La mostra, “Helidon Xhixha. In Ordine Sparso” è curata dal Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt insieme al critico d’arte Diego Giolitti. In uno straordinario percorso attraverso quindici fra sculture e installazioni monumentali, distribuite tra il giardino di Boboli e la città di Firenze, Helidon Xhixha esplora l’idea di caos e ordine. Le sue opere rendono omaggio al modo in cui questi concetti sono stati affrontati nei secoli, in filosofia e nelle arti (geometria sacra), ma anche nel mondo naturale. Con le loro forme e superficie specchianti queste opere si fondono all’ambiente circostante, e proseguendo una sofisticata indagine intellettuale ed estetica che affonda le sue radici già nel XVI e XVII secolo, offrono nuove interpretazioni sul tema dell’intreccio tra arte e natura così caro in quei secoli agli artisti dei Medici, che lo descrissero con sorprendenti fontane e grotte meravigliose.
Le opere esposte sono in gran parte inedite, create dall’artista per l’occasione. Otto su quattordici, per la precisione, tra le quali Ordine e Caos, Helium e Neon, esposte nell'Anfiteatro del Giardino di Boboli. Insieme con esse ne sono presentate altre create tra il 2010 e il 2016 (Symbiosis, Deserto, Fragmento, Elliptical Light, Luce, The Four Elements) a testimoniare la recente produzione artistica di Helidon Xhixha. Collocate nello spazio antistante Palazzo Pitti, Conoscenza e Infinito sono un tramite con Firenze e con il carattere austero e matematico della sua estetica urbana: Conoscenza riporta alla mente Fibonacci, la risposta più immediata della natura alla Sezione Aurea, mentre Infinito richiama i concetti fondamentali di ordine, equilibrio e regolarità.
Con Caos, monumentale installazione creata per la Limonaia del Giardino di Boboli, l’artista indaga la natura con lo scopo di comprendere il caos. Ispirandosi alla Cueva de los Cristales di Naica in Mexico – dove in una miniera di piombo e argento si ergono straordinari cristalli di selenite alti fino a quattordici metri – Xhixha ha creato un nuovo ordine di strutture, in apparenza casuale e caotico, ma che a un’osservazione attenta si rivela come una risposta chiarificatrice e squisitamente intellettuale dell’uomo rispetto alla formazione naturale: imponenti colonne di acciaio rivestito da tessuto invitano il visitatore a entrare per esplorare – come in una grotta, appunto, e quasi da una dimensione lillipuziana – la potente interpretazione artistica di una delle meraviglie del cosmo.
Nella maggioranza delle sue opere, Helidon Xhixha trasforma l’acciaio inossidabile lucidato a specchio in incredibili forme astratte d’immensa grandezza e bellezza, commento visivo dell’interazione tra metallo e luce, tra oggetto e ambiente circostante, e tra tangibile e intangibile. I recenti successi riscossi alla biennale di Venezia nel 2015 e alla Biennale del Design di Londra, e i prestigiosi riconoscimenti ricevuti, hanno conferito all’artista una posizione di prestigio nel panorama del mondo artistico internazionale e le sue opere sono a oggi fra le più riconoscibili e ricercate nell'ambito della scultura contemporanea.
L’arte di Xhixha ha un respiro naturale e come tale parla a tutti, a differenti altezze culturali e intellettuali: come evidenzia il Direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, queste opere hanno una particolare tensione comunicativa e creano una relazione diversa e unica con ogni osservatore: «Come per un ingrandimento della doppia natura della luce – onda e particella – dalla dimensione quantica a quella monumentale, le sculture di Helidon Xhixha sono allo stesso tempo oggetti solidi e specchio effimero: solidi che tuttavia paiono esistere solo in relazione a ciò che li circonda e a chi li osserva.
E tuttavia esse non sono illustrazioni di complessi ragionamenti teoretici ma offrono esperienze immediate e viscerali negli osservatori, a prescindere dall’età e dalla formazione intellettuale. È raro che la scultura sia riuscita ad attirare l’attenzione allo stesso tempo di ragazzi e adulti, che invece spesso esaminano a lungo le opere di Xhixha e in genere ricorrono agli smartphone per catturare la propria immagine insieme con quelle che si riverberano sull’acciaio. Esse inoltre agiscono come magneti per i più piccoli, che spesso toccano l’insolita superficie, muovendosi attorno ad essa e osservando i cambiamenti della propria figura riflessa, facendo boccacce o saltando davanti ad essa.
Questi oggetti altamente interattivi e comunicativi moltiplicano, smistano, distorcono, in molti casi capovolgono l’immagine dell’osservatore.»
Grazie alla Città di Firenze, l’artista è stato inoltre invitato a esporre una nuova scultura monumentale in Piazza San Firenze intitolata La “O” di Giotto, in riferimento alla leggendaria idea di perfezione per il pittore Giotto da Bondone.
La mostra - con un catalogo edito dalla casa editrice Sillabe - è a cura di Diego Giolitti ed Eike Schmidt. Organizzata con il Patrocinio del Comune di Firenze, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.