Le notizie delle ultime ore, che riguardano l’industria di trasformazione Italian Food di Venturina Terme, stanno suscitando allarme e preoccupazione, tra i produttori agricoli, per lo svolgimento della prossima campagna del pomodoro da industria.
E' infatti di questi giorni il sequestro da parte dei carabinieri per la tutela agroalimentare di 4.477 tonnellate di pomodoro, per lo più confezioni di conserve (3.500 tonnellate) etichettate come “ pomodoro 100% italiano “ e/o “pomodoro 100% toscano" pronte per la commercializzazione, il resto (977 tonnellate) prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue), in fusti e bidoni, nel deposito Italian Food spa del Gruppo Petti nello stabilimento di Venturina (Livorno).
Le contestazioni mosse, dalle autorità, da quanto si legge, riguardano aspetti, sia di carattere ambientale che commerciale e questo, senza voler dare giudizi su argomenti non conosciuti, contribuisce ad aumentare il timore della componente produttiva.
Cia Agricoltori Italiani della Toscana evidenzia come i trapianti, iniziati dopo le festività pasquali, stanno procedendo normalmente, fatta eccezione per un leggero ritardo, dovuto all’abbassamento delle temperature della prima decade di aprile. Le preoccupazioni sono ovviamente legate alla collocazione della produzione, circa 1.000 ettari destinati all’impianto di Venturina Terme, oltre a tutte le altre zone toscane vocate per la coltivazione del pomodoro da industria, in provincia di Grosseto e nella Valdichiana Senese e Aretina.
La coltura del pomodoro da industria ha necessità di programmazione, che parte già con la fine della precedente campagna, per la individuazione dei terreni, l’acquisto delle piantine. Non si possono modificare gli ordinamenti colturali dalla sera alla mattina. Il pomodoro da industria è una parte importante della storia produttiva di questo territorio, una coltura che interessa prevalentemente le province di Livorno e Grosseto, ma con presenze significative anche in altre aree della regione, con riflessi importanti sull’indotto e sull’occupazione per l’area della Val di Cornia.
Grazie al pressing della Coldiretti è in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
Occorre tuttavia vigilare poiché nell’ultimo anno si è verificato un aumento degli sbarchi dall’estero di derivati di pomodoro che arrivano per quasi l metà dalla Cina in fusti industriali da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare.
I derivati del pomodoro sono il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine – conclude la Coldiretti - le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati.