Confcommercio Toscana torna a sollecitare con forza nuove misure compensative per le imprese che in questi giorni, a causa del forte rialzo dei contagi, vedono compromessa o bloccata del tutto la propria attività. “Ormai da quasi due anni conviviamo con una pandemia eppure siamo sempre alla gestione emergenziale – scrive in una nota il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano – anche con l’ultimo decreto Festività il Governo si è limitato a mettere “le pezze” al dilagare dei contagi ma non ha pensato con la stessa sollecitudine a mettere nero su bianco la volontà di sostenere le aziende che più di altre sono uscite con le ossa rotte dai nuovi provvedimenti: discoteche in primis, visto che sono costrette alla chiusura fino al 31 gennaio, ma anche tutto il mondo della ristorazione, dei viaggi, del turismo e, a cascata, il comparto commerciale”.
“Noi imprenditori non possiamo continuare a portare da soli sulle spalle la croce della pandemia per tutti gli altri. Se vogliamo salvare imprese e occupazione, dobbiamo tagliare le voci di costo, prevedere nuovi ristori e una moratoria fiscale, prorogare la cassa integrazione e posticipare le scadenze di mutui, bollette e pagamenti vari almeno fino al termine dello stato di emergenza. Poi sono necessarie una serie di micro-misure come il credito d’imposta per le rimanenze di magazzino, non solo per il comparto manifatturiero come è già ora, ma anche per le aziende commerciali di tessile, moda, calzaturiero e pelletteria. Sarebbe una bella boccata d’ossigeno”, sottolinea il presidente Cursano.
“Chiediamo anche agli enti locali toscani, dalle Amministrazioni Comunali alla Regione, di mobilitarsi insieme ai nostri imprenditori nel comune obiettivo di tutelare il lavoro. Non possiamo entrare nel merito dei provvedimenti antiCovid presi dal Governo - è evidente che se sono così restrittivi è perché la situazione è grave – ma vogliamo che sia ricordato l’impatto devastante che questi provvedimenti hanno sull’economia. Le imprese non possono essere lasciate da sole a subire gli effetti della pandemia. In questo momento penso, in particolare, alla filiera turistica, da sempre fiore all’occhiello del nostro Paese e motore dell’economia, che ora rischia il collasso, con migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori senza futuro. Un patrimonio di saperi e di professionalità che l’Italia non può permettersi di perdere, sarebbe come tornare indietro di trent’anni”.