Firenze, 21 aprile 2025- E’ morto stamani papa Francesco.
“Abbiamo ancora davanti agli occhi le immagini di Papa Francesco, nel 2015, prima con gli occhi che guardano in alto in Battistero e poi l’ingresso nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Il suo richiamo all’Umanesimo e alla bellezza” Così il presidente Luca Bagnoli e il consiglio dell’Opera di Santa Maria del Fiore ricordano il Pontefice nel giorno della sua morte rivivendo l’incontro con lui, nel giugno del 2021, quando Papa Francesco ha ricevuto una rappresentanza della Chiesa e della Città di Firenze, guidata dall’allora arcivescovo, il cardinale Giuseppe Betori: “In quella occasione l’Opera di Santa Maria del Fiore donò al Papa un volume dedicato alla Cupola del Brunelleschi, parte della Cattedrale dalla quale, come detto, prese le mosse nel suo discorso al Convegno della Chiesa italiana del 10 novembre 2015".
Un Papa che ha sempre saputo stare accanto agli ultimi, che ha lavorato per la pace nel mondo – ha proseguito Bagnoli, rifacendosi ancora al discorso del 2015, quando volle ricordare quanto ci è stato lasciato da chi ci ha preceduto nei secoli. “Siamo qui a Firenze, città della bellezza – disse -. Quanta bellezza in questa città è stata messa a servizio della carità! Penso allo Spedale degli Innocenti, ad esempio", concluse, perché bellezza può essere e deve essere al servizio di tutti soprattutto degli ultimi.
“Abbiamo perso un Papa forse unico nella storia umana. Ha tentato in tutti modi di riportare la Chiesa cattolica, con coraggio e determinazione, alla sua origine evangelica, dopo così tanti secoli di teocrazia. Il suo pontificato segna una svolta, un innovativo cambio di sensibilità, alla maniera del lievito nella pasta, che buona parte dell’episcopato e del clero attuale non è forse ancora pronta a recepire” Con queste parole Padre Ennio Brovedani, gesuita, presidente della Fondazione Stensen di Firenze, ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del Santo Padre.
“La Fondazione Stensen vive con molta tristezza, questo momento, in quanto, in una società sempre più plurale, — caratterizzata, cioè, da una coesistenza ma non ancora convivenza di diverse culture, etnie e confessioni religiose, dai valori spesso non convergenti, — si è sempre riconosciuta nell’insegnamento di Papa Francesco a cominciare dall’indicazione e valutazione di alcune sfide del mondo attuale”.
“In 12 anni di pontificato – ha continuato Brovedani - Papa Francesco ha abbozzato e prospettato il nuovo volto che la Chiesa dovrà assumere all’inizio di questo terzo millennio, non solo una vera e propria riforma della chiesa, ma anche una rinnovata comprensione e traduzione della dottrina cattolica in un linguaggio comprensibile e recepibile dall’uomo contemporanee”. E poi: “La nuova evangelizzazione (soprattutto oggi) è “conversione alla prossimità” e non conversione al cristianesimo-cattolicesimo, o a una dottrina, come per molto tempo si è inteso e praticato.
Essa comporta una fede autenticamente evangelica che libera e predispone al servizio, e non una fede individualistica, spesso narcisistica, che si ripiega su sé stessa ed è, piuttosto, espressione di una possibile nevrosi, se non addirittura di un’ideologia in cui l’io si protegge, si difende e si gratifica. Perché la fede cristiana è realizzazione dell’umano e non fuga da esso. Il cristiano, in altri termini, si relaziona con gli altri e con il mondo, nella logica della comunione, convinzione e del servizio, e mai del possesso predatorio o dell’imposizione di una dottrina.
Sarebbe una mancanza di rispetto della dignità culturale e confessionale altrui”.
