Il 17 giugno è la Giornata Mondiale contro la desertificazione e la siccità. L’emergenza climatica in atto provoca periodi siccitosi sempre più lunghi alternati a precipitazioni brevi e violente che erodono il primo strato più fertile dei terreni assetati.
La siccità italiana ha raggiunto livelli preoccupanti tanto che è stata registrata* una perdita del 51,5% delle risorse idriche rinnovabili in un anno rispetto alla media storica dal 1950. A fotografare questa situazione è la Community Valore Acqua per l’Italia di The European House - Ambrosetti.
Sono dodici le regioni ad alto stress idrico e aumenteranno
Nel 2023, temperature in crescita ed effetti dell’azione dell’uomo hanno generato nuova pressione sulla risorsa idrica. La penisola si colloca come quarto Paese dell'Unione Europea per stress idrico, con un indice di 3,3 su 5. Solo Belgio (4,4), Grecia (4,3) e Spagna (3,9) presentano valori peggiori. Sono già 12 le regioni Italiane ad elevato stress idrico: Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia sono le più esposte in assoluto, seguite nell’ordine da Campania, Lazio, Marche e Umbria, Toscana, Molise, Sardegna e Abruzzo. Gli esperti – riporta la Community Valore Acqua - stimano che entro il 2030 lo stress idrico si intensificherà ulteriormente in alcune regioni italiane, con un incremento dell’8,7% in Liguria, del 6,1% in Friuli-Venezia Giulia e del 5,7% nelle Marche.
Impatti maggiori su agricoltura e idroelettrico
Due settori in particolare sono maggiormente colpiti dal riscaldamento globale e dalla siccità: l'agricoltura e l'idroelettrico. L'agricoltura italiana, già sottoposta a numerose pressioni, sta affrontando una crescente scarsità d'acqua che mette a rischio la produzione alimentare e la sostenibilità delle attività agricole. La produzione di miele si è ridotta del 70%, del 63% quella delle pere e del 60% le ciliegie. L'idroelettrico, che rappresenta una fonte fondamentale di energia rinnovabile per l'Italia, sta soffrendo a causa della riduzione delle risorse idriche, compromettendo la capacità del Paese di soddisfare la domanda energetica attraverso fonti pulite.
2022 l’anno nero
Nel corso del 2022, il nostro Paese ha affrontato una crisi idrica senza precedenti. Le precipitazioni totali sono drasticamente diminuite, e il manto nevoso ha registrato un deficit del 60% rispetto alla media del decennio 2010-2021. A causa delle elevate temperature, solo il 13,5% delle piogge ha contribuito alla ricarica delle falde acquifere. Questo fenomeno desta ulteriore preoccupazione, poiché si prevede che la risorsa idrica rinnovabile si ridurrà ulteriormente del 40% entro il 2100, con picchi di riduzione del 90% nel mezzogiorno d’Italia.
La quantità d'acqua persa nel 2022 – rileva il Libro Bianco della Community Valore Acqua - è pari a quella necessaria per irrigare circa 641.000 ettari di terreno, un’area corrispondente all'intera superficie agricola del Lazio. Inoltre, equivale all'acqua consumata annualmente da oltre 14 milioni di persone, ovvero gli abitanti di Lombardia e Piemonte, e alla quantità utilizzata dalla produzione di 82.000 imprese manifatturiere, il tessuto industriale di regioni come Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.
"La situazione idrica in Italia – spiega Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti - richiede un'azione immediata e concertata. È necessario un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai cittadini per promuovere pratiche di gestione sostenibile dell'acqua e investire in tecnologie innovative che ci permettano di fronteggiare questa emergenza. E’ importante modernizzare e rendere più efficienti le nostre infrastrutture idriche, per ottimizzare la raccolta e lo stoccaggio dell'acqua, attivando il 20% dei volumi potenzialmente sfruttabili già presenti nelle grandi dighe italiane. Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante, che deve essere portato avanti anche dai cittadini, potremo garantire la sicurezza idrica del nostro Paese e la prosperità delle future generazioni".
OPERATIVE LE RETI IRRIGUE IN LUNIGIANA
Una situazione che impone nuove sfide che riguardano anche il nostro territorio: oggi, in Toscana, le aree a rischio desertificazione vanno dal 10 al 25%. Servono piani infrastrutturali per garantire il futuro idrico dei territori.
“L’impegno del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord è da sempre teso a ridurre la progressiva distruzione del potenziale del suolo attraverso una gestione oculata e attenta della risorsa più preziosa, l’acqua, attraverso un uso scrupoloso di reti e canalette irrigue – spiega il presidente del Consorzio, Ismaele Ridolfi -. Negli ultimi anni abbiamo investito milioni di euro in opere di manutenzione ordinaria e straordinaria per tenerle sempre attive e renderle ancora più efficienti. Ci sono progetti già finanziati e altri in attesa di risorse per migliorare il servizio e aiutare le nostre terre che sono sempre più assetate”.
Come annunciato nelle scorse settimane, infatti, sono in fase di gara e partiranno a breve i lavori di manutenzione ordinaria delle quattro reti irrigue della Lunigiana, finanziati attraverso i fondi del Programma di Sviluppo Rurale ciascuno per 375 mila e un totale di 1,5 milioni di euro.
Inoltre, il Consorzio di Bonifica Toscana Nord ha pubblicato il calendario irriguo della Lunigiana per tutti e quattro gli impianti irrigui operativi: Fivizzano-Aulla, Bagnone-Villafranca, Groppoli di Mulazzo, Caprio-La Piana a Filattiera. Gli impianti verranno aperti per garantire le portate di acqua necessarie alle attività agricole attive sul territorio, un sostegno operativo alle imprese e alle comunità, nei mesi estivi più caldi e siccitosi, con la chiusura prevista per la giornata di domenica così da garantire un risparmio idrico e tutelare la risorsa disponibile.