A settecento anni dalla scomparsa di Dante, Verona, primo approdo del Sommo Poeta dopo l’esilio da Firenze, celebra l’importante anniversario con il progetto Dante a Verona 1321-2021 nel segno della collaborazione fra le principali istituzioni culturali della città. Mostre, spettacoli, manifestazioni culturali e di approfondimento scientifico, restauri e convegni, attività formative e divulgative, itinerari turistici alla scoperta della presenza del Poeta a Verona e della sua eredità culturale e artistica animeranno per tutto il 2021 le strade e le piazze, i teatri e le chiese, i musei e i palazzi della città. Moltissimi gli eventi in cantiere tra cui una grande mostra diffusa Dante a Verona, appositamente ideata per quest’anno speciale, fatta di storie e luoghi della città.
Il percorso e le tappe saranno raccolti in una mappa, un vademecum cartaceo e virtuale per guidare il visitatore in un immaginario viaggio spazio-temporale. Tra la primavera e l’autunno in calendario una mostra su Dante e Shakespeare: il mito di Verona alla GAM e una mostra L’Inferno di Michael Mazur a Castelvecchio.
Non poteva mancare un momento di approfondimento e di confronto tra importanti voci internazionali con un convegno dal titolo Con altra voce omai, con altro vello. Dante tra antico e moderno che coinvolgerà i massimi dantisti da tutto il mondo. Molti i progetti di restauro, uno per tutti il restauro della Statua di Dante di Ugo Zannoni, in Piazza dei Signori. E numerosi spettacoli, tra cui: le Visioni di Dante del Teatro Stabile del Veneto; Dantexperience, con la Budapest National Philarmonic Orchestra e Sonia Bergamasco; Cantiere Dante, progetto teatrale di Marco Martinelli e Ermanna Montanari. L’anno veronese di Dante vuole rappresentare il legame formidabile tra la città e Dante poeta, letterato e intellettuale, comunicando una intera città dantesca in tutti i suoi luoghi.
Dante a Verona è il racconto di un soggiorno speciale (“refugio” e “ostello”) che ha lasciato opere, segni, patrimoni che si sono arricchiti nei sette secoli che ci separano da quel tempo. Esiliato da Firenze nel 1301, infatti, Dante visse a Verona dal 1303 al 1304 e dal 1312 al 1320, ospite di Cangrande della Scala (“gran Lombardo”), signore illuminato che governava la città ghibellina, vicaria dell’imperatore, e ospitava nella sua reggia scienziati, poeti e artisti di talento. A Verona Dante avviò probabilmente la stesura del De vulgari eloquentia e visitò certamente la Biblioteca Capitolare.
A Verona compose buona parte del Paradiso, dedicandolo proprio a Cangrande Della Scala, e discusse la celebre Quaestio de aqua et terra, nel gennaio del 1320, prima di recarsi a Ravenna. A Verona si stabilì il figlio Pietro Alighieri e ancora oggi qui vivono i discendenti della famiglia.
Dal 6 marzo al 4 luglio 2021, in San Romualdo a Ravenna, si potrà ammirare la preziosa mostra Le Arti al tempo dellesilio, secondo grande appuntamento del ciclo espositivo Dante. Gli occhi e la mente, promosso dal Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura e dal MAR Museo dArte della città di Ravenna, a cura di Massimo Medica. A promuovere congiuntamente il ciclo, manifestazione ufficiale del Settimo Centenario della morte di Dante, sono accanto al Comune di Ravenna, i Musei degli Uffizi, per effetto di un accordo pluriennale di collaborazione che idealmente sancisce il gemellaggio tra la città dove il Poeta nacque e quella in cui morì e riposa.Questa, annunciata alla presenza del Presidente della Repubblica, è una mostra di autentici capolavori.
Quantitativamente concentrata, essenziale, precisa: la scelta curatoriale è stata quella di riunire solo testimonianze di assoluta eccezione, precisamente aderenti al tema, realmente emblematiche delle tappe dellesilio dantesco. Proponendo ciò che il Poeta ebbe occasione di ammirare nel suo lungo peregrinare per lItalia, opere la cui eco influenzò la sua Commedia, straordinario poema per immagini.Ad accogliere questo percorso espositivo deccezione è un luogo altrettanto significativo: la Chiesa monastica di San Romualdo, di origine camaldolese, attigua alla Biblioteca Classense, nel cuore storico di Ravenna.A dare, e non solo idealmente, il via al percorso della mostra sarà la potente scultura in bronzo dorato raffigurante Bonifacio VIII, di colui cioè che condannò il Poeta allesilio.
