Servono idee, progettualità di area ed interventi decisi e condivisi da parte della politica. E’ quanto sottolinea la Cia Toscana Centro per far ripartire alcuni settori dell’agricoltura dell’area Empolese-Valdelsa che più di altri, a causa della crisi provocata dall’emergenza sanitaria Coronavirus, hanno sofferto e sono andati in forte crisi. Su tutti, i settori del vino e dell’olio extravergine d’oliva (con l’area di pregio del Montalbano) che rappresentano la qualità di questo territorio e valgono una bella fetta dell’economia locale, a causa della chiusura dei canali Horeca, hanno perso una fetta di fatturato che nei mesi della chiusura che va dall’80-100 per cento. E poi c’è l’agriturismo che non potrà mai più recuperare i tre mesi persi completamente al tempo della Fase 1.
«Abbiamo seguito il dibattito locale sulla ripartenza dell’area Empolese-Valdelsa – sottolinea il presidente Cia Toscana Centro Sandro Orlandini - e siamo convinti che non si possa stare ad aspettare che accada qualche miracolo. Invece ritengo che sia opportuno organizzarci e programmare una rinascita di questo territorio, che vede fra i punti di forza un’agricoltura di qualità, un’offerta ricettiva e agrituristica molto importante. D’accordo con quanto dichiarato anche dal senatore Dario Parrini, sul fatto che sia necessario farsi trovare pronti in fase di attribuzione dei fondi anti epidemia in arrivo dall’Europa».
«La situazione per molte aziende che lavorano con i canali Horeca è molto difficile – aggiunge Lapo Baldini, direttore Cia Toscana Centro -, è necessario lavorare come territorio con il sostegno delle singole amministrazioni per arrivare ai finanziamenti previsti, a partire da quelli della Regione Toscana. Come Cia stiamo organizzando incontri per evidenziare le esigenze delle aziende del territorio e promuovere progetti di rilancio».
Fase tre: gel igienizzante prodotto da 150 milioni di vino
150 milioni di litri di vino italiano diventeranno gel disinfettante o bioetanolo con il via libera alla distillazione di crisi. E’ quanto annuncia la Coldiretti nel commentare positivamente la pubblicazione sul sito del Ministero delle Politiche agricole dell’atteso decreto applicativo, che permetterà di liberare spazio nelle cantine per la vendemmia in arrivo. La misura, finanziata dall’Unione Europea – ricorda Coldiretti – punta a fronteggiare da un lato la carenza di alcool italiano e dall’altro la profonda crisi del vino dove le vendite sono praticamente dimezzate durante il lockdown. In Italia la distillazione – precisa la Coldiretti - riguarda solo i vini comuni, al contrario della Francia, dove sarà possibile “trasformare” anche quelli a denominazioni di origine come lo champagne.
Una prima risposta alla crisi che – sottolinea Coldiretti - vede quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) registrare un deciso calo dell’attività con un pericoloso allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano dal quale nascono opportunità di occupazione per 1,3 milioni di persone, dalla vigna al bicchiere secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. A pesare – sottolinea la Coldiretti – è stata la chiusura forzata della ristorazione avvenuta in Italia e all’estero con una forte frenata delle esportazioni dopo il record di 6,4 miliardi di euro nel 2019, il massimo di sempre, pari al 58% del fatturato totale. Colpita soprattutto – continua la Coldiretti – la vendita di vini di alta qualità che trova un mercato privilegiato di sbocco in alberghi e ristoranti in tutto il mondo.
Da qui l’impegno di Coldiretti a livello nazionale ed europeo con la proposta di un piano salva vigneti che, oltre alla distillazione volontaria di vini generici, prevede anche la vendemmia verde e riduzione delle rese su almeno 100.000 ettari per una riduzione di almeno altri 300 milioni di litri della produzione sui vini di qualità in modo da evitare un eccesso di offerta, considerate le conseguenze della pandemia sui consumi internazionali. Una boccata d’ossigeno per il settore – prosegue la Coldiretti – verrebbe anche dal taglio dell’Iva che è ora pari al 22% e da credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi Covid - 19.
Per far ripartire i consumi la Coldiretti ha inoltre lanciato la campagna #iobevoitaliano. Ma serve anche sostenere con massicci investimenti pubblici e privati la ripresa delle esportazioni con un piano straordinario di comunicazione sul vino che – sostiene la Coldiretti – rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non.
L’Italia con 46 milioni di ettolitri si classifica davanti la Francia come il principale produttore mondiale con circa il 70% della produzione destinato a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata, 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita, e 118 vini a indicazione geografica tipica e il restante 30% per i vini da tavola. Sul territorio nazionale – conclude la Coldiretti – ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.