Alfred Duncan fa 4.000 (i gol totali della Fiorentina in seria A) poi spreca in modo inverecondo e stampa sul palo il 4.001 che potrebbe stendere al tappeto un Lecce fin lì poco più che dignitoso, e ora staremmo a raccontarci probabilmente un’altra storia, la storia di una capolista baldanzosa pronta a fare un boccone anche del Rapid Vienna e avanzare ai gironi di Conference, e affrontare poi di seguito due big come Atalanta e Inter con tutt’altro spirito.
E invece. Intendiamoci, sarebbe come minimo ingeneroso rovesciare solo sul povero ghanese, e su quella pur bella azione conclusa senza precisione o senza altruismo (Beltran a centro area aspettava l’imbeccata giusta), la colpa o comunque la responsabilità di un pari che il Lecce ha conquistato – altro buon risultato, dopo i ceffoni a una Lazio comunque strapazzata pure dal Genoa e ancora ferma a zero là in fondo – sicuramente con più garra, più gambe e se si vuole più attenzione alla fine dei 90 minuti.
Sarebbe ingiusto perché Duncan, nella serata dai due volti, è stata la faccia più rassicurante di una Fiorentina che sa far male ma purtroppo anche farsi male. E tanto, troppo. Con lui Arthur, con lui l’onnipresente ma non infaticabile Bonaventura (ma Italiano se ne accorge tardi, e giovedì c’è il Rapid, da dentro o fuori…), con lui il piede ruvido ma la presenza altrettanto solida di Milenkovic, con lui Nico Gonzalez ancora a segno e ricco di genio e fiato, con lui promette bene Beltran che lotta, corre, detta idee, fa a sportellate pur non essendo un mastrolindo, magari non segna però fa segnare e farebbe ancora, e al cospetto del fin qui impalpabile Nzola si conquista subito lo scroscio del Franchi quando Italiano gli vede strascicare i ginocchi.
Con lui Parisi che non si ferma mai, partecipa, recupera e propone e si propone, pur senza strafare.
Stop. Ah già, Italiano. La domanda che nessuno gli fa in conferenza stampa sarebbe semplicissima: “perché?” Che cosa succede a questa squadra. “Abbiamo fatto rientrare in partita il Lecce dopo che lo avevamo messo alle corde”, dirà. L’hanno visto tutti, nei fatti: Primo tempo con due gol segnati e almeno altrettanti se non tre sprecati, secondo tempo di sofferenza totale. O peggio: amnesie, sufficienze, imprecisioni a gogò, poi braccino perché a un centro punto subentra il fiato corto della paura.
E dunque: perché? “Sono molto amareggiato”, dice lui, “tutte le volte che perdiamo una palla ci fanno un gol”. Ah, ecco. Non manca un elogio all’avversario, “è una squadra in fiducia, sono schegge davanti”, eh già, l’abbiamo visto quel Banda, un metro e sessanta di pepe sull’esterno, roba da fare invidia a… Italiano? Già, perché “quando ho visto che Arthur, Bonaventura e altri avevano il fiato corto li ho tolti”, un po’ tardi secondo noi almeno per rispondere alle mosse di D’Aversa, ma che significa? A leggere tra le righe, un’idea l’avremmo: rosa corta, o non equilibrata.
Ma ci piacerebbe sapere se a quattro giorni dalla chiusura del mercato (e dal dentro-fuori con il Rapid) lui abbia o non battuto un pugno sul tavolo della dirigenza per chiedere quello che manca, mentre ci si arrovella sui casi Amrabat e Jovic (che sembra impossibile piazzare) e Sabiri che chissà cosa bolle in pentola, e invece si sa che manca di sicuro un (buon) centrale di piede mancino, un esterno goleador (Riccardo Sottil, dove ti sei perso?) e un buon mediano almeno di ricambio, ma forse si suppone che il buon Aster Vranckx, sì, quello non-visto l’anno passato nel Milan, sia davvero seppure imberbe ragazzino la soluzione a tutti mali, ma pare che tra offerta e domanda (del Wolfburg) ce ne corra…
Eppure era cominciato tutto tanto bene, al Franchi incorniciato ancora una volta – qualche dubbio? – da un pubblico stupendo pur con i chiassosi salentini a gremire il formaggino ospiti. Applausi colmi d’affetto a Lollo Venuti per una sera “nemico” in campo, Applausi alle 100 partite di San Pietro Terracciano, scrosci all’argento mondiale nel lancio del peso Leonardo Fabbri, commozione agli appelli per il ritorno a casa della piccola Kata.
E in campo? Tre minuti e già 1-0, corner di Duncan (capitan Biraghi è in panca), solita zuccata stavolta anche un po’ svirgolata di Nico e pallone nell’angolino. Fioccano giocate e occasioni, dopo 25’ è già 2-0 con Duncan che inzucca in volo una pennellata di Arthur, per mancare poi al 42’ il 3-0 su bella imbeccata di Gonzalez. Ma il match dei viola è già finito. Sale in cattedra il Lecce, è già 2-1 ancora una volta 3’ dopo il fischio iniziale di una Ferrieri Caputi in serata spigolo, direzione rigida e fiscale ma i falli li vede quasi tutti al contrario, qualcuno se lo inventa pure, sul finale fischierà perfino un rigore alla Viola per un possibile fallo di mano che i Var salomonicamente annullano adducendo a motivo un fuorigioco di Nzola, se c’è è di micron, nemmeno di millimetri.
E però la Viola non c’è più, alla mezz’ora in tre, portiere compreso, si perdono Krstovic che firma il pari, un debuttante, ma anche questo in casa viola è una costante, o segnano i neonati o resuscitano i mezzi morti, mah.
Le girandole dei cambi sortono poco effetto, qualcuno peggiora anche le cose. Finisce così, con l’amaro in bocca, luogo comune ma quanto mai efficace. Anche perché per il Rapid, e poi le due big di seguito, servirebbe ben altro morale.
Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Dodo, Milenkovic, Martinez Quarta, Parisi; Arthur (26' st Mandragora), Duncan (37' st Infantino); Gonzalez, Bonaventura (37' st Kouamé), Sottil (20' st Brekalo); Beltran (20' st Nzola). A disposizione: Terracciano, Martinelli, Biraghi, Ranieri, Mina, Kayode, Comuzzo, Amatucci, Kokorin. All.: Italiano
Lecce (4-3-3): Falcone; Gendrey, Pongracic, Baschirotto, Gallo (1' st Dorgu); Rafia (26' st Krstovic), Ramadani, Gonzalez (1' st Kaba); Almqvist, Strefezza (41' st Blin), Banda (45' st Di Francesco). A disposizione: Borbei, Maleh, Helgason, Berisha, Venuti, Corfitzen, Smajlovic, Burnete, Dermaku. All.: D'Aversa
Arbitro: Ferrieri Caputi.
Marcatori: 3' Gonzalez (F), 24' Duncan (F), 3' st Rafia (L), 30' st Krstovic (L)
Ammoniti: Pongracic (L), Gendrey (L), Martinez Quarta (F), Dorgu (L)
Angoli 3-3. Spettatori 30.923