Due studentesse fiorentine hanno ricevuto l'ammenda di 4mila euro per "blocco stradale" dopo che in ottobre avevano manifestato per gli operai della fabbrica Superlativa di Prato. In una lettera inviata al direttore del nostro quotidiano Elena e Margherita (questi i loro nomi) scrivono di essere "accusate, insieme ad altri 21 operai, di blocco stradale" e che "grazie al Decreto Sicurezza voluto l’anno scorso da Matteo Salvini adesso verremo punite per il pericolosissimo reato di solidarietà".
Le due giovani raccontano che la mattina del 16 ottobre avevano deciso di andare a Prato per manifestare la loro solidarietà agli operai impegnati in una dura lotta per i loro diritti. "Non ci sembrava - scrivono ancora - che chiedere il rispetto di un contratto potesse essere in un qualche modo criminale, ma le multe che sono state recapitate due mesi più tardi a noi e ad altri 21 operai questo farebbero pensare".
Le due studentesse raccontano di essere due delle migliaia "sardine" che pochi giorni fa hanno riempito piazza della Repubblica e zone limitrofe per manifestare contro il leader leghista. "Lo scorso 30 novembre - dicono ancora - la nostra città, Firenze, è stata letteralmente invasa da un mare di quarantamila sardine e in Piazza della Repubblica, stretti come tutti gli altri, c’eravamo anche noi. Non ci piacciono le parole di odio di Salvini, e come giovani ci sentiamo doppiamente attaccati dalle sue politiche perché (e questo nessuno lo dovrebbe mai dimenticare) il Paese che vorrebbe costruire è quello che, un giorno, erediteremo noi. E allora forse quello che oggi ciascuno si dovrebbe chiedere è se l’Italia che ci volete lasciare è proprio questa, in cui due ragazze solidali con degli operai vengono multate; in cui la priorità pare essere diventata quella di impedire l’ingresso ai migranti piuttosto che mettere in campo delle politiche grazie alle quali i giovani come noi non debbano diventare loro stessi emigranti, cercando sorte migliore all’estero; e i paradossi che potremmo elencare sarebbero ancora tanti".
"E allora - concludono Elena e Margherita -, signor direttore, non possiamo fare a meno di domandarci come sia possibile che quando abbiamo semplicemente deciso di mettere in pratica proprio quel pensiero critico ci siamo poi ritrovate con un’ammenda di 4000 euro".