Liberazione di Firenze, il discorso della sindaca Funaro

Giani: “Affermazione di valori chiave, grazie al sacrificio di tante persone”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 agosto 2024 17:49
Liberazione di Firenze, il discorso della sindaca Funaro

Ricorre oggi l’ottantesimo anniversario della Liberazione di Firenze, evento che ha cambiato il corso della storia politica e militare della Resistenza. Prima col suono della Martinella della Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio, seguita dalla cerimonia solenne con la deposizione di una corona di alloro da parte delle autorità civili, religiose e militari al monumento ai caduti di tutte le guerre in Piazza dell’Unità e infine le celebrazioni ufficiali sull’arengario di Palazzo Vecchio.

E’ cominciata con la sindaca Sara Funaro che ha suonato alle 7 in punto la Martinella, la campana della Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio che l’11 agosto 1944 annunciò alla città il ritorno alla libertà e alla democrazia, la giornata di celebrazioni dell’80° anniversario della Liberazione di Firenze.

La sindaca ha partecipato poi alla cerimonia solenne in piazza dell’Unità italiana con la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti di tutte le guerre insieme a tutte le autorità civili, religiose e militari. In piazza erano presenti i Gonfaloni di Firenze, della Regione Toscana, della Città metropolitana e dei vari Comuni dell’area fiorentina, oltre ai labari della federazione delle associazioni partigiane e delle associazioni d’arma e combattentistiche.

Approfondimenti

Organizzazione cerimonia a cura di Istituto Geografico Militare ente dell'Esercito Italiano.

Le celebrazioni sono proseguite poi sull’arengario di Palazzo Vecchio, in Piazza della Signoria, dove ha preso la parola la sindaca Funaro, ed ha fatto seguito l’intervento della storica, autrice televisiva e docente di storia contemporanea Michela Ponzani e della presidente provinciale ANPI Firenze Vania Bagni. Le celebrazioni in piazza Signoria si sono concluse con lo squillo delle Chiarine e il canto popolare “Bella Ciao” eseguito dalla cantautrice Letizia Fuochi.

Nel pomeriggio la visita della sindaca insieme al presidente della Regione Eugenio Giani, al Memoriale delle Deportazioni e alla straordinaria opera immersiva un tempo allestita all’interno del Block 21 del campo di Auschwitz.

“Una ricorrenza ancor più particolare – ha detto Giani - che stiamo vivendo con grande partecipazione, anche in tutti i comuni toscani che furono funestati dagli eccidi nazifascisti e che provocarono la morte di oltre 4500 vittime civili, senza contare i partigiani. La liberazione è l’affermazione di quei valori, che saranno poi scritti nella Costituzione come disse Piero Calamandrei, che hanno permesso all’Italia di crescere sul piano culturale, economico e sociale senza lasciare indietro nessuno. Firenze ottanta anni riuscì a liberarsi dall’occupazione, grazie al sacrificio di tante persone e di tanti partigiani, imponendo quei valori che tornano oggi di enorme importanza”.

“Domani – ha aggiunto il presidente - sarò a Sant’Anna di Stazzema in uno dei luoghi simbolo. Là dove si è consumato probabilmente uno degli eccidi più atroci. Ringrazio il sindaco per avermi affidato l’orazione ufficiale. Assenza di rappresentanti del governo? Resto meravigliato anche io per un atteggiamento non particolarmente partecipe rispetto a quelli che furono momenti cardine della storia del nostro Paese”.

Qui di seguito il testo del discorso che ha fatto la sindaca Funaro in piazza Signoria.

“Care cittadine e cari cittadini,

gonfaloni del territorio fiorentino,

benvenuti in piazza della Signoria e buona Liberazione di Firenze a tutte e tutti!

Buon 80° anniversario della Liberazione!

Saluto le Autorità civili, militari, religiose, cari amici delle associazioni partigiane e combattentistiche, a Vania Bagni presidente dell’ANPI provinciale, e un saluto e un ringraziamento particolare alla professoressa Michela Ponzani, che ha accolto l’invito di essere qui con noi, per portare un fondamentale contributo storiografico alla cerimonia di oggi.

Provo oggi una grandissima emozione a prender la parola qui, oggi, per la prima volta come Sindaca di Firenze, come prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia della nostra città, e proprio nell’ottantesimo anniversario della nostra liberazione.

Non vi nascondo che stamani alle 7.00 quando sono salita in cima alla Torre di Arnolfo per far risuonare la nostra Martinella ho sentito battere forte il cuore. Ho ripensato ai tanti fiorentini che hanno combattuto per la liberazione di questa bellissima città che ho l’onore di amministrare.

