FIRENZE– E' di stamani la notizia della scomparsa dell’artista. Lindsay Kemp, il grande coreografo, danzatore e mimo inglese che si è spento oggi all'età di 80 anni. Firenze aveva ospitato con affetto, la scorsa Estate Fiorentina, le sue performance al museo Novecento, alle Murate e al teatro Puccini. Dopo una vita intensa che lo aveva portato sulle scene dei principali teatri del mondo Lindsay Kemp aveva scelto di vivere a Livorno, città della quale si era innamorato, come lui stesso aveva dichiarato in un'intervista, dopo uno spettacolo al Teatro Goldoni, dove aveva messo a disposizione la sua arte insegnando danza.
Lunedì mattina alle 11 le porte del Teatro Goldoni si apriranno per permettere all’intera città di rendere omaggio all'artista totale. I parenti di Kemp, i suoi collaboratori ed amici, l’amministrazione comunale e la fondazione Goldoni hanno infatti voluto allestire la camera ardente proprio all’interno del teatro di Livorno, con cui il coreografo, mimo e danzatore inglese ha collaborato per anni sin dalla riapertura dopo i lavori di restauro nel gennaio 2004 e che ha poi contribuito a rilanciare a partire dal 2016.
“Lindsay Kemp è stato un coreografo straordinario, un rivoluzionario maestro di danza, mentore di David Bowie e Kate Bush, un’icona mondiale” afferma il sindaco Dario Nardella “La sua – continua Nardella – era pura poesia in movimento che sapeva stupire per la sua unicità e originalità. Ha collaborato con le più grandi star mondiali ma non ha mai rinunciato al lavoro e alla formazione con le giovani generazioni, cui ha sempre cercato di trasmettere con generosità e umanità la sua arte di scena, mai banale, mai scontata, con uno sguardo sempre rivolto alla globalità e alle culture del mondo”.
"Un'artista globale, che dagli anni Sessanta fino ai nostri giorni ha attraversato tutti i generi dello spettacolo, influenzando e ispirando generazioni di artisti, perseverando nelle sue scelte coraggiose e innovatrici. Della sua arte ricorderemo per sempre la favola, la leggerezza e lo stile" Monica Barni, assessore alla cultura della Toscana, lo ricorda così.