EMPOLI – Fu l’Apocalisse. 210 bombe sganciate, almeno 170 ordigni caddero fuori bersaglio. In un attimo 109 persone morirono, anche intere famiglie. Nei giorni successivi le vittime salirono a 123. Una strage indimenticabile per Empoli. Era domenica 26 dicembre 1943, Santo Stefano, il giorno dopo Natale. Trentasei aerei americani, partiti dalla base di Decimomannu in Sardegna, arrivarono su Empoli per colpire la stazione e la ferrovia. In particolare per il quartiere di Cascine fu l’inferno.
RICORDO – Il Comune di Empoli, alla presenza del presidente del Consiglio Comunale Alessio Mantellassi, con delega alla cultura della memoria, , ha commemorato questa mattina, mercoledì 26 dicembre 2019, le vittime del bombardamento che colpì Empoli in questo stesso giorno, nel 1943, proprio all’ora di pranzo. Più o meno l’ora in cui il corteo partito dalla chiesa della Madonnina del Pozzo, dove è stata officiata la messa in suffragio dei caduti, è arrivato di fronte al monumento di Viale IV Novembre, a due passi dalla stazione.
Qui è stata deposta una corona, ai piedi dell’opera del maestro e partigiano Gino Terreni.LE ISTITUZIONI - Presenti rappresentanti delle istituzioni, il vice sindaco fabio Barsottini, gli assessori comunali Adolfo Belllucci e Fabrizio Biuzzi, la consigliera comunale Viola Rovai, senatore Dario Parrini, Andrea Viviani del Centro Mobilitazione ToscoEmiliano con due allievi dell’Accademia Navale e Militare di Modena, il proposto Don Guido Engels, forze dell’ordine, rappresentanti delle associazioni partigiane e combattentistiche, Misericordia Empoli, Associazione Nazionale Carabinieri, SPI Cgil, Aned e Anpi, Polizia Municipale, Avis e alcuni dei familiari ancora in vita delle povere vittime di quel tragico massacro.
L’INTERVENTO – Parte dell’intervento di Alessio Mantellassi: «La cosa su cui riflettere oggi è che la guerra è tragica sempre. Anche quando le bombe sono dei liberatori. La bomba quando esplode porta morte, feriti, sangue, anche se l'aereo che la lancia ha l'obiettivo di sconfiggere il nemico comune. In guerra gli obiettivi tattici e strategici non tengono di conto della salvaguardia delle vite. In quel tempo un ordigno entro i 300 metri dall'obiettivo significava un bombardamento andato a buon fine.
In realtà significava non colpire un binario, magari vuoto, ma una casa, magari piena di persone a tavola. Come quel 26 dicembre 1943».Questo è il prezzo della guerra sempre. Questo spazio è uno spazio contro la guerra. Questo monumento di Gino Terreni è un monumento contro la guerra».LE PAROLE DI DON GUIDO ENGELS – Nel corso della messa celebrata nella chiesa della Madonna del Pozzo, il Proposto Don Engels ha commentato così la mattinata: «dalla lettura di stamattina di Stefano si comprende che la storia non la si può leggere come il passato.
Occorre ricordare, fare memoria. Dobbiamo camminare insieme, giuardare l’altro come a un fratellop, ritrovarsi e prendere lezionmi dal passato. Il ricordo delle 123 vittime affinchè trovino pace e siano ricordo da ricordare sempre».