"Purtroppo, la Toscana governata dal Pd e da Italia Viva si profila sempre di più come la terra delle ideologie e dei disvalori, oltretutto finanziati con denaro pubblico. Abbiamo ospedali in cui si fanno pratiche per la transizione di genere a bambini di 11-12 anni, è stata approvata una legge che prevede il suicidio assistito (per fortuna impugnata alcuni giorni fa dal Governo nazionale), e adesso abbiamo anche questo progetto ‘Alla Pari’, che con quasi 600.000 € porta sui banchi scolastici le teorie gender, con il pretesto della parità di genere. Noi siamo contro le discriminazioni, ma questi progetti sono fatti per indottrinare gli studenti in maniera ideologica e unilaterale". Lo afferma Marco Stella, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana.
"Si tratta di una iniziativa che si articolerà lungo il triennio 2025-2027 - ricorda Stella - e finanziata dalla Regione Toscana con circa 590.000 euro attraverso le risorse del Programma regionale Fse+ 2021-2027, sulla base di quanto prevede la legge regionale 2 aprile 2009 n. 16 sulla Cittadinanza di genere. Saranno coinvolti studenti tra scuole superiori, medie e addirittura elementari, che lavoreranno fianco a fianco con alcune associazioni del territorio e con il mondo della scuola. Lo scopo, dicono i promotori, è di 'rimuovere pregiudizi, destrutturare stereotipi e ruoli di genere', ma sono parole e concetti che sottendono la volontà di rieducare bambini e adolescenti secondo una visione ideologica e fuorviante. Fare questi corsi nelle scuole è un errore, e chiediamo alla Regione di interrompere il progetto".
"L'ossessione per il gender della destra non si ferma, pensano solo a quello, tutti i giorni. Adesso Stella di Forza Italia e Ceccardi della Lega se la prendono con i progetti nelle scuole che finanziamo come Regione e, stavolta, in particolar modo con il progetto "Alla Pari" realizzato dalla Provincia di Lucca. Prima era stata la volta di quelli della Provincia di Pisa e della Provincia di Prato -ribatte l'assessora regionale all'istruzione e alle pari opportunità di Regione Toscana Alessandra Nardini- Però, devo proprio dirlo: non fanno nemmeno la fatica di studiare un pochino! Altrimenti saprebbero che in realtà non spendiamo solo 600 mila euro e non finanziamo solo progetti per bambine e bambini a partire da 6 anni, ma investiamo 5.7 milioni per i progetti nelle scuole e i bilanci di genere e consentiamo pure progettualità che partano dai nidi.
E se lo vogliono proprio sapere, sono proprio orgogliosa di questi progetti. Mentre loro continuano, come un disco rotto, a diffondere falsità, parlando di indottrinamento e simili assurdità.
Questi progetti non servono a convincere i bambini a cambiare sesso, ma insegnano la parità tra donne e uomini, che non ci sono percorsi di studio e di lavoro o sport solo da maschi e solo da femmine, che nessuna persona è sbagliata e va sempre rispettata, che non bisogna discriminare, che noi donne non siamo proprietà di nessun uomo che se qualcuna di noi decide di interrompere una relazione deve poterlo fare senza avere paura di essere perseguitata e addirittura uccisa.
Opporsi a questi percorsi significa difendere la società delle disuguaglianze, delle discriminazioni, dell'omofobia, della misoginia, la società in cui le donne guadagnano meno degli uomini e che mantiene saldi tutti quei retaggi culturali che favoriscono violenza di genere e femminicidi. Ceccardi non mi sorprende affatto, perchè visto il risultato disastroso della sua azione amministrativa cascinese e la sua totale incapacità di lavorare per il bene della Toscana, esiste politicamente solo per montare queste polemiche, ma che un partito che si definisce liberale come Forza Italia abbracci le battaglie degli estremisti di destra con questi argomenti così strumentali e falsi mi fa davvero specie".
Un modello educativo innovativo, sperimentato su scala nazionale, capace di integrare la promozione della salute sessuale e affettiva all’interno delle scuole italiane. E’ questo il risultato principale del progetto Educazione e formazione nell’ambito delle relazioni affettive, della sessualità e della prevenzione delle IST nel contesto scolastico, coordinato dall’Università di Pisa e finanziato dal Ministero della Salute tramite il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Iniziato nel 2019 e articolato in tre cicli di finanziamento, EduForIST si avvia alla conclusione con il convegno nazionale del 16 maggio a Bari, occasione per presentare l’eredità scientifica, educativa e sociale di un progetto che ha coinvolto circa 3000 studenti e studentesse, 44 istituti scolastici e più di 150 operatori e operatrici del terzo settore e del sistema sanitario. Il progetto ha applicato su larga scala in Italia, per la prima volta, il modello della Comprehensive Sexuality Education, approccio raccomandato da OMS e UNESCO, multidisciplinare e centrato sulla persona, per educare alla sessualità in modo rispettoso, inclusivo e basato sull’evidenza.
Alla guida scientifica, la professoressa Lara Tavoschi, docente di salute pubblica presso l’Ateneo pisano, affiancata dalla dottoressa Alice Chinelli, psicologa e dottoranda, e dal dottor Gianluca Paparatto, medico in formazione specialistica.
“EduForIST nasce dalla consapevolezza – sottolinea Tavoschi – che la scuola può e deve essere un luogo di promozione della salute relazionale, sessuale e riproduttiva, offrendo ai giovani strumenti per vivere relazioni sane, consapevoli e rispettose, e contrastare disuguaglianze e violenze di genere”.
Il progetto ha visto la collaborazione di numerosi partner accademici e istituzionali – tra cui le Università di Verona e Foggia, l’Istituto Superiore di Sanità, le ASL e le associazioni della Sezione M del Comitato Tecnico Sanitario del Ministero della Salute – ed è stato implementato in sette regioni italiane (Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Campania e Sardegna), nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Ogni ciclo di intervento ha previsto cinque incontri in classe con moduli formativi interattivi, questionari per valutare l’impatto su conoscenze e atteggiamenti, incontri con famiglie e docenti, e una formazione continua degli educatori coinvolti. Il modello ha dimostrato la sua efficacia e adattabilità, anche per contesti spesso esclusi da iniziative simili, come le aree extraurbane o le scuole secondarie di primo grado.
“Attraverso questo progetto – spiega Chinelli – è stato possibile costruire e validare strumenti educativi replicabili, sviluppare reti tra scuola, sanità e terzo settore e rafforzare l’impegno scientifico dell’Italia nel panorama europeo. Non a caso, dal 2024, il team di EduForIST è parte del gruppo di esperti dell’OMS Europa impegnati nella revisione degli Standard europei per l’educazione sessuale”.
“Il convegno conclusivo di Bari – conclude Tavoschi - sarà anche un momento di confronto tra ricercatori, decisori politici, educatori e operatori sanitari, con l’obiettivo di rilanciare il dibattito sull’introduzione sistematica dell’educazione sessuale e affettiva nel sistema scolastico italiano, in linea con le raccomandazioni internazionali”.