Dpcm, il sindaco dell'Impruneta contro la chiusura dei locali alle 18: appello a Giani

Alessio Calamandrei, proveniente da una famiglia di ristoratori, critica quel punto del Decreto di Conte e chiede al Governatore di fare il possibile per rendere sostenibile la situazione in Toscana

Antonio
Antonio Patruno
25 ottobre 2020 22:21
Dpcm, il sindaco dell'Impruneta contro la chiusura dei locali alle 18: appello a Giani

Alessio Calamandrei, sindaco dell'Impruneta, proveniente da una famiglia di ristoratori, con un lungo ed accorato post su Facebook esprime tutte le proprie perplessità sul nuovo Dpcm per quanto riguarda la chiusura alle 18 dei locali. E lancia un appello ad Eugenio Giani, nuovo governatore toscano (che lui stesso ha servito al tavolo quando da ragazzo lavorava nel ristorante dei genitori a Firenze), affinché per quanto possibile mitighi nella nostra regione queste misure. Ma ecco per intero il post del sindaco di Impruneta, un post importante e significativo:

Covid19, nuovo DPCM. Considerazioni della sera.

Esternazioni personali. (anche i Sindaci sono “umani”). Ho un ruolo istituzionale, ok, ma provengo da una famiglia che per decenni ha lavorato nel commercio, in particolare una famiglia che ha avuto un Ristorante-Pizzeria a Firenze, all’interno del quale sono cresciuto, e che, per chi l’ha conosciuto, non era certo di nicchia.

Dipendenti: dai 12 ai 17, in circa 35 anni, dato lavoro a circa 380 persone (molti studenti in maniera pro tempore, ma anche altrettanti lavoratori che ne facevano un punto di passaggio, così come professionisti del settore), una, ripeto una, vertenza sindacale e non entro nello specifico.

Scusandomi per la reminiscenza personale, essendo cresciuto all’interno dell’attività dei miei genitori, dopo un pomeriggio di richieste di chiarimenti e “incazzature” sul nuovo DPCM, voglio dire la mia.

Personalmente, trovo fuori luogo il punto ee) del DPCM odierno dove si impone la “chiusura alle ore 18 di Pub, Bar, Ristoranti e Gelaterie”. Nel DPCM del 18 ottobre scorso, si rimandava “la palla” ai comuni su chiusura piazza e zone a rischio. Capendo bene le difficoltà dei grandi centri (vedi Firenze per quanto ci riguarda), ora il governo si arroga il diritto (legittimo), di indicazioni restrittive, che danno il colpo di grazia ad un'economia locale che sommata per tutti i comuni italiani, dà la serrata definitiva nei piccoli-medi comuni.

Mi auguro che il neo Presidente della Regione Toscana, al quale ho avuto l’onore di servire al tavolo più volte, essendo a suo tempo lui cliente del locale dei miei genitori quando ero poco più che un ragazzo, (nuove reminiscenze personali), si renda conto di quel che vuol dire l’applicazione del DPCM nel punto ee art.3 pagina 8 e prendere provvedimenti (così come prevede lo stesso DPCM), diversi o meno restrittivi, con tutte le difficoltà del caso.

Personalmente la trovo una sconfitta su tutti i fronti possibili, ed una presa in giro per tutti i ristoratori italiani.

Si dica chiaramente che i pub, bar, ristoranti e gelaterie, dovranno restare chiusi per cena. L’orario di chiusura delle 18 è un'offesa all’intelletto. Non siamo in Svezia. Si diano regole chiare, magari dovendo diminuire la presenza di persone all’interno dei locali (obbligando le autorità a controllare.. basta sapere chi deve farlo..), e magari imponendo l’uso di mascherine “al chiuso” mentre si aspettano le pietanze, anche col distanziamento sociale in atto, ma ritengo che il governo sui pubblici esercizi, abbia sbagliato.

Si vuole attuare una regola ferrea poiché la tracciabilità sta saltando? (è così, diciamocelo nella massima onestà).Chiudiamo tutto. I pranzi di lavoro, che, anche se di rado, sono il punto di forza di alcuni pubblici esercizi, non creano possibilità di Covid19? Qualcuno si prenda la responsabilità di dirlo. Sapendo che mente.

Non possiamo dare ai clienti la responsabilità di una mancanza di tracciabilità (punto fondamentale di controllo del contagio), perché le strutture sanitarie hanno fallito sulla prima linea di guardia, che era la “tracciabilità del contagio”, e che, ad oggi, è completamente saltata per i ritardi dovuti ad un lavoro straordinario di “igiene pubblica” non in grado di sopportare il quantitativo di tamponi che il laboratorio riceve con lo stesso personale di una gestione ordinaria.

Le singole regioni facciano in modo di far sentire la propria voce a seconda dei territori coinvolti. La conferenza Stato-Regioni deve dare le linee guida di massima, ma poi ogni regione deve responsabilizzare i singoli territori, visto che il governo era stato così bravo nel farlo nel DPCM del 18 ottobre scorso, scaricando ai comuni il controllo delle piazze e strade dei propri territori.

Si tenga una linea. O i comuni sono responsabili delle scelte “sempre” (ed è una decisione) o non lo siano affatto (scelta anche questa).Noi sindaci siamo tutti i giorni a confrontarci con i singoli cittadini, proprietari di attività commerciali, attività turistico-ricettive, singoli commercianti ed artigiani, di attività familiari, e siamo stufi di essere la “cartina di tornasole” per prendere schiaffi da mattina a sera.

Nessuno ci ha obbligato (verissimo) a fare i sindaci, ma nessuno ha obbligato altri a darci responsabilità che non abbiamo.

Noi continueremo tranquillamente a metterci la faccia, a prendere schiaffi dai cittadini, commercianti, ed operatori vari dei nostri territori, quello che non siamo più disposti a fare è metterci la faccia per prendere gli schiaffi al posto di altri.

A tutto c’è un limite di sopportazione.

Cari cittadini, scusate lo sfogo, non vuol essere un'accusa a nessuno, ma uno sfogo che fra colleghi, nel pomeriggio, è stato spesso condiviso, ma che, visto il nostro ruolo, rimane estremamente difficile da esternare e condividere, senza dover passare per deboli o incompetenti su materie delle quali non abbiamo nessun margine di manovra.

Vista la situazione, il famoso spot “Andrà tutto bene” dovrà essere sostituito da “ANDRA' COME CI COMPORTIAMO!”.

Comportiamoci correttamente, nella speranza di uscirne quanto prima.

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