La città di Firenze ha intitolato una piazza al beato don Carlo Gnocchi. La cerimonia di intitolazione si è svolta oggi martedì 25 ottobre alle 12, alla presenza dell’Assessora Maria Federica Giuliani, del consigliere comunale Nicola Armentano, in rappresentanza della Città Metropolitana, dell’Arcivescovo Giuseppe Betori e del Presidente della Fondazione Don Gnocchi, don Vincenzo Barbante.
Oggi non è un giorno casuale, cade infatti il 120° anniversario della sua nascita, avvenuta a S. Colombano al Lambro, presso Lodi.
La piazza, di nuova realizzazione, si trova non lontano dal Centro IRCCS che porta il suo nome e più precisamente con accessi dallo Stradone dell’Ospedale, via Nilde Iotti e via del Ronco Lungo.
«Don Gnocchi è stato sacerdote, educatore e soprattutto pioniere di una nuova e moderna medicina riabilitativa nel nostro Paese - ha dichiarato l'assessora Giuliani - senza dimenticare l’alto valore sociale e assistenziale, educativo e scientifico della sua opera e il suo legame operativo e concreto con la nostra città. Con questa intitolazione vogliamo fare memoria della figura poliedrica di un prete straordinariamente moderno, che ha segnato in modo indelebile la storia sociale e civile italiana del secolo scorso».
Nota biografica
Don Carlo Gnocchi, sacerdote milanese proclamato Beato nel 2009, è certamente una delle personalità più affascinanti della storia italiana, civile ed ecclesiale, del secolo scorso. Nato a San Colombano al Lambro, presso Lodi, nel 1902, è ordinato sacerdote nel 1925. Assistente d’oratorio a Cernusco sul Naviglio e a Milano, si fa apprezzare per la sua intensa attività e per le sue indubbie doti educative. Nel 1936 il cardinale Schuster lo nomina direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga di Milano, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane.
Allo scoppiare della guerra, cappellano volontario, affronta con cuore di pace le montagne fangose dell'Albania e della Grecia e poi le lande gelide della steppa russa con gli alpini della Tridentina. Durante l’immane tragedia della ritirata si salva per miracolo. Ed è in quei giorni che, assistendo gli alpini feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontà, matura in lui la decisione di dedicarsi completamente a un’opera di carità che troverà compimento, a guerra finita, nella Fondazione Pro Juventute.
Dopo il doloroso pellegrinaggio tra le valli alpine alla ricerca dei familiari dei caduti in Russia e l’attività clandestina per salvare vite umane dagli strascichi della guerra civile, assume la direzione dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio, dove accoglie i primi orfani. Lì, una sera, una giovane donna disperata gli affida il proprio figlio, mutilato a una gamba: fulminato dai tratti sfigurati di quel piccolo, vittima degli orrori della guerra, don Carlo matura la sua personale e audace risposta alla tragedia del dolore innocente. In pochi anni l'Opera cresce prodigiosamente, con collegi per mutilatini in ogni parte d’Italia: non semplici ricoveri, ma luoghi tesi a favorire la maturazione affettiva e intellettuale, ricreativa e occupazionale degli assistiti, con interventi chirurgici e cure mediche, ma anche istruzione scolastica e professionale.
L’ultima impresa di don Gnocchi è l’avvio nel 1955 a Milano di un Centro Pilota per poliomielitici (a cui si era dedicato esaurita l’emergenza dei mutilatini), straordinaria sintesi della sua metodologia riabilitativa.
Cinque mesi dopo, aggredito dalla malattia e consumato dalla fatica, don Carlo si spegne alla Clinica Columbus di Milano. È il 28 febbraio 1956. Indomito nello spirito, vuole però porre l’ultimo sigillo a una vita donata fino all’estremo: regalare le proprie cornee a due mutilatini ciechi, quando ancora in Italia il trapianto di organi non era regolato dalla legge. Trent’anni dopo la morte, il cardinale Carlo Maria Martini ha avviato la causa di canonizzazione.
Nel 2002 Giovanni Paolo II, riconoscendone l’eroicità delle virtù, lo ha dichiarato Venerabile. Il 25 ottobre 2009, a Milano, in una piazza Duomo gremita da oltre 50 mila fedeli, don Carlo Gnocchi è stato proclamato Beato.
L’opera di don Gnocchi a Firenze
La presenza dell’opera di Don Carlo Gnocchi a Firenze risale al 1951, anno in cui il “Collegio delle fanciulle mutilate”, ospitato presso la storica villa di Pozzolatico entrò a far parte della “Fondazione Pro Infanzia Mutilata”, creata dal sacerdote milanese per dare cura, assistenza e integrazione sociale e lavorativa ai bambini vittime degli ordigni della Seconda Guerra Mondiale, i cosiddetti mutilatini. In questa storica struttura sulle colline nei pressi di Firenze furono accolte, prima le bambine mutilate, e poi bambine affette da poliomielite. Esauritesi queste emergenze, la struttura divenne un moderno e attrezzato Centro di riabilitazione, fino ad essere, all’inizio degli anni ’80, un polo di riferimento per il trattamento delle scoliosi e per il trattamento delle malattie di origine artrosi e reumatica.
Negli anni successivi, il campo di azione si ampliò ulteriormente dedicandosi al settore neurologico indirizzato innanzitutto alle sclerosi multiple e alle distrofie muscolari. Iniziò così l’attività di riabilitazione, poi allargata alla riabilitazione respiratoria, cardiologica, alle protesi d’anca e alle algie vertebrali.
Il risultato più significativo di questo intenso lavoro si è avuto nel 1992, quando la Regione Toscana ha dichiarato il carattere scientifico della struttura di Pozzolatico, primo passo verso il riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), ottenuto con decreto interministeriale il 2 agosto 2000.
Negli ultimi anni, tenuto conto delle difficoltà tecniche e organizzative legate alla ristrutturazione della sede storica di Pozzolatico, la Fondazione Don Gnocchi decise di realizzare un nuovo e moderno Centro in Firenze, in località Torregalli. E così, nel 2011, dopo soli 3 anni di lavori, veniva inaugurato il nuovo Centro IRCCS Don Carlo Gnocchi di via per Scandicci.
L’ultimo sviluppo della struttura, in ordine di tempo, è l’apertura nel 2017 di un innovativo reparto di riabilitazione pediatrica.