Firenze, 21 agosto 2018– A Genova, nessuna ipotesi viene esclusa. Lo ha detto oggi il procuratore capo Francesco Cozzi parlando ai giornalisti al termine della riunione di questa mattina in procura con i pm titolari dell'inchiesta sul crollo di ponte Morandi e i consulenti tecnici incaricati.
“Il ponte della tramvia ha un pilone da rifare: è stato installato male”. Così titolava la stampa il 12 marzo 2008 riportando la notizia che uno dei due piloni in cemento armato del ponte – quello prospiciente la sponda sinistra (lato piazza Paolo Uccello) – avrebbe potuto essersi lesionato durante i lavori di posa. Nonostante l’intervento che riportò in asse il pilone che si era piegato verso l’acqua, nel 2006 al momento del collaudo non fu ottenuta la certificazione di durabilità nel tempo ma solo di resistenza statica. Alla luce di quanto emerse nel 2008 il capogruppo di Forza Italia Jacopo Cellai ha presentato oggi un'interrogazione per sapere quale sia ad oggi lo stato del ponte, e in particolare "se sono stati effettuati interventi di consolidamento del pilone tranviario che era stato installato male, visto che l’usura si rivela uno dei maggiori rischi della solidità delle infrastrutture; in caso affermativo, chi ha effettuato gli interventi e chi sostenuto i costi; se è stata conseguita la certificazione di collaudo in termini di durabilità nel tempo; qual è la previsione di durata del ponte tranviario; se sono stati effettuati monitoraggi sull’eventuale usura causata dalla ruggine e se sono previsti periodici interventi di manutenzione".
"Ieri abbiamo fatto un sopralluogo a diversi ponti della città per avere un’idea dello stato di manutenzione e stamani abbiamo depositato quattro interrogazioni per il Sindaco perché, vista la situazione, vogliamo sapere in dettaglio quando sono stati fatti gli ultimi lavori di manutenzione, quando e quali lavori sono previsti prossimamente sui ponti San Niccolò, Varlungo, Indiano e Verrazzano -interviene anche la consigliera M5S Silvia Noferi- Nel 2017 l’assessore Giorgetti rispondendo alla nostra interrogazione sul ponte San Niccolò (ndr.
2017/2161) affermava che l’ultima verifica strumentale al ponte era stata fatta nel 2012 ma che da quel momento ogni anno i tecnici del Comune controllano visivamente tutti i ponti della città. Dalla nostra indagine “visiva” di ieri abbiamo potuto constatare che la situazione non è certo curata e tutti i ponti presentano evidenti segni di degrado delle strutture portanti, con i tondini di ferro arrugginiti usciti dal calcestruzzo. Nei prossimi giorni, nell’attesa che l’Amministrazione ci risponda, presenteremo tutte le foto scattate ieri (inviate insieme alle interrogazioni) a dei tecnici specializzati, per avere una relazione super partes. Inoltre, pur confidando che la situazione attuale non sia di imminente pericolo, vogliamo sapere per quale motivo si consente che il patrimonio infrastrutturale della città sia lasciato alle intemperie e all’obsolescenza senza muovere un dito.
Anche per chi non è un esperto appare chiaro che sono passati decenni dall’ultima manutenzione. Il degrado della città è evidente e diffuso ovunque, dai ponti, ai parchi (vedi le Cascine) e passa democraticamente dalla periferia al centro storico. Chi è in parte responsabile di questo declino in questi giorni si auto-promuove a novello Virgilio davanti alle telecamere, ma questo fa parte della seconda puntata della beffa".
Un’interrogazione orale al Presidente della Giunta regionale Enrico Rossi in merito allo stato di salute dei ponti e viadotti toscani e, in particolare, all’interruzione prolungata dei lavori stradali sul viadotto delle Terme dell’Autopalio, Firenze – Siena. La rivolge il consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi). L’Autopalio Firenze-Siena, inaugurata nel ‘64 e gestita da Anas, riveste per Toacana, in particolare per i collegamenti con Firenze e l’area Senese, un’importanza strategica ed è una delle strade più importanti di grande comunicazione nella regione.