Ho sentito insieme a me tutte le donne e gli uomini che si sono impegnate negli anni della dittatura nazifascista, che hanno tenuto insieme le famiglie nei momenti di difficoltà, che si sono impegnate per favorire la Resistenza partigiana, che hanno combattuto e sacrificato le proprie vite per arrivare alla libertà. Ricordo ovviamente Aligi Barducci, alias “Potente”, comandante militare delle Brigate Garibaldi che così tanto ha lottato in quelle giornate dell'agosto 1944, e poi alcuni dei partigiani che più abbiamo conosciuto: Silvano Sarti, Giorgio Pacini, Moreno Cipriani, Leandro Agresti, Liliana Benvenuti, Gilda Larocca e Giulio Consigli, spentosi proprio un mese fa, e insieme a loro tutti gli uomini e donne che hanno combattuto per la nostra libertà, per la nostra amata Firenze.

Anche la mia famiglia De Cori Funaro, in quei giorni drammatici, fu travolta e vittima di quegli eventi: il 1° agosto del 1944 la sorella della mia bisnonna, Ida De Cori, fu trucidata dai nazisti con il marito e il figlio rifugiatisi nel palazzo Pardo Roques a Pisa. Un eccidio di inaudita violenza, in cui furono assassinate brutalmente dodici persone. Dopo averle segregate in uno stanzino i soldati tedeschi le uccisero tutte lanciando bombe a mano e sparando raffiche di mitra. Oggi, se noi siamo qui lo dobbiamo alle tante persone che hanno perso e rischiato la vita. Insieme a voi, oggi voglio ringraziare tutti i combattenti, i partigiani e i civili che hanno nascosto tanti cittadini, salvando loro la vita.

Stamani quando ero a suonare la Martinella il mio pensiero è andato ai miei nonni, Raul e Silvana Funaro. Se non ci fossero stati gli abitanti di Raggiolo, paese nell’aretino, che li hanno accolti e nascosti, io oggi non esisterei. Se non ci fossero stati tanti cittadini come loro, tanti di noi oggi non esisterebbero e non saremmo qua. A tutti loro noi dobbiamo dire grazie, con senso di responsabilità e gratitudine.

I tanti racconti di donne e uomini valorosi ci dicono che non furono giorni facili quelli che seguirono, i combattimenti continuarono strada per strada, quartiere per quartiere. Furono giorni di gioia e di speranza, ma anche di dolore.

I tanti racconti di donne e uomini valorosi ci dicono che non furono giorni facili quelli che seguirono, i combattimenti continuarono strada per strada, quartiere per quartiere. Furono giorni di gioia e di speranza, ma anche di dolore.

Negli stessi momenti il Comitato di Liberazione Nazionale si insediava a Palazzo Medici Riccardi, e una giunta comunale, designata dal CLN e guidata dal sindaco Gaetano Pieraccini, si insediava a Palazzo Vecchio, assumendo l'amministrazione della città.

Un anno dopo, il Presidente del Consiglio dei Ministri Ferruccio Parri conferiva alla nostra città la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Uno straordinario riconoscimento ad una città libera. Ma non solo, Firenze si era resa libera. Fu la rivolta dei partigiani e della gente comune, di donne e uomini, di anziani e giovani che con coraggio e dignità si resero protagonisti della riconquista della libertà per la propria Città.

Su questo permettetemi di leggervi un messaggio che ho ricevuto da una donna straordinaria, un’amica di Firenze, che non può essere con noi, ma che ha tenuto moltissimo a far arrivare queste parole: la Senatrice Liliana Segre.

"Gentile Sindaca Sara Funaro, stimate Autorità civili e religiose, care cittadine e cittadini di Firenze,

come cittadina onoraria di Firenze sono particolarmente felice di poter contribuire alle celebrazioni dell’Ottantesimo anniversario della Liberazione della Città dagli occupanti nazifascisti.

Firenze ha pagato un presso alto, un prezzo di sangue, per questa occupazione e sin dagli inizi del regime fascista. Ricordo che a fine 1924, pochi mesi dopo l’omicidio di Matteotti, che colgo l’occasione di ricordare insieme a tutte e tutti voi, Firenze, come altre città toscane, fu invasa da bande fasciste che seminarono morte e distruzione. Gaetano Salvemini scrisse: “Firenze ebbe l’aspetto di una città nelle mani di un esercito nemico”. Ebbene quella occupazione da “esercito nemico” durò fino all’11 agosto del 1944, quando al suono della campana di Palazzo Vecchio il popolo di Firenze insorse per riconquistare libertà e cacciare i barbari.

Quella mattina i Partigiani scesero dalle alture circostanti ed entrarono in Città, i combattimenti durarono 20 giorni e furono particolarmente duri, ma grazie alla perfetta sinergia, militare e morale, con gli Alleati, la Liberazione di Firenze poté divenire il modello di un Popolo che si batteva per cacciare il nemico e riconquistare libertà, democrazia, soprattutto dignità.

