GALLUZZO (FIRENZE) - La Riottosa al Galluzzo mantiene il nome e grazie alla Cooperativa Impresa sociale Lama inizia ad avere nuova vita. Sabato 20 settembre ultimo giorno di estate sono in programma varie attività a base di botanica, ecologia, arte, paesaggio e voglia di stare insieme.
"La Riottosa - spiegano da Lama - è il nostro nuovo progetto di rigenerazione urbana che ci vede come gestori diretti di un immobile pubblico; un intervento che unisce cultura, inclusione sociale e valorizzazione del patrimonio inutilizzato.
Il nostro obiettivo è restituire l’area agli abitanti e rendere questo luogo una piattaforma di comunità, a disposizione di cittadini, gruppi informali, ETS del territorio e dove sperimentare un modello di cittadinanza attiva legato alla socialità e alle risorse naturali. La scoperta di un camminamento pedonale mai valorizzato che collega la Riottosa direttamente alla Certosa di Firenze apre inoltre ad interessantissime strategie di valorizzazione del bene anche in ottica di turismo religioso e dei cammini".
Approfondimenti
Dalle 10 fino a dopo il tramonto, un’intera giornata di attività gratuite e aperte a tutte e tutti:- spazio picnic- disegno botanico pop- riconoscimento delle erbe - mappatura itinerante alla scoperta della rete ecologica di prossimità- laboratori per bambine e bambini- aperitivo agroecologico - tavola rotonda su arte e paesaggio- azione collettiva con l’artista Stefano Ferrari.
Tra gli eventi in programma:
ore 15-17 Mappatura itinerante alla scoperta della rete ecologica di prossimità della Riottosa e del Galluzzo; l’importanza di riconoscere le connessioni verdi e blu delle nostre città, anche a piccola scala. Con Paolo Picchi (DIDA Unifi).
Ore 17-18 Passeggiata delle erbe con Agronomo Niccolò Bianchi.
Ore 17 - 19,30 Come vedono e percepiscono gli spazi bambine e bambini? Come immaginare La Riottosa come un luogo accogliente e a misura anche delle persone piccole? Con Associazione PiPiPi
Ore 19,30 - 21 "Pugni che bruciano al vento di una carezza": Azione collettiva dell’artista Stefano Ferrari che intreccia memorie condivise e pratiche di cura. L’installazione si articola attorno a un aratro capovolto, poggiato su un letto di sabbia disegnato a terra a forma di sole che verrà acceso dal fuoco e trasformato in brace. Su questo terreno le persone partecipanti spargeranno semi di varietà locali – frutto di resistenze e di memorie comunitarie – che saranno la chiave per connettere passato, presente e futuro. Un gesto corale che trasforma la violenza del passato in un nuovo spazio fertile.