Conduce un programma sull'emittente Radio Voce della Speranza intitolato “Le stelle del cuore” che va in onda due volte al giorno. Adelina, è una ragazza albanese che ha raccontato la sua storia a Nove da Firenze nel lontano 2007 ed oggi ci aiuta ad esplorare nell'ombra di una realtà ancora sommersa.E' sbarcata in Italia nel 1996 ma, come accade anche oggi per migliaia di migranti, non ha trovato esattamente ciò che si aspettava. Numerose violenze, un giro di prostituzione e sfruttatori da cui sembrava impossibile separarsi.
“Appena arrivata in Italia mi hanno portato in una masseria: c'erano letti ed abiti. Un rifugio, in attesa che le forze dell'ordine allentassero la presa sul territorio dopo l'ultimo sbarco. Noi ragazze venivamo poi smistate e costrette alla prostituzione. Tutto era organizzato nei minimi dettagli" un organismo criminale internazionale alla cui base sussistono regole commerciali ed economiche. “Se la criminalità albanese agisce, lo fa anche perché supportata dalla criminalità italiana” spiega Adelina.
Come è cambiato il fenomeno della prostituzione in questi venti anni? "Si è molto dibattuto sulla possibilità di legalizzare la prostituzione in Italia. In base alla mia esperienza, posso dire di essere contraria alla legalizzazione. Anche se ci fossero ragazze che volessero prostituirsi per scelta, la soluzione non è far pagare le tasse perché dietro questo fenomeno esiste comunque uno sfruttamento psicologico delle ragazze e ciò che bisogna perseguire è proprio lo sfruttamento della prostituzione come detta il diritto penale".Come funziona il racket, esistono delle regole? "Le ragazze vengono picchiate e minacciate, oltre che violentate.
Gli sfruttatori stabiliscono delle regole rigide e se non vengono rispettate è meglio per le ragazze non tornare indietro. Le ragazze, indottrinate con particolari frasi da usare durante il rapporto rivolte a generare l'altrui godimento, una volta in strada possono concedere al cliente non più di 5 minuti. Tra queste “Sono la tua schiava” era particolarmente gradita poiché rappresentava la totale sottomissione che l'uomo italiano ama. Dovevamo raggiungere anche un tetto massimo nei guadagni, all'inizio si parlava di un milione di lire per ogni uscita".Le ragazze sono la merce “Si lavorava sempre.
Sette giorni su sette, anche nei festivi. Dieci ragazze arrivavano più o meno a 150 incontri al giorno. Tutto dipendeva dai servizi e dalle prestazioni”. Il valore cambia in base alla provenienza delle ragazze. “Le ragazze nigeriane non potevano chiedere più di 20 euro, le albanesi e le altre che venivano dall'Est anche 50 euro. Un rapporto senza protezione poteva arrivare a 300 euro. In alcuni casi le ragazze sono preparate a simulare la penetrazione, ma non sempre”.
Carabinieri e Polizia sono adesso “angeli custodi” per chi ha deciso di parlare, angeli senza mezzi, costretti spesso ad investire di tasca propria per garantire una dignità alle giovani affidate a servizi sociali ed organizzazioni umanitarie. A patto che qualcuno si ribelli al sistema, come si può ridurre l'incidenza di questo fenomeno? Secondo Adelina è “fondamentale il ruolo della scuola e dell'educazione, ma ci vogliono anche tanto coraggio e determinazione”. Adelina ha partecipato a numerose trasmissioni televisive per infondere coraggio alle tante ragazze che vivono il desiderio di riscattarsi "L'unica soluzione è punire pesantemente chi compie questi reati.
Le organizzazioni internazionali, giornalisti e media dovrebbero coinvolgere tutta la società in modo da non sentire più che “della prostituzione non importa nulla a nessuno” servono appelli alla ribellione e contro la mercificazione e lo sfruttamento dei corpi delle donne".di Rosa Marchitelli