Durante lo sviluppo della crisi Covid la Flc Cgil, tra Firenze e provincia, ha firmato quasi cento accordi per l’accesso agli ammortizzatori sociali con istituti di diverse dimensioni privati e misto pubblico privati che operano su tutti i livelli dell'educazione scolastica ed extra-scolastica, accordi che hanno riguardato oltre 2000 lavoratori. I più solidi di questi istituti hanno messo a disposizione risorse aggiuntive per garantire ai propri dipendenti condizioni di miglior favore rispetto alla prestazione erogata dall’Inps. L’unico soggetto che è andato nella direzione opposta, scaricando sui propri lavoratori (circa 80 amministrativi) una crisi che, tra l’altro, l’ha appena sfiorato, è una associazione senza scopo di lucro partecipata dai Comuni di Firenze, Prato e Scandicci: Polimoda. Nonostante un bilancio che supera i 20 milioni di euro, un consuntivo dell’anno 2018/19 chiuso con un avanzo contabile di quasi sei milioni e mezzo di euro, e un incremento del patrimonio di oltre sei milioni e 600 mila euro, l’ente ha ritenuto di non poter investire questo avanzo per tutelare quella parte dei propri lavoratori che, a seguito della sospensione della prestazione lavorativa, avrebbero perso parte del proprio salario.
"Visto il prestigio dell’Istituto e vista la sua natura parzialmente pubblica e non profit, il confronto con i suoi competitor nella stessa fetta di mercato è impietoso: tutti i più grandi istituti di formazione nell’ambito moda –spiega Leonardo Croatto della Flc Cgil– si sono presentati all’esame congiunto per l’avvio degli ammortizzatori sociali con le risorse necessarie per tutelare i propri dipendenti dalla crisi Covid. Ma il conflitto tra Polimoda e i propri dipendenti non nasce con la crisi.
Scaricando sui propri dipendenti una evidentissima sopravvalutazione dei risultati attesi in sede di bilancio preventivo, quest’anno l’ente ha reso impossibile per i lavoratori conseguire il premio di risultato, sottraendo ad ognuno di loro i 2.300 euro annui legati alla produttività. Quando la situazione era già gravissima, la Flc Cgil ha provato a mettersi in contatto con i soci dell’Ente per capire quali fossero le reali intenzioni della proprietà sul futuro di Polimoda.
Il sindacato ha chiesto loro quale obiettivo si fossero posti quando hanno deciso di entrare in conflitto con il personale, quale progetto avessero per l’azienda nel momento in cui hanno scelto di peggiorarvi le condizioni di lavoro, quanto intendessero spingere lo scontro con i lavoratori e quali risultati hanno pensato di ottenere, quali benefici pensavano di trarre dalla compressione dei salari dei propri dipendenti, se avessero valutato il danno di immagine derivante da un prossimo conflitto.
C’è stato un riscontro solo dai comuni di Scandicci e Prato - il comune di Firenze ha ritenuto istituzionalmente corretto, evidentemente, evitare il confronto con i dipendenti di un soggetto che controlla -, ma nessun cambio di rotta nei comportamenti dell’ente. Per questo motivo i lavoratori di Polimoda, dopo mesi di trattative infruttuose, hanno deciso di dichiarare lo stato d’agitazione e di accompagnare la ripresa delle attività con iniziative di lotta. In calce: ogni cittadino avrebbe il diritto di chiedersi come vengono amministrate le risorse che Polimoda genera, come vengono spese e se è degno di un paese civile che un’azienda parzialmente pubblica faccia profitto tagliando i salari dei propri dipendenti".
"E' da dicembre dello scorso anno che segnaliamo alla Giunta la richiesta di attenzione politica alla situazione all'interno di Polimoda. Si tratta di uno di quei casi che sono stati semplicemente aggravati dall'emergenza Covid-19. Le lavoratrici e i lavoratori di questa realtà di eccellenza si sono visti colpiti nei loro salari per errori di valutazione che non dipendono assolutamente da loro -dichiarano Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune- L'azienda è cresciuta economicamente nel corso dello scorso anno, ma non tanto quanto era stato previsto - in modo esagerato.
Questo errore ha pregiudicato il premio di produttività, che tradizionalmente fa parte dello stipendio di questa categoria. Durante la Pandemia chi dirige l'azienda ha scelto di fare il contrario di quanto sarebbe stato necessario: invece che trovare soluzioni nel dialogo con le organizzazioni sindacali, ha scelto di non seguire l'esempio di tutte le altre realtà analoghe, con risorse proprie da aggiungere agli ammortizzatori sociali. L'FLC CGIL di Firenze ha ora dichiarato lo stato di agitazione.
Non solo, denuncia come il Comune di Firenze, a differenza degli altri soci pubblici di Polimoda (Scandicci e Prato), non abbia dato riscontro alle richieste di confronto del sindacato. A questo punto chiederemo risposte durante il Consiglio comunale di lunedì, con il question time allegato".