Per tutto questo, per gli oltre 200 Partigiani caduti, la Città fu Medaglia d’oro al valor militare. E grazie a tutto questo noi siamo oggi a ricordare quanti liberando Firenze contribuirono a liberare l’Italia, consentendole di rientrare nella società dei paesi liberi, democratici, civili.

Purtroppo per ragioni che potete immaginare non posso essere in Città, ma nel ricordo delle donne e degli uomini che si batterono e caddero per la nostra libertà, auguro il miglior successo alle iniziative di celebrazione e formulo il saluto più partecipe a voi tutte e tutti, Liliana Segre"

Grazie Senatrice Segre, per il suo messaggio e soprattutto per la sua infaticabile opera di testimonianza per tenere viva e trasmettere la memoria. Grazie per l’impegno che ancora oggi con grande forza mette nelle istituzioni, da Firenze vogliamo seguire il suo esempio.

Il grande risultato della Liberazione fu la formazione pacifica e collaborativa di un’Assemblea Costituente che approvò una Carta fondamentale che tutt’oggi è la guida del nostro convivere democratico.

Un traguardo importante è stato riconoscere che i diritti delle persone preesistono dallo Stato; al contrario di quanto fece Mussolini con l’approvazione delle leggi razziali, l’articolo 2 della nostra Costituzione ha sancito che la Repubblica deve riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

Per questo siamo politicamente impegnati in una battaglia a difesa della Costituzione da riforme che ritengo e riteniamo inadeguate, come quelle dell’autonomia differenziata, che spacca il Paese portando disuguaglianze tra territori, e infatti con tutta la giunta abbiamo sottoscritto la richiesta per il referendum abrogativo. Oppure quella del premierato, che porta con sé il pericoloso obiettivo di riconcentrare il potere nelle mani di una sola persona.

E non sono io a dirlo, ma il professor Enzo Cheli, ex giudice della Corte Costituzionale e grande esponente della scuola fiorentina di Diritto pubblico, leggo le sue parole: “questa riforma […] mira nella sostanza a concentrare la guida sia del potere esecutivo che del potere legislativo nelle mani di una sola persona fisica non più limitata e condizionata, come nel governo presidenziale, da una effettiva separazione dei poteri o dalla presenza di contro-poteri adeguati”.

Così come suscita profonda preoccupazione la scelta di posizionamento politico del nostro Governo nell’Unione Europea, così vicino a stati come l’Ungheria, in cui assistiamo a una crescente deriva autoritaria che compromette lo stato di diritto, mettendo sempre più a rischio la democrazia del paese.

Questo è stato il più grande traguardo della Resistenza e della lotta di Liberazione: aver costruito una democrazia compiuta, che garantisce i diritti e le opportunità a tutti i cittadini. E noi, oggi, non possiamo e non dobbiamo dare mai per scontato questo prezioso risultato. Lo dobbiamo fare partendo da un’accurata e tenace attività di tutela della memoria, da difendere e trasmettere di generazione in generazione.

Perché ancora oggi, e drammaticamente sempre più spesso, vediamo riaffiorare spaventosi rigurgiti di quei germi di odio, razzismo e morte che i regimi totalitari disseminarono nella nostra Europa un secolo fa.

Dalle esplosioni di violenza perpetrate contro persone di altre religioni, culture o etnie, come sta accadendo in questi giorni anche in molte città del Regno Unito, e non scordiamoci mai dell’articolo 3 della nostra costituzione, tutti i cittadini sono uguali, questo è un principio fondamentale che non dobbiamo mai scordarci. Anche alcune dichiarazioni che io penso siano da condannare fermamente soprattutto quando a farle sono rappresentanti delle nostre istituzioni che mirano subdolamente a diffondere il dubbio su verità storiche assodate, come la matrice neofascista dei crimini sanguinosi che hanno attentato all’ordinamento democratico della nostra società. Caro presidente della commissione Cultura alla Camera Federico Mollicone, cerchiamo di aver rispetto delle vittime e dei loro familiari, perché ne hanno bisogno, c’è bisogno di rispetto per le vittime e di verità.

E troppi sono ancora i conflitti che insanguinano in più parti il nostro pianeta. Come se gli uomini ancora non avessero capito che, come ha scritto Enrico Berlinguer, “la pace è un bene supremo ed è un bene di tutti”. Da perseguire con ogni mezzo. Per questo Firenze, città di pace, continuerà a dare il suo contributo sempre in questa direzione.

Per questo, la storica giornata di oggi, con le sue celebrazioni, ci esorta a non abbassare mai la guardia.

Come istituzioni, come cittadine e cittadini, abbiamo la responsabilità inderogabile e il dovere morale di lavorare per creare consapevolezza, per diffondere conoscenza e per costruire memoria tra i giovani.

Per vigilare ogni giorno in difesa di quella Libertà che a Firenze abbiamo riconquistato ottant’anni fa. Buona Liberazione a tutte e tutti!”. 

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