Da ottobre 2017 è iniziato l’intervento sul viadotto delle Terme, nel tratto finale della Firenze–Siena in direzione del capoluogo toscano, ma da mesi istituzioni e cittadini hanno segnalato, e lamentato, l’interruzione prolungata del cantiere dei lavori che ha comportato la chiusura di una carreggiata sottoponendo residenti, turisti e lavoratori a code estenuanti e continui disagi nel flusso del traffico. L’Anas ha fatto sapere che gli interventi sono temporaneamente sospesi per consentire una modifica del progetto iniziale e superare difficoltà tecniche emerse durante la fase esecutiva, ma non c’è nessuna data ufficiale su quando questi lavori riprenderanno.
E dopo il tragico crollo del ponte di Genova si è notevolmente alzato il livello di attenzione per lo stato di salute delle strade, in particolare per ponti e viadotti. Visto che la Regione Toscana ha il dovere di tutelare il territorio ed attivarsi nelle sedi competenti per rivendicare di concludere tempestivamente i lavori in questione per evitare ulteriori disagi a tutti, il consigliere Marcheschi chiede al Presidente Rossi se sia a conoscenza dei problemi e dei lavori sul viadotto, se sia a conoscenza delle difficoltà tecniche emerse durante la fase esecutiva dei lavori, se abbia indagato presso i soggetti competenti sullo stato di salute dei ponti e viadotti della nostra regione.
Se, soprattutto, intenda attivarsi verso Anas ed il Ministero competente affinché non solo i lavori vengano eseguiti rapidamente, ma in tempi certi, con un crono programma condiviso, per evitare ulteriori disagi. “L’Autopalio è una delle strade più pericolose della Toscana ed il fatto che i lavori siano stati bloccati per motivi legati al progetto su un viadotto desta allarme e preoccupazione” commenta Marcheschi che chiede a Rossi di riferire in Consiglio regionale.
Più in generale la tragedia di Genova dovrebbe spingerci ad adottare provvedimenti normativi cogenti che impongano revisioni e controlli nel tempo anche su tutte le costruzioni ordinarie nelle quali abitiamo con le nostre famiglie.
“Ci preme soffermarci sul triste evento di Genova, il crollo di un tratto del ponte Morandi, per evidenziare un aspetto importante per l'edificato del nostro paese. Come architetti e urbanisti vorremmo prima di tutto sottolineare l'importanza che il ponte Morandi ha avuto per lo sviluppo economico della città di Genova. Cinquant'anni fa il 'ponte', come lo chiamano semplicemente i genovesi, era riuscito a far vedere la città in un modo nuovo, ed è stata questa la sua forza: riuscire a proporre un modello di crescita urbana mai visto prima per risolvere problemi di una città in via di sviluppo che aveva la necessità di inserirsi nel sistema delle infrastrutture autostradali italiane.
È stata un'opera altamente ingegneristica, progettata sulle conoscenze tecniche e sui flussi veicolari dell'epoca, fattori che con il tempo sono cambiati velocemente”: a dirlo è Serena Biancalani, presidente dell'Ordine degli Architetti ppc di Firenze. “Il cemento armato è una tecnica costruttiva assai recente, largamente utilizzata per molti edifici del secondo '900 in quanto permette rapidità di costruzione, libertà progettuale e costi più contenuti, per questo negli anni del boom economico è stato il materiale più utilizzato per costruire ponti, viadotti ed edifici.
Ma il cemento armato non è un materiale eterno: usura, massivo sfruttamento, incuria e, a volte, cattiva posa in opera, lo possono portare a un veloce deterioramento che richiede un monitoraggio costante”, continua Biancalani. “Ed è a causa di questa mancanza di attenzione e per il sovraccarico, che alcune delle strutture realizzate negli anni, che materializzano nel cemento armato lo spirito imprenditoriale e di crescita del Paese, stanno entrando in crisi.
Gran parte del patrimonio costruito, pubblico e privato, della Toscana e dell'intero Paese è realizzato in cemento armato, che deve essere controllato”, spiega la presidente dell'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori. Oggi la diagnostica e il restauro del moderno “offrono molti strumenti di analisi preventiva per poter programmare una corretta manutenzione di queste strutture e il loro eventuale consolidamento. Questo consente di evitare tragedie future.
