Questo libro, che raccoglie una serie di saggi scritti da Renato Stopani a partire dagli anni Novanta dello scorso secolo, e rappresenta un aggiornamento delle conoscenze sulla via Francigena in Toscana, reso necessario dalla recente, eccezionale fioritura di studi su quella che nel medioevo fu per l'Italia la principale arteria per il traffico continentale, ed è stato oggetto di numerose ristampe e che, se non altro, ebbe il merito di innescare il processo che portò il Consiglio d’Europa nel 1992 a conferire all’antica strada la dignità di “Itinerario culturale europeo”
Negli anni che seguirono sarà tutto un susseguirsi di iniziative volte a valorizzare a fini turistici il percorso della Francigena, di concerto con il fiorire degli studi indirizzati all’approfondimento delle numerose tematiche legate alla via.
Nel primo decennio del nuovo secolo sono proseguiti gli studi sulla via Francigena, in ciò distinguendosi il Centro Studi Romei, che ha organizzato in più città d’Italia seminari e convegni, i cui Atti sono stati via via pubblicati dalla rivista semestrale “De strata Francigena. Studi e ricerche sulle vie di pellegrinaggio del medioevo”, prodotta dal Centro stesso.
Gli studi hanno privilegiato in particolar modo il percorso della Francigena in Toscana, data l’importanza che la via ha avuto per la regione, cerniera tra il mondo padano e l’Italia peninsulare e ganglio fondamentale della viabilità rompieta.
In Toscana, infatti, la Francigena fungeva da collettore dei numerosi percorsi transappennici alternativi che poi, scendendo verso sud, via via si innestavano sul suo tracciato. Non a caso, di concerto con la formazione della marca di Tuscia, gli imperatori conferirono ai marchesi di Toscana il potere di “conductus”, facendoli divenire in pratica arbitri dei passi appenninici risaliti dai percorsi stradali che conducevano dall’Italia settentrionale a Roma e viceversa.
Si comprendono pertanto le ragioni dello stretto rapporto tra la Francigena e il territorio toscano e perché la via ha inciso così profondamente sulla storia della regione. Anche a livello di itinerario emerge con chiarezza quella che potrebbe essere definita la “primazia” della Toscana tra tutte le regioni attraversate dalla Francigena, come si può dedurre da una semplice osservazione: dei settantanove luoghi di tappa annotati nel 990 dalla memoria dell’arcivescovo di Canterbury, Sigeric, nel viaggio di ritorno da Roma alla sua sede episcopale, ben ventitré (quasi il 30%) sono ubicati tra il crinale appenninico e il monte Amiata.
È vero che la via attraversava longitudinalmente la regione, e quindi il tratto toscano del suo percorso era oggettivamente lungo (sebbene non rappresentasse certo un terzo di tutto l’itinerario sino al canale della Manica), ma è altresì indubitabile che già alla fine del X secolo in Toscana la strada aveva sollecitato la crescita di città, castelli e villaggi, facendo addirittura nascere lungo il suo tracciato nuove realtà insediative, cosicché al presule britannico dovette presentarsi l’opportunità di fermarsi più spesso, per la plausibile esistenza di una maggiore quantità di strutture ricettive e assistenziali, frutto di una precoce strutturazione del percorso che doveva aver fatto della via un vero e proprio “asse attrezzato”
Il libro è molto interessante e scritto con un linguaggio chiaro e lineare per cui va letto attentamente per capire il significato del suo contenuto.