Oggi il Tar della Toscana ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dall’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino (Urca) per l’abbattimento in caccia di selezione di femmine e piccoli di capriolo.
"Un comportamento irresponsabile e privo di ogni logica da parte di questa associazione, che reca danni economici e sociali incalcolabili in gran parte della regione. Una decisione – sottolinea la Cia Toscana- che riteniamo priva di senso, dopo anni di appelli, di allarmi, di danni causati dalla fauna selvatica a tutta l’agricoltura toscana ed in particolare ai vigneti, che ogni giorno subiscono assalti da caprioli, selvatici ed ungulati.La Regione Toscana -ricorda la Cia- aveva allungato il periodo di caccia di selezione proprio per il numero sempre più elevato di caprioli nelle campagne toscane. Gli sforzi per superare le contrapposizioni tra mondo venatorio ed agricolo fatti in questi anni, cercando di eliminare i contrasti che hanno caratterizzato il recente passato, vengono così vanificati danneggiando gli interessi degli agricoltori e dei cacciatori.
E’ paradossale che questa richiesta di sospensiva, purtroppo accolta, arrivi proprio da parte di una associazione venatoria. Intanto i danni all’agricoltura toscana e ai nostri vigneti, soprattutto in periodo di vendemmia, aumenteranno e alle aziende agricole e vitivinicole, fiore all’occhiello dell’economia toscana (non solo agricola), non resterà che fare la ‘solita’ conta dei danni. Quello dei danni causati da ungulati è un tema – conclude Cia Toscana - sul quale stiamo ancora attendendo una serie di misure in applicazione alla Legge obiettivo per arrivare a strumenti efficaci per prevenire i danni all’agricoltura e ai pagamenti in tempi rapidi tutti i danneggiamenti già subiti dalle aziende agricole; con l’obiettivo che il numero degli ungulati torni in una misura accettabile per l’ambiente e per l’economia agricola della Toscana".
“E’ una sconfitta per gli agricoltori la sospensione del TAR al piano della Regione che prevedeva l’abbattimento di femmine e piccoli di capriolo.” E' quanto dichiarato da Francesco Miari Fulcis, presidente Confagricoltura Toscana che commenta così la decisione del TAR di accogliere il ricorso presentato dall'associazione Urca: “Si vanificano così tutti gli sforzi fatti per dar seguito agli obiettivi della delibera di Giunta regionale che puntava a far fronte ad una situazione insostenibile per l’agricoltura toscana, la sovrappopolazione di questa specie danneggia in modo irreparabile il nostro sistema agricolo senza che ci possa essere una soluzione adeguata”. “Quello che i fautori del ricorso contro la delibera regionale non hanno chiaro è che il piano di controllo doveva servire a riportare un equilibrio nella densità di questi animali, equilibrio che è necessario all’ecosistema ambientale.
Siamo di fronte a una popolazione abnorme, a un numero spropositato di caprioli. Confagricoltura non ha un ruolo attivo sul prelievo degli ungulati ma ha a cuore la tutela della biodiversità e del paesaggio, per questo riteniamo che il piano di prelievo del capriolo debba essere rispettato”. I danni arrecati dai caprioli interessano in particolar modo il settore vitivinicolo, soprattutto in un periodo delicato come quello della maturazione delle uve, come spiega Francesco Colpizzi, Presidente federazione vitivinicola di Confagricoltura Toscana: “Questi animali mangiano sia i germogli delle viti che i frutti creando danni di milioni di euro: non si tratta solo di registrare una diminuzione della quantità di vino, i viticoltori sono privati in questo modo, di un prodotto che non è replicabile (le uve di una stagione sono prodotti irripetibili) senza considerare i danni strutturali perché le piante private dei germogli vanno in sofferenza.
Troviamo singolare che il ricorso al TAR sia stato promosso non dal mondo ambientalista, ma da Urca, un'associazione del mondo venatorio, che ha interessi nella commercializzazione della carni degli ungulati selvatici e non certo impegnata nella difesa dell'ecosistema”.
Un mese di campagna informativa LAV #IOVIVOQUI, contro la condanna a morte dei 500 mufloni dell’Isola d’Elba: per quattro fine settimana i volontari LAV hanno affisso manifesti e distribuito migliaia di volantini a cittadini e turisti (circa 10 mila quelli che da Piombino si sono imbarcati verso le destinazioni turistiche dell’Isola), per informarli del Piano di abbattimento deciso dal Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano. Secondo il Piano previsto dall’Ente Parco, l’intera colonia di ungulati presenti sull’Isola –introdotti quasi 60 anni fa dai cacciatori locali– sarà “eradicata” a colpi di fucili di precisione, ad opera di Polizia Provinciale e degli stessi cacciatori.
A questi ultimi saranno regalati gli animali uccisi, a titolo di rimborso spese.
“Le azioni LAV per salvare i mufloni dell’Elba non si fermano qui, nei prossimi giorni saranno attivate altre iniziative che hanno lo scopo di coinvolgere i cittadini nel chiedere al Parco che la presenza dei mufloni sia gestita ricorrendo esclusivamente a metodi non letali e non cruenti”, dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali selvatici “I mufloni sono accusati di provocare danni al rinnovamento forestale ma, che sia vero o no, è inaccettabile che l’unica soluzione individuata preveda il loro massacro ad opera dei cacciatori, soprattutto perché i mufloni sono stati introdotti sull’Isola proprio dagli stessi cacciatori a uso e consumo del loro cruento passatempo. – aggiunge Vitturi – Se c’è quindi qualcuno che deve pagare per gli eventuali danni, questi sono i cacciatori che ancora una volta dimostrano chiaramente di essere i primi veri nemici degli animali selvatici e dell’ambiente.”
Assalti alle greggi senza sosta negli allevamenti delle campagne della Val di Cecina. Così è sempre più alto il livello di allarme per i produttori di Pecorino delle Balze volterrane, proprio a causa dei continui attacchi dei lupi e ibridi. E’ a rischio il futuro della produzione del pregiato formaggio Pecorino, fiore all’occhiello dell’agricoltura di questa zona, un formaggio che può fregiarsi della certificazione europea Dop, ottenuto dalla lavorazione di latte ovino crudo di pecore di razza Sarda allevate nella zona e caglio vegetale. Una situazione non più sostenibile per i molti produttori della zona.
Visti i continui attacchi e in accordo con il presidente del Consorzio Pecorino delle Balze volterrane Bartolomeo Carta, l’Amministrazione comunale di Volterra ha deciso di convocare un incontro con i sindaci di Pomarance, Montecatini, Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi, Casole (ovvero le aree di produzione del Pecorino delle Balze) e gli allevatori, il giorno 11 settembre (ore 21.15) a Volterra (sala del Maggior Consiglio), per avere una linea e una proposta da portare in Regione. Contestualmente l’Amministrazione ha richiesto un incontro con l'assessore regionale Marco Remaschi che insieme all'assessore comunale all'agricoltura Gianni Baruffa e una delegazione di allevatori incontreranno non appena l'assessorato ne comunicherà giorno e ora, portando le istanze uscite durante l'incontro con i sindaci.
«È importante per un segmento come la pastorizia nel nostro territorio – afferma l’assessore all’agricoltura Gianni Baruffa -, dare della risposte adeguate, non possiamo più accettare questa situazione. Servono risposte e prese di posizioni serie, per questo andremo in Regione a confrontarci con l'assessore Remaschi»
«Se vogliamo che il settore continui a produrre eccellenza sul nostro territorio, dobbiamo dare maggiori certezze e sicurezza agli allevatori» ha sottolineato il sindaco di Volterra Marco Buselli.