Dobbiamo tutti impegnarci, le istituzioni per prime, a progettare soluzioni per risanare il nostro tessuto urbano e infrastrutturale con approccio scientifico e rinnovata fiducia”. “Le amministrazioni, ma anche i privati cittadini, dovrebbero prevedere revisioni periodiche delle strutture e, laddove vengano evidenziate criticità, provvedere subito a un'analisi più approfondita con l'utilizzo di una strumentazione adeguata.
Da questa indagine, poi, prevedere se necessario un progetto di recupero”, conclude Biancalani, secondo cui “l'analisi del degrado delle strutture e il loro consolidamento può evitare tragedie come quella del ponte Morandi, ora dobbiamo solo parlare di progettare soluzioni per tornare ad avere fiducia nelle grandi opere che possono far crescere urbanisticamente ed economicamente il nostro territorio”.
Dopo i primi commenti a caldo, esternati da tanti, sul crollo del ponte Morandi di Genova, sorgono spontanee alcune riflessioni degli Ingegneri della Provincia di Firenze. “Riflessioni che nulla tolgono alla gravità di quanto accaduto ed alla necessità di far luce sulle responsabilità di un tragico evento che non doveva accadere e che riteniamo opportuno fare proprio perché queste tragedie non accadano nuovamente” ha sottolineato Giancarlo Fianchisti, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri fiorentini. “Da più parti si indica la carenza di verifiche e controlli sulle strutture quale causa del crollo: ma siamo consapevoli che nella provincia di Firenze, come in gran parte d’Italia, a partire dagli anni ‘60 (proprio il periodo di costruzione del viadotto Morandi) tutti o quasi gli edifici ordinari sono stati costruiti in cemento armato?” riflette Fianchisti- In Italia siamo obbligati a revisionare auto e caldaie ogni 2 anni ma non sussiste invece alcun obbligo di “revisione”, ovvero di verifica, della stabilità di una costruzione anche dopo 50 anni che è stata costruita se non per i soli edifici strategici e rilevanti”. Fianchisti e gli ingegneri fiorentini vogliono poi rimarcare un altro aspetto. “Siamo consapevoli che anche oggi stiamo usando materiali da costruzione “nuovi” (ancoraggi chimici, resine, fibre di carbonio) le cui alte prestazioni ci entusiasmano ma dei quali nulla possiamo sapere della durata nel tempo ed anche per questi non esiste alcun obbligo di verifica a nessuna scadenza?”.
Interventi urgenti per la ristrutturazione di immobili grazie alle sollecitazione dell’Amministrazione comunale di Volterra. Così ci sono anche 18 alloggi a Volterra, tra via Rossetti n.6-7-8, per 450mila euro, fra gli interventi di manutenzione straordinaria più significativi dopo il via libera dalla Regione Toscana per ristrutturazioni ed interventi su case popolari in provincia di Pisa per un totale di oltre due milioni di euro. La Giunta regionale toscana ha infatti approvato ieri una delibera, presentata dall'assessore regionale alla casa Vincenzo Ceccarelli, che autorizza il re-investimento per interventi di manutenzione di 2.060.750 euro che il Lode di Pisa ha ricavato dalla gestione del proprio patrimonio immobiliare e dalla vendita di alcuni alloggi nel periodo 2015/16.
«Con l'Assessorato alle politiche sociali abbiamo sollecitato la Direzione di Apes – sottolinea il sindaco di Volterra Marco Buselli -, per i lavori di Via Rossetti. E’ inconcepibile infatti che i ponteggi siano stati montati da mesi, mentre i lavori ancora non partono. Lamentele sono giustamente arrivate da parte dei residenti, che ne subiscono disagio. La Direzione di Apes ha assicurato il proprio impegno nel far partire presto i lavori, dopo l'avvenuto via libera regionale. L'Amministrazione Comunale continuerà a sollecitare, in modo che presto si possa iniziare un lavoro di riqualificazione e ristrutturazione necessario, per cui siamo riusciti ad intercettare risorse importanti».