I nuovi casi registrati in Toscana sono 522 su 21.193 test di cui 9.829 tamponi molecolari e 11.364 test rapidi. Il tasso dei nuovi positivi è 2,46% (8,2% sulle prime diagnosi).
L'anticipazione del presidente toscano Eugenio Giani sul bollettino Covid di oggi 27 aprile fa risaltare una marcata differenza nel numero dei contagi: oggi sono 522 su oltre 21mila test, ieri erano 737 su 11.609 test, domenica 25 aprile 922 su circa 22mila test, sabato 24 aprile 886 su circa 26mila test.
Probabilmente, l'effetto della campagna vaccinale, pur con tutte le problematiche che l'ha contraddistinta, inizia a farsi sentire.
Approfondimenti
Oggi il Prof. Massimo Andreoni, dir. Uoc malattie infettive Tor Vergata, è intervenuto nella trasmissione “L’imprenditore e gli altri”, condotta dal fondatore dell’Università Niccolò Cusano Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv (ch.264 dtt).
Sull’efficacia della prima dose. “Nel Regno Unito il numero di morti in questo periodo si conta sulle dita di una mano, quindi evidentemente il vaccino funziona anche con una singola dose –ha affermato Andreoni-. La prima dose serve ad innescare l’immunità, quindi anche se il numero degli anticorpi è apparentemente basso, quell’innesco fa sì che se il virus ci infetta quegli anticorpi partono e diventano tantissimi. Il vaccino è stato sperimentato con diverse possibili schedule vaccinali, quella che si è dimostrata più efficace prevedeva un richiamo al terzo mese.
Cosa succede se noi ritardiamo il richiamo a 4-5 mesi o non lo facciamo affatto? Possiamo giocare sul fatto che comunque il virus circola e ci può reinfettare e se ci reinfetta questo funziona come seconda dose. Questo va bene, ma non è ciò che accade nel Regno Unito, perché il virus non sta circolando più quindi a questo richiamo naturale non ci si potrà puntare. Dunque se le persone non faranno il richiamo o lo ritarderanno avranno una risposta immunitaria più debole e così, per andare più in fretta, rischieremmo di perdere il vantaggio a lungo termine.
Quindi meglio non tardare troppo a fare la seconda dose”.
Sulla durata dell’immunità indotta dal vaccino. “Ci dobbiamo rifare alla storia che noi conosciamo di questa malattia. Le sperimentazioni del vaccino sono partite nel giugno 2020, con poche persone arruolate e non con grandi numeri. I grandi numeri sono stati fatti a ottobre-novembre 2020. Dunque ad oggi non sappiamo quanto dura l’immunità. Quello che sappiamo è quanto ci dice uno studio uscito una settimana fa, secondo cui l’immunità da infezione naturale dura almeno 7 mesi, non sappiamo se durerà anche di più.
Per il vaccino è la stessa cosa. Dalla cinetica della caduta degli anticorpi, al momento potremmo dire che l’immunità di un vaccino con due dosi dura almeno un anno. Dobbiamo pensare che probabilmente per qualche anno ogni anno ognuno di noi si dovrà vaccinare, questo vuol dire avere delle industrie che ci preparano il vaccino, questo è il piano pandemico: avere laboratori pronti per fare i test, avere industrie convertibili per poter produrre il vaccino. I vaccinati possono trasmettere il virus? Quello che possiamo dire oggi è che gli anticorpi indotti dal vaccino fanno replicare talmente poco il virus che non riusciamo a trasmetterlo ad altre persone se non in pochi casi.
Quindi il vaccino funziona molto bene anche nel ridurre il numero delle infezioni”.
Sulle riaperture. “Questa è una malattia strana, ma alcune cose le abbiamo capite. Ogni volta che noi apriamo un po’ troppo le porte, a distanza di 3-4 settimane vediamo che la malattia riparte e per spegnere l’incendio ci vuole diverso tempo. Basti guardare quello che è accaduto in Sardegna. L’altra preoccupazione è dovuta al fatto che se noi permettiamo al virus di circolare mentre stiamo vaccinando, si potrebbe creare una variante resistente al vaccino e così annulleremmo con un colpo di spugna ciò che abbiamo fatto fino ad oggi.
Quando noi stiamo vaccinando non in maniera sufficientemente rapida noi creiamo una pressione al virus che si scontra con persone che hanno un’immunità e per questo il virus cerca di sfuggire a quell’immunità, creando delle varianti mirate. Paradossalmente in India dove il virus è libero di circolare tenderà a fare mutazioni che non sono mirate a sconfiggere l’immunità vaccinale. In Italia la situazione è molto pericolosa, perché stiamo vaccinando ma non in maniera estremamente rapida.
Per sconfiggere il virus bisogna vaccinare in tutto il mondo, a sanità deve essere globalizzata, pensare di vaccinare tutti in Italia e il 10% in India è una follia, il vaiolo è stato sconfitto con una vaccinazione obbligatoria in tutto il mondo. Per quanto riguarda l’Italia, spero e credo che non ci sarà un’altra ondata devastante perché i vaccini li stiamo utilizzando e stiamo andando incontro all’estate, ma con altrettanta sicurezza devo dire che stiamo ridando fiato al virus, quindi è certo che il virus riparta e che avremo dei morti dovuti a queste riaperture, è una scelta che si può anche fare ma di questo dobbiamo essere convinti e tenere gli atteggiamenti giusti”.
La Lombardia non utilizzerà più Astrazeneca per fare nuove vaccinazioni. “E’ un’idea bizzarra, non mi trova d’accordo. Il vaccino Astrazeneca è un ottimo vaccino, che ha permesso a diversi Paesi del mondo di controllare il virus. Rinunciare a un vaccino importante è un gravissimo errore. I dati su eventi avversi sono molto rari, non esistono medicine che siano esenti in assoluto di possibili eventi eccezionali. Quando si tratta di decine di milioni di vaccinati è come cercare un ago nel pagliaio. Astrazeneca è un ottimo vaccino come J&J, Pfizer e Moderna. Quella della Lombardia non è sicuramente una scelta fatta su base scientifica”.