E infine: “La fede, infatti, come spesso ribadisce Papa Francesco, non è (o non nasce da) una visione o pre-comprensione ideologica (la pretesa, cioè, di possedere una verità rivelata sull’uomo, a cui spetta l’ultima parola, come sicuro baluardo contro le insidie del relativismo, come a volte si sente dire). La fede non ha paura della ragione; al contrario, la cerca e ha fiducia in essa”.
"La morte di Papa Francesco ci lascia un grande vuoto, ma ci affida anche una grande responsabilità: continuare a servire gli ultimi come lui ci ha insegnato, con semplicità, umiltà e coraggio" Così Vincenzo Lucchetti, presidente della Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze, esprime il cordoglio per la scomparsa del Pontefice, ricordando in particolare il forte legame che Francesco ha avuto con la città e con l’opera della Caritas."Per noi – prosegue Lucchetti – il momento più commovente e indimenticabile fu quel pranzo del 2015, quando Papa Francesco, durante la visita a Firenze, scelse di sedersi alla mensa della Santissima Annunziata insieme ai nostri volontari e agli ospiti. Non fu un gesto di rappresentanza, ma un segno autentico della sua visione della Chiesa: una Chiesa che si fa prossima, che si inginocchia davanti alla fragilità, che ascolta e condivide.
Dopo quel pranzo, nessuno di noi fu più lo stesso"."Papa Francesco – prosegue Lucchetti - ci ha ricordato che la carità non è un’attività accessoria, ma il cuore stesso del Vangelo. Ha parlato della 'carità che ascolta, accoglie, accompagna' e ha mostrato con la sua vita cosa significa davvero vedere Cristo nei poveri'. È un’eredità che che porteremo avanti ogni giorno con rispetto e gratitudine".La Fondazione Caritas di Firenze si unisce alla preghiera di tutta la Chiesa, stringendosi con affetto al Santo Padre che verrà e rinnovando il proprio impegno a fianco dei più fragili, nel solco tracciato da Papa Francesco.
«Con la scomparsa di Papa Francesco, perdiamo un padre vero, capace di parlare al cuore delle persone semplici, dei lavoratori, delle famiglie. È un dolore profondo per tutta la comunità delle Acli, che in lui ha sempre riconosciuto una guida spirituale e civile» afferma Elena Pampana, Presidente Acli Toscana, esprimendo a nome di tutta l’associazione il cordoglio per la morte del Santo Padre.«Per noi toscani – prosegue Pampana – il legame con Papa Francesco è stato anche diretto: più volte ha scelto la nostra terra per portare un messaggio di speranza e di impegno concreto.
Firenze, Prato, Loppiano: in ogni incontro ci ha lasciato parole che hanno tracciato una direzione chiara per chi crede in una fede incarnata nella vita quotidiana, nel lavoro, nella giustizia sociale. Il Papa non ha mai smesso di ricordarci che il lavoro è sacro, che 'non c’è peggiore povertà di chi è privato della dignità del lavoro' – aggiunge –. Ha dato voce agli invisibili, ai precari, ai giovani che non trovano un futuro.
La sua attenzione costante al mondo del lavoro, alla dignità della persona, alla pace e alla cura del creato resteranno per noi una bussola etica e sociale.»«Oggi ci stringiamo alla Chiesa intera – conclude Pampana – e lo facciamo con gratitudine. Il suo insegnamento continuerà a ispirare il nostro impegno, nel segno di una fede che si fa azione, accoglienza, coraggio».
"È stato la nostra guida nella fede e nella carità. In questo momento di lutto, ci sentiamo spogli di una paternità importante, accogliente, rassicurante. Ci lascia affidandoci, come fosse una bussola sulla nostra strada, la cura della vita di ognuno e di tutti. Nel suo ricordo, ci sentiamo più responsabili di aver cura della comunità -scrive la presidente della Fondazione Ernesto Balducci, Grazia Bellini- È morto nella festività più importante della nostra fede, ossia nella Pasqua, quando la vita ricomincia. Ma anche nell’ultimo momento della sua vita terrena, ha posto prima di tutto Gesù, andandosene all’indomani della celebrazione della Resurrezione di Cristo, quasi a non voler essere protagonista, ma mettendo la luce di Dio davanti alla sua".
