Oggi il sindaco di Pisa, Michele Conti, ha firmato l’ordinanza che impone, ai sensi dell’articolo 192 del testo unico dell’ambiente (d.lgs. 152/2006), la rimozione dei rifiuti e il ripristino dello stato dei luoghi. I soggetti destinatari del provvedimento hanno 30 giorni di tempo per presentare un elaborato tecnico che illustri compiutamente lo stato dell’area denominata ex Vacis sulla strada Aurelia in località Porta a Mare. L’atto si è reso necessario in seguito all’inchiesta in corso sui rifiuti tossici e agli accertamenti effettuati dall’Arpat - Dipartimento di Pisa Area Vasta Costa che hanno rilevato la presenza di Keu nei riciclati utilizzati.
Di ecomafie parliamo con il criminologo Vincenzo Musacchio tra i maggiori esperti in strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale.
Giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies di Newark (USA), Musacchio è ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80
Professore si può dire che le “Ecomafie” oggi rappresentano un grande pericolo per la sicurezza e la salute dei cittadini?
Assolutamente sì! La criminalità organizzata dedita al traffico illegale di rifiuti è in costante aumento, anche se noi non ce ne accorgiamo perché i mafiosi lavorano sottotraccia e si servono di professionisti integerrimi. Il rischio è altissimo. È la percezione dello stesso che è basso. Con il consenso di professionisti, funzionari pubblici, politici corrotti, le nuove mafie s’infiltrano nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende private e riescono a gestire il mercato illecito e quello lecito.
Perché le mafie si sono interessate ai rifiuti?
Il perché è evidente. Nel settore dei rifiuti ci sono grandissimi guadagni con rischi molto bassi. Il mio amico Franco Roberti magistrato tra i più esperti al mondo nella lotta al crimine organizzato mi raccontò quando il pentito Nunzio Perrella gli disse testuali parole: “Dotto’, non faccio più droga. No, adesso ho un altro affare. Rende di più e soprattutto si rischia molto meno. Si chiama monnezza, dottò. Perché per noi la monnezza è oro”. Questa frase dice tutto.
Siamo veramente in pericolo?
Basta vedere cosa succede nella Terra dei Fuochi dove il mio amico don Maurizio Patriciello celebra funerali d’infanti morti con forme tumorali legate agli intombamenti di rifiuti tossici nella zona. Le mafie che si arricchiscono commettendo delitti ambientali non solo distruggono l'ambiente e la natura, ma mettono seriamente in pericolo anche la nostra salute e quella dei nostri figli.
Ci spiega meglio cosa vuol dire Ecomafia?
Il termine “ecomafia” fu coniato da Legambiente nei primi anni novanta. Si riferisce non solo agli interessi della criminalità organizzata di tipo mafioso nel settore della raccolta, trasporto, trattamento e sistemazione dei rifiuti, ma anche alle lottizzazioni e costruzioni abusive agli incendi boschivi, al dissesto del territorio (cave, fiumi, torrenti), alla decimazione della fauna protetta, ai furti e traffici di beni artistici e archeologici.
Come si devono combattere le ecomafie?
In una parola, secondo il mio parere, a livello transnazionale perché violano valori giuridici che non conoscono confini come l’ambiente e la salute. Si tratta di delitti commessi in ogni parte del globo e differiti nel tempo. Hanno una caratteristica subdola ma letale: non si vede sangue ma si muore lo stesso e tanto. Il numero dei delitti legati alle ecomafie e la loro gravità per l'ambiente, la salute pubblica e l'economia è preoccupante. L’ultimo rapporto Ecomafie di Legambiente ci dice che in Italia si commette un reato contro l’ambiente ogni quattro ore. Il dato è gravissimo se si considera che la maggior parte di questi crimini sono di difficilmente scoperti e quindi perseguiti.
Come si manifestano in concreto queste condotte criminose e in quali settori?
I Casalesi erano i maggiori esperti a livello europeo. Carmine Schiavone raccontò come il sistema criminale parta dal ciclo del cemento. Un ruolo decisivo lo svolgono le cave. Ci sono poi le deturpazioni ambientali di ogni tipo dalla distruzione di fiumi, torrenti e spiagge per l'acquisizione dei materiali necessari alla produzione del calcestruzzo, per finire con la costruzione di abusivismo edilizio e infiltrazioni negli appalti pubblici. C’è poi il ciclo dei rifiuti vero e proprio. Si parte con attività ordinarie che vanno dalla raccolta allo smaltimento dei rifiuti per arrivare poi a quelli tossici e altamente tossici.
