Dal 5 aprile al 4 settembre 2023 il Museo Nazionale del Bargello ospita in mostra il San Giovanni Battista di Lorenzo Ghiberti, l’Incredulità di san Tommaso di Andrea del Verrocchio e il San Luca del Giambologna, tre tra i massimi capolavori della statuaria bronzea rinascimentale, provenienti dal Museo di Orsanmichele. L’esposizione intende offrire al pubblico l’occasione per ammirare l’allestimento di tre opere del celebre ciclo scultoreo di Orsanmichele, trasferite presso l’antica sede del Palazzo del Podestà durante la temporanea chiusura del Complesso monumentale (12 dicembre 2022 – 22 settembre 2023) per lavori straordinari di restauro, messa in sicurezza, riallestimento e miglioria degli accessi, diretti da Tommaso Barni e possibili grazie ai finanziamenti straordinari legati al Piano Strategico GPBC (Grandi progetti beni culturali) del Ministero della Cultura.
Noto come l’antica loggia per il mercato e per il deposito del grano, il Complesso di Orsanmichele è uno dei più importanti monumenti pubblici fiorentini, ed è parte dei Musei del Bargello. Al primo piano del palazzo trecentesco dalla metà degli anni Novanta sono conservate le statue originali, marmoree e bronzee, raffiguranti i santi patroni delle Arti fiorentine, progressivamente rimosse dai tabernacoli esterni e sostituite da copie. Le opere selezionate per l’esposizione temporanea al Bargello provengono tutte dalle edicole situate sulla facciata orientale di via de’ Calzaiuoli: il San Giovanni Battista di Ghiberti (1413-1416), la prima statua monumentale del Rinascimento, viene dal tabernacolo dell’Arte di Calimala, mentre il San Luca del Giambologna (1602) fu commissionato dall’Arte dei Giudici e dei Notai.
L’opera dello scultore fiammingo si contraddistingue per la grande potenza espressiva e, a differenza degli altri due bronzi, non aveva mai avuto altre occasioni fino ad oggi per lasciare il palazzo di Orsanmichele, se non per la necessaria messa in sicurezza durante la seconda guerra mondiale e per il restauro del 2001. Infine, il gruppo verrocchiesco dell’Incredulità (1467-1483), scenograficamente allestito in mostra entro una nicchia sopraelevata ad una altezza prossima a quella del tabernacolo originale, rappresenta l’Università della Mercanzia.
“Questa piccola mostra focalizzata su tre grandi capolavori in bronzo mira non soltanto a rendere visibili alcune tra le più importanti statue del rinascimento, che scandiscono passaggi fondamentali del Rinascimento fiorentino, durante i lavori straordinari previsti quest’anno ad Orsanmichele – ha dichiarato Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – ma anche a mettere in collegamento più stretto le collezioni dei Musei del Bargello, uniche nel mostrare il dominio della statuaria fiorentina in bronzo dal Quattrocento all’inizio del Seicento. Ringrazio Benedetta Matucci per aver curato la mostra arricchendola anche di tanti dati visivi e documentari che danno conto della storia singolare delle statue di Orsanmichele dal Rinascimento ad oggi”.
“Orsamichele è un monumento chiave della storia artistica fiorentina, e i suoi tabernacoli hanno ospitato per secoli alcuni dei più rilevanti capolavori della scultura rinascimentale, oggi conservati presso il museo – ha dichiarato Benedetta Matucci funzionaria storica dell’arte, responsabile del complesso di Orsnamichele e del Museo di Palazzo Davanzati e curatrice della mostra. L’esposizione dei bronzi di via de’ Calzaiuoli al Bargello potrà essere l’occasione per approfondirne le vicende storiche e conservative, o più semplicemente per soffermarsi ad ammirare gli esiti della prodigiosa tecnica fusoria ad opera di grandi maestri quali Ghiberti, Verrocchio e Giambologna".
La mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione della Firenze Musei, con l’allestimento a cura di Opera Laboratori diretto da Pietro Alongi.
Un video prodotto per l’occasione e realizzato dalla SenzaFiltro Comunicazione, documenta in mostra le vicende conservative e allestitive del Complesso di Orsanmichele durante il corso del Novecento, attraverso la riproduzione di numerose fotografie storiche e moderne acquisite digitalmente, che mostrano le protezioni antiaeree predisposte dinanzi ai tabernacoli nel 1940-1943, i restauri dei bronzi intrapresi dagli anni Ottanta, l’apertura del museo nel 1996, e l’esecuzione dei calchi dagli originali per derivare le matrici necessarie alla fusione delle copie. L’ampia serie di fotografie testimonia inoltre l’evidente complessità delle operazioni di movimentazione che, come in passato, anche in occasione della mostra, ha richiesto l’impegno delle professionalità tecniche coinvolte nell’allestimento dei tre bronzi monumentali.
Nel percorso attraverso le sale del Bargello sono state predisposte apposite didascalie per individuare quelle opere che, in virtù di legami storici e artistici con le vicende di Orsanmichele, o con gli scultori in mostra, possono essere idealmente messe in dialogo con questi ospiti “illustri”. L’esempio più significativo è il San Giorgio di Donatello (1415-1417 circa), scolpito per il tabernacolo dell’Arte dei Corazzai e degli Spadai, e trasferito nel 1891 da Orsanmichele al Museo Nazionale del Bargello, entro una nicchia, replica dell’originale, dove oggi è esposta anche la celebre predella con il San Giorgio che uccide il drago e libera la principessa.
Sul lato settentrionale del cortile si trova poi la statua marmorea del San Luca di Niccolò di Pietro Lamberti (1403-1406), un tempo collocata nella nicchia dell’Arte dei Giudici e dei Notai, e sostituita nel 1602 dal monumentale bronzo del Giambologna. Mentre al secondo piano, nella sala del Verrocchio, il raffinato busto marmoreo scolpito da Mino da Fiesole ritrae Piero de’ Medici (1453-1454), uno dei cinque operai che, incaricati dalla Mercanzia di far eseguire una statua per il proprio tabernacolo ad Orsanmichele, commissionarono al celebre scultore il gruppo dell’Incredulità.
Grazie ad una convenzione di partenariato pubblico tra i Musei del Bargello e l’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze, appositamente stipulata in occasione dei lavori straordinari di restauro e di riallestimento del Complesso di Orsanmichele, le operazioni di disallestimento, movimentazione e monitoraggio dello stato conservativo dei bronzi esposti al Bargello, e di tutte le altre statue del ciclo scultoreo, sono state condotte sotto la supervisione dei funzionari dell’Opificio, tra cui si ringraziano in particolare, Stefania Agnoletti, Maria Baruffetti, Annalena Brini, Riccardo Gennaioli, Camilla Mancini, Elisa Pucci, Franca Sorella e Laura Speranza, in collaborazione con Benedetta Matucci, Costantino Ceccanti e Benedetta Cantini, funzionari dei Musei del Bargello.
Si tratta dell’episodio più recente e, sono certa, non l’ultimo, di un decennale lavoro comune sul patrimonio del Museo, dice Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure.
L’indiscutibile bagaglio di competenze acquisito dall’istituto sulla scultura in bronzo in generale e su quella conservata al Bargello in particolare rende questa occasione preziosa non solo in quanto ‘messa a sistema’ di risorse interne al MiC, ma soprattutto quale opportunità di verifica circa la tenuta delle soluzioni conservative messe in campo in passato e valutazione degli accorgimenti migliori da adottare, con i mezzi attuali, per una presentazione futura che garantisca non solo fruibilità ma parametri di conservazione eccellenti. Per questa possibilità di revisione, indispensabile per progettare il nuovo, sono personalmente grata alla direzione del Bargello.