“Papa Francesco ci ha lasciato il giorno dopo la Pasqua di Resurrezione, come ad impartirci l’ultimo insegnamento: ricordarlo non nel dolore, ma nella gioia della fede, con la certezza che oggi lui è felice tra le braccia di Dio” A dirlo è il presidente delle Misericordie della Toscana, Alberto Corsinovi “Il dolore c’è, certo, ma è per noi, che non potremo più godere della sua presenza e della sua guida. Ed è tanto più forte per chi, come i fratelli e le sorelle delle Misericordie, si prende cura degli altri e dunque ha sentito particolarmente vicino Papa Francesco nella sua straordinaria e costante attenzione agli ultimi.”
“Ma a prevalere oggi non può essere questo sentimento di mancanza, bensì la gratitudine a Dio per avercelo donato. Il sorriso è stato uno dei tratti distintivi del suo pontificato ed è dunque con il sorriso che vogliamo ricordarlo.”
“Ha mostrato al mondo che la cura non è solo tecnica, ma è relazione umana. Da medico e da cattolico, ho sempre sentito nelle parole di Papa Francesco un’eco profonda del nostro compito quotidiano: prendersi cura non significa solo guarire, ma accompagnare, accogliere, condividere” A dirlo è Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Firenze “Il Santo Padre ha parlato al mondo sanitario con lucidità e sensibilità, richiamando con forza l’urgenza di rimettere al centro la persona e non solo la malattia. Il suo insegnamento sull’accesso alle cure, sulla tutela dei più fragili, sulla medicina come servizio e vocazione, resta per tutti noi un riferimento imprescindibile” aggiunge Dattolo.
“Anche quando le posizioni non coincidevano pienamente Papa Francesco ha saputo indicare una strada che unisce e non divide. Il suo messaggio è sempre stato di dialogo, compassione e profondità morale. Oggi il mondo perde un grande uomo, e noi medici perdiamo un punto di riferimento prezioso” conclude Dattolo.
"Le macchine replicano, l'uomo inventa. L'artigianato riesce a prevedere il destino di bellezza della materia". Così aveva detto l'anno scorso Papa Francesco durante un'udienza alla Sala Nervi, alla quale partecipò una delegazione fiorentina di Confartigianato, in occasione dei 75 anni dalla nascita dell'associazione.
In quell'occasione, il Vicario di Cristo evidenziò l'importanza del lavoro artigiano, definito "una strada per lavorare, per sviluppare la fantasia, per migliorare gli ambienti, le condizioni di vita, le relazioni". "I prodotti che escono dalle vostre attività – sottolineò il Sommo Pontefice – camminano per il mondo intero e lo abbelliscono, rispondendo ai bisogni della gente".
In un passaggio che ha toccato tutti gli artigiani presenti, Francesco disse che "l'artigiano ha uno sguardo originale sulla realtà. Ha la capacità di riconoscere nella materia inerte un capolavoro prima ancora di realizzarlo. Quello che per tutti è un blocco di marmo, per l’artigiano è un elemento di arredo; quello che per tutti è un pezzo di legno, per un artigiano è un violino, una sedia, una cornice! L'artigiano arriva prima di tutti a intuire il destino di bellezza che può avere la materia. E questo lo avvicina al Creatore".
"Oggi, alla notizia della sua scomparsa, quelle parole risuonano con ancora più forza e ci accompagnano nel ricordo di un incontro che resterà indelebile nei nostri cuori. Grazie, Francesco" sottolineano da Confartigianato Imprese Firenze.