I fanghi industriali, ad esempio, sono sparsi nei campi delle aziende agricole usati addirittura come concimi. I residui di fonderia e di conceria sono utilizzati come sottofondi per strade e autostrade. Le cave sono spesso riempite con rifiuti smaltiti abusivamente. I rifiuti sono scaricati anche in mare, nei fiumi e nei laghi. Le condotte criminose più utilizzate vanno dalla falsità di certificazioni per il trasporto, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti fino alle forme di corruzione e concussione con la complicità di una rete di finanziatori composta di imprese di trasporto, stoccaggio e laboratori di analisi.
Le mafie non fanno tutto da sole quando operano spesso sono richieste da imprenditori spregiudicati che invece di riciclare legalmente si servono delle mafie per risparmiare ingenti quantità di denaro facendolo illegalmente.
Quali sono i territori più in pericolo?
Se parliamo dell’Italia, tutte e 20 le regioni italiane, nessuna esclusa. Se parliamo dell’Europa, tutti i 27 Stati membri. Non esiste territorio che possa dirsi immune! Io che provengo dal Molise posso dire con certezza che i Casalesi sono arrivati anche da noi e hanno commesso attacchi irreparabili all'ambiente (Guglionesi II) come discariche non controllate, incendi, alterazioni della flora e della fauna. Il territorio ideale è quello dove vi sono ex cave che spesso diventano discariche abusive per ogni genere di rifiuto da urbano a tossici e nocivi. Secondo alcuni pentiti (cfr. Carmine Schiavone) anche gli scavi per i pali eolici sarebbero un ottimo luogo dove interrare rifiuti speciali tossici, nocivi e radioattivi.
È un panorama agghiacciante quello che ci sta descrivendo, secondo lei ci sono soluzioni al problema?
Le criticità ormai sono a un livello altissimo, non più solo nazionale ma soprattutto transnazionale. Se le dico che la più grande discarica d’Europa è in Romania lei ci crede? Eppure è così! Nella piccola città di Glina che conta scarsi settemila abitanti, sono stati sversati i veleni dell’intera Europa. Sicuramente quelli italiani portati in Romania dalla criminalità organizzata (Camorra, Ndrangheta e Cosa Nostra). Le ecomafie ormai sono un fenomeno di criminalità ambientale organizzata che ha una dimensione transnazionale.
Contrastare un simile fenomeno richiede quantomeno la cooperazione delle istituzioni dell'Unione europea e dei singoli Stati membri sia con i Paesi terzi, sia con le organizzazioni internazionali. Le nuove mafie si sono evolute e adeguate ai nuovi mercati globali e alle moderne tecnologie. Agiscono come mediatori tra chi produce rifiuti e chi li dovrà accettare fornendo al contempo servizi altamente specializzati in ogni parte del mondo. Gli affari illeciti ormai si concludono online usando le nuove tecnologie dell'informatica (es.
dark web e deep web) e sfuggendo alle tradizionali forme di prevenzione e repressione della criminalità organizzata a livello nazionale. Questi criminali hanno agganci in ogni parte del globo tramite loro affiliati o comunque mediante rapporti di collusione, per cui riescono facilmente ad arrivare alle istituzioni pubbliche (e private) che hanno a che fare direttamente con lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e non. Serviranno nuove fattispecie incriminatrici a tutela dell’ambiente con un’efficacia uniforme in tutti gli Stati membri dell’Unione europea.
L’Unione europea si sta muovendo per far fronte a questa emergenza?
Che io sappia non c’è nulla nell'agenda legislativa dell'Unione europea. Solo alcuni parlamentari europei (gruppo della Sinistra e dei Verdi) hanno avanzato alcune proposte di legge. Servono invece nuove e più adeguate sanzioni penali contro la gestione illecita dei rifiuti, nuove norme contro agro-mafie, una forte e continua attività di repressione del traffico di rifiuti pericolosi, l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni che tutelano l’ambiente. Teniamo ben a mente che In Europa i reati ambientali transfrontalieri costano 30-70 miliardi di euro l’anno e restano di solito impuniti.
Le condanne delle autorità nazionali, inoltre, sono pochissime, e le sanzioni ridicole: un mix di elementi che rende la violazione delle leggi a tutela dell’ambiente un ottimo affare per chi punta ad alti profitti illeciti senza correre troppi rischi. Occorrerebbe fissare un primo iniziale paletto: creare un coordinamento tra le autorità competenti a entrambi i livelli, nazionale e internazionale. Non sarà facile!