Le lamentele sono innumerevoli. Ne sono state raccontate tante sui giornali e anche da queste pagine. Il nuovo Ospedale di Prato, intitolato a Santo Stefano, patrono di muratori e tagliapietre, raccoglie di frequente i reclami di degenti insoddisfatti delle prestazioni ricevute. E lo scorso anno la USL Toscana centro, da cui dipende la struttura, ha dovuto fronteggiare anche l'allagamento dei piani interrati durante l'alluvione dei primi di novembre.
Il caso che ci segnala una lettrice pratese si distingue particolarmente, anche per un profano. Ricoverata la settimana scorsa dopo una caduta in strada, nei pressi di un cantiere mal segnalato, accusa un intenso dolore al braccio destro che non riesce più a muovere. In visita di emergenza-urgenza viene sottoposta a raggi X da cui emerge una frattura scomposta del collo dell'omero. Ma in reparto l'unico trattamento consigliato è l'applicazione del tutore e l'immobilizzazione delle dita.
La signora viene subito dimessa, ma non convinta. Il dolore è intenso e la preoccupazione alta. Così decide di farsi accompagnare da un'amica all'Ospedale universitario di Careggi, per un altro parere. E senza sorpresa nel più grande policlinico di Firenze, dopo la visita dispongono il suo ricovero per approntare un intervento chirurgico di riduzione della pericolosa frattura scomposta al braccio.
Prato è una città e per questo ha un grande ospedale: 540 posti letto, 20 di osservazione intensiva, 40 di dialisi, 15 sale operatorie, 6 sale travaglio, ma anche tanta esitazione dei cittadini quando devono accedere ai suoi reparti sanitari.