“Con Papa Francesco si spegne una voce che, per il mondo della cooperazione, ha rappresentato in questi anni una guida autentica, capace di illuminare con forza e coerenza la strada dell’economia civile e del bene comune. Le sue parole sono state per noi un continuo stimolo a mettere le persone al centro, a partire da quelle più fragili e dimenticate” Così Alberto Grilli, presidente di Confcooperative Toscana, sottolineando l’impronta profonda lasciata dal Pontefice sul mondo della cooperazione.“Papa Francesco ha saputo parlare a tutti – prosegue Grilli – ma in modo particolare a chi, come noi, crede nella forza della solidarietà organizzata, nella responsabilità condivisa, nel lavoro come strumento di dignità.
La sua attenzione costante verso le periferie esistenziali e il suo appello a costruire ponti anziché muri sono stati, e continueranno a essere, pilastri della nostra azione quotidiana.”In Toscana, dove la cooperazione rappresenta un modello radicato e diffuso, il messaggio del Papa ha trovato ascolto e concretezza: “Le nostre cooperative hanno tradotto nel fare quotidiano quelle parole che ci ha affidato – conclude Grilli – e che continueremo a custodire come un’eredità preziosa.
In questo momento di preghiera e riflessione, rinnoviamo il nostro impegno a portare avanti una visione evangelica di giustizia, inclusione e sviluppo umano integrale”.
“La scomparsa di Papa Francesco ci addolora profondamente. Come donne, come imprenditrici e come cittadine, abbiamo guardato al suo pontificato con stima e ammirazione per la forza con cui ha saputo parlare al mondo intero, per la forza con cui ha avuto a cuore la pace e per lo sforzo profuso per avviare una vera strategia in questo senso, per il suo mettersi sempre a fianco degli ultimi sottolineando l’unitarietà del “genere umano” e l’impossibilità di lasciare qualcuno indietro” Così Antonella Giachetti, presidente nazionale dell’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda, esprime il cordoglio dell’associazione per la morte di Papa Francesco.
“Il suo costante richiamo alla cura – della persona, del pianeta, delle relazioni - attraverso la consapevolezza che tutto è unito e connesso è stato un messaggio universale e coraggioso che ha parlato anche al mondo dell’impresa. Papa Francesco ha indicato una strada economica fatta di responsabilità, ascolto e solidarietà, che è stata descritta nel 'Progetto dell’Economia di Francesco', la sua visione spirituale e morale ed anche economica rappresenta ora la sua importante eredità che continuerà comunque a ispirarci”.
“Ci uniamo con profonda commozione al cordoglio della comunità cristiana e dell’intera umanità per la perdita di un Papa che ha saputo interpretare con coraggio e umiltà le sfide del nostro tempo”.
Anche la Cgil Toscana e la Cgil Firenze esprimono cordoglio e commozione e ricordano quel 12 dicembre 2022 quando, per la prima volta, la Cgil (con una importante delegazione toscana e fiorentina) venne ricevuta in udienza dal pontefice in Vaticano, nella grande e imponente sala Nervi. Un evento storico, preceduto da una lunga marcia di avvicinamento al mondo cattolico e a quello dell’associazionismo che dal tema sulla pace nel mondo ha finito per trovare un terreno comune
Rossano Rossi (segretario generale Cgil Toscana): “Abbiamo perso il più grande paladino della pace. Io da comunista ho comunque pregato per lui e oggi ho pianto. È stato un grande uomo, vicino agli ultimi, e ci mancherà tantissimo”
Bernardo Marasco (segretario generale Cgil Firenze): “Lo abbiamo sempre sentito vicino perché è stato il papa degli ultimi lasciati indietro dal mercato che tratta l'uomo solo come un mezzo, e il papa che ha avuto il coraggio di alzare sempre un grido per la pace”
“In questa giornata tiepida che regala timidi raggi di sole dopo piogge incessanti – scrive in un post il sindaco di Fiesole Cristina Scaletti - un brivido di freddo profondo scuote la nostra umanità perché ci ha lasciati Papa Francesco. Ci lascia non solo il nostro illuminato Pontefice ma anche l’unico che in questi anni abbia veramente parlato di Pace. E ci lascia nella Settimana Santa dove accanto al significato profondamente spirituale si incardina tutto il tormento della nostra umanità. Un’umanità dolente che tradisce i propri Maestri, che si lava le mani quando è il momento di scegliere la cosa Giusta, che si addormenta quando deve vigilare, che deride e schernisce gli ultimi, facendosi branco per sacrificare i probi e salvare i delinquenti perché forse spaventano meno.
Un’umanità guidata dalla rabbia, dalla solitudine, dalla paura, dove l’esercizio della forza é quel poco che sembra rimanere quando si è perso il dialogo, il rispetto, la parola, la compassione. E Papa Francesco ci lascia nel Giubileo dove ha aperto le Porte Sante anche nelle carceri, dove ha parlato di costruire la Pace in un mondo dilaniato dalle guerre, dove ha parlato di perdono come unica strada. Ma ci lascia in una mattina dove il sole sposta le nubi ricordandoci che esiste anche l’umanità che salva l’altro, quella che vince la paura guardando lo stesso terrore negli occhi dell’altro e scegliendo di abbracciare e non di colpire, quella che perdona e si perdona, quella che aprendosi al dolore degli altri lo guarisce perché spalanca le porte anche dell’amore, quella che sacrificando se stessa, nelle notti dell’anima e dei cuori ha cambiato il destino del mondo regalando la luce.
E allora forse dovremmo tutti, credenti e no, proprio ora che siamo più smarriti, essere noi i testimoni e i costruttori di Pace nonostante i venti freddi, anche quelli nei nostri cuori, e considerarci custodi e mai proprietari dei mondi che abitiamo, dei luoghi che siamo chiamati ad amministrare, del pianeta che ci ospita. E capire che nessuna Pace sarà possibile se alzeremo una mano, la voce o un fucile per ottenerla o anche solo per pensare di garantirla
Così mantenendo i piedi sulla nostra amata Terra – conclude il sindaco di Fiesole - avremo gli occhi e il cuore vicino al Cielo e il sole continuerà a squarciare le nubi. Veglia per favore sul nostro mondo e sulla nostra umanità Papa Francesco”.
«È una giornata tristissima per l’umanità. La morte di Francesco lascia un vuoto enorme, non solo per i fedeli, ma anche per tutti coloro che credono nella pace, nella solidarietà e nella giustizia sociale. Se n’è andato il Papa del popolo, il Papa più grande e illuminato che il mondo abbia avuto. Oggi piangiamo la morte di un gigante della storia, la scomparsa di un uomo dall’altissimo valore morale, di una guida autorevole verso il Bene comune, di una delle ultime voci potenti a difesa degli ultimi della Terra» dichiara il sindaco di Cantagallo, Guglielmo Buongiorno.
«Oggi la nostra comunità, insieme al mondo intero, piange la scomparsa di Sua Santità Papa Francesco, guida spirituale amata e voce profetica dei nostri tempi. Papa Francesco ha saputo incarnare un messaggio universale di umiltà, giustizia e fratellanza. Con parole semplici, ma profonde, è riuscito a parlare a tutti – credenti e non – richiamando l’umanità intera alla responsabilità verso gli ultimi, verso il creato, verso la costruzione di un mondo più giusto.In particolare, non possiamo dimenticare il suo instancabile impegno per la pace. In un tempo segnato da guerre, divisioni e tensioni globali, la sua voce è stata un faro di speranza e di dialogo. Ha avuto il coraggio di denunciare l’insensatezza della violenza, richiamando leader e popoli al valore sacro della vita umana e alla necessità, urgente e non più rimandabile, di riconciliarsi» Così la sindaca di Vernio, Maria Lucarini.