, presa dal panico, finisce per cadere nel tranello e segue le indicazioni fornite dal truffatore, il quale - per guadagnare ancor più la fiducia del malcapitato – lo invita a verificare su Internet la corrispondenza del numero chiamante con quello dell’ufficio della Polizia Postale presente in rete.
La vittima, verificata la corrispondenza del numero e confidando, quindi, nella veridicità della chiamata, esegue le movimentazioni di denaro, perdendone la disponibilità, ignara di essere caduto in una truffa.
La Polizia Postale consiglia, in questi casi, di:
- diffidare sempre di chi, spacciandosi per un operatore delle Forze dell’ordine, richiede l’esecuzione di bonifici o pagamenti in qualsiasi forma. La Polizia Postale non chiede mai di eseguire movimentazioni di somme di denaro, né chiede le credenziali di accesso ai servizi di home banking.
In caso di dubbio, contattare il proprio istituto di credito.
- nel caso in cui si riceva la chiamata di un soggetto che si presenta come appartenente ad una Forza di Polizia, si consiglia di chiedere il nome, il grado, la Forza di polizia e l’ufficio di appartenenza della persona e di riattaccare subito dopo. Cercare su Internet il numero di telefono della Forza di polizia o dell’ufficio che si presume abbia chiamato, comporre il numero e chiedere di parlare con il nome fornito dal precedente interlocutore;
- allo stesso modo, diffidare sempre di presunti operatori bancari o di Poste Italiane che dovessero chiamare per chiedere le credenziali di accesso al conto o per sollecitare lo spostamento del denaro su conti diversi dal proprio.