Prestito fondamentale concesso in virtù dellimportante scambio culturale fra le città di Ravenna e Bologna, questultima accoglierà al posto del Bonifacio VIII, presso il museo medievale, un'opera a mosaico di Marco De Luca, mosaicista ravennate.Accanto alleffigie bolognese, sarà in mostra a Ravenna anche il calco del ritratto dello stesso Bonifacio realizzato da Arnolfo di Cambio, ora ai Palazzi Vaticani. Lambiente di origine e formazione del Poeta, Firenze, è documentato in mostra da imperdibili opere di Cimabue e di Giotto, datate al periodo di permanenza fiorentina di Dante e che, con ogni probabilità egli ebbe modo di ammirare.Costretto ad abbandonare anche Roma, Dante percorre la lunga via dellesilio che lo porterà in diverse città tra le quali Arezzo, Verona, Padova, Bologna, Lucca, Pisa e Ravenna.Gli anni dellesilio corrisposero ad un periodo di profonde mutazioni e novità nellarte e la mostra le documenta attraverso dipinti, sculture, manoscritti miniati, oreficerie.I mesi romani sono rievocati dalle effigi di San Pietro e il San Paolo di Jacopo Torriti, allepoca dantesca nel portico di San Pietro.
Allontanatosi dalla Città dei Papi, ad accoglierlo saranno la Forlì degli Ordelaffi e poi Verona, dove si pose sotto la protezione degli Scaligeri prima nel 1303-1304 e poi nel 1313-1318. Anni in cui la città stava vivendo un momento di grande sviluppo anche artistico, promosso soprattutto da Cangrande della Scala, uno dei più magnifici Signori che dallo Imperatore Federigo Secondo in qua si sapesse in Italia (Boccaccio). Preziosi tessuti, oreficerie, tavole dipinte e sculture (queste ultime dovute al cosiddetto Maestro di SantAnastasia) documenteranno la sosta del poeta alla corte veneta.
Intorno al 1304 fu a Padova. Erano gli anni in cui Giotto stava ultimando la decorazione della cappella degli Scrovegni, quanto di più innovativo la pittura potesse esprimere, tanto da indurre il poeta ad affermare che ora ha Giotto il grido. E tra i primi a recepire le innovazioni giottesche furono i maestri padovani della miniatura e la mostra ha il vero privilegio di mostrare, per la prima volta, il preziosissimo Offiziolo, ora di proprietà privata, appartenuto al poeta Francesco da Barberino, amico di Dante.
Larte della miniatura affascina Dante anche nella successiva tappa bolognese, tanto da fargli citare, con ammirazione, nellundicesimo canto del Paradiso, uno dei maestri della scuola bolognese di questarte, Franco Bolognese, per altro non meno importante dellaltro celebrato maestro, Oderisi da Gubbio. In questa sezione, uno dei capolavori assoluti dellarte della miniatura, è la Bibbia Istoriata appartenuta a Carlo V, eccezionalmente concessa dalla Biblioteca del Monastero dellEscorial.Dopo i soggiorni nella Marca Trevigiana e poi nella Lunigiana dei Malaspina, Dante si trasferì nel Casentino, poi a Lucca, dove ebbe occasione di ammirare le opere di Nicola Pisano per la cattedrale (presente in mostra il calco della lunetta con la Deposizione dalla Croce, Pisa Museo di San Matteo) e ancora a Forlì nel 1310.
Fu qui che probabilmente apprese la notizia della discesa in Italia del nuovo Imperatore Arrigo VII, verso il quale si concentrarono le sue speranze e il sogno di una restaurazione imperiale. Sogno infranto dalla morte del sovrano al cui funerale, nel Duomo di Pisa, presenziò probabilmente anche Dante, che ebbe così occasione di ammirare alcuni dei capolavori assoluti realizzati da Nicola e da Giovanni Pisano. In mostra, tra gli altri, leffige della Giustizia, commissionato per la tomba di Margherita di Brabante, moglie dellImperatore.
Le testimonianze di Nicola e Giovanni Pisano affiancheranno in mostra quelle di Arnolfo di Cambio (Galleria Nazionale dellUmbria) a conferma della preminenza attribuita dal poeta allarte plastica, come attestano le numerose citazioni contenute nella Commedia.Dante giunge a Ravenna intorno al 1319, mentre in città operavano Giovanni e Giuliano da Rimini, chiamato questultimo a decorare la cappella a cornu epistulae della chiesa di San Domenico, seguito anche da Pietro da Rimini, di cui la città conserva ancora oggi varie testimonianze.
Ed è ai capolavori di questi due artisti che la mostra riserva ampio spazio nella sua sezione conclusiva, intervallandoli a testimonianze legate alla cultura figurativa veneziana, a documentare lultima impresa diplomatica svolta nella Serenissima dal Poeta.