Pane sempre più “salato” in Toscana a causa di inflazione e speculazioni dal campo alla tavola che fanno aumentare di dieci volte il prezzo finale. Se a Firenze la pagnotta da un chilo costa mediamente 3,54 con un aumento del 17% rispetto all’inizio dell’anno e con punte fino a 7 euro, a Livorno si viaggia intorno ai 3,3 euro (+3%), un po’ meno ad Arezzo, 3,05 euro, dove però si registra un incremento del 13%. Siena è invece la provincia meno cara: 2,68 euro per un chilo di pane. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dell’analisi dati Istat e dell’Osservatorio dei Prezzi del Mise secondo cui le famiglie toscane spenderanno 60 milioni di euro in più nel 2022 per non fare mancare sulle tavole filoni e rosette.
“Dal grano al pane i prezzi aumentano più di dieci volte a causa dei rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti scatenati dalla guerra in Ucraina e delle distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori. – spiega il Presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi - Oggi un chilo di grano viene pagato agli agricoltori intorno ai 36 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto ai consumatori a prezzi variabili che possono oscillare mediamente, nella nostra regione, tra i 2,50 euro fino a 3,50 euro. L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale, pari a circa il 10% in media. Peraltro i prezzi al consumo non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni internazionali del grano, spesso al di sotto dei costi di produzione”.
Contro il caro prezzi una soluzione strutturale è rappresentata dalla diffusione dei contratti per l’equa distribuzione del valore lungo la filiera e per tutelare il gli agricoltori costretti a produrre in perdita in conseguenza degli aumenti. “Le prime misure contenute del decreto aiuti ter come l’estensione della riduzione dei costi del gasolio per le imprese della pesca e agricole anche a fabbricati e serre fino alla fine dell’anno come avevamo richiesto insieme al credito di imposta per i costi energetici e del gas ai quali accedono anche le imprese agricole rispettivamente per il 30% e il 40% della spesa sostenuta è un primo passo.
– spiega il Presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi – L’altro